- Così come il PD mentre tutto crolla si occupa dei figli delle coppie omosessuali, la Regione siciliana mentre il mondo del vino siciliano è in profonda crisi fa ‘filosofia’ su biodiversità e vivaio Paulsen!
- Le chiacchiere ‘auliche’ di politici e burocrati
- Qualcuno dovrebbe spiegare ai politici e burocrati siciliani che senza un progetto di rilancio del vino il vivaio Paulsen e la biodiversità non serviranno a nulla!
Così come il PD mentre tutto crolla si occupa dei figli delle coppie omosessuali, la Regione siciliana mentre il mondo del vino siciliano è in profonda crisi fa ‘filosofia’ su biodiversità e vivaio Paulsen!
Certe volte quando leggiamo comunicati stampa che arrivano dall’assessorato regionale all’Agricoltura della Sicilia ci poniamo una domanda: ma questi signori in quale mondo vivono? Sicuramente non vivono in Sicilia. Sicuramente sono lontani mille miglia dai veri problemi dell’agricoltura siciliana. Nel caso del vino siciliano – è il caso del comunicato stampa oggetto di questo articolo – non parlano dei reali problemi della vitivinicoltura ma di un segmento minimo di questo settore fatto da personaggi che, dalla seconda metà degli anni ’90 del secolo passato, grazie anche ai aiuti della Regione, non se la passano poi tanto male, a parte i problemi legati alle campagne oscurantiste dell’Unione europea contro il vino che ne riducono i consumi (si pensi al Nutriscore). I comunicati stampa dell’assessorato all’Agricoltura, certe volte, somigliano, per certi versi, al Partito Democratico che da Matteo Renzi arriva fino ai nostri giorni: mentre in Italia si contano oltre 13 milioni di poveri, mentre le imprese vengono massacrate dalle bollette di luce e gas (che sono ancora ‘salate’), mentre la vera inflazione viene nascosta e tantissime famiglie hanno difficoltà ad arrivare a fine mese, mentre a Piombino, in Toscana, stanno realizzando un pericolosissimo rigassificatore a due passi dal centro abitato (l’incidente di Viareggio nel 2009 – quando è esploso un vagone di gas liquido, lo stesso gas che arriverà con le navi – non ha insegnato nulla) di cosa si occupa il PD? Delle coppie omosessuali e delle coppie omosessuali che debbono avere figli (come non importa nel caso di due uomini: l’importate è trovare ‘sti figli) e organizzano pure una manifestazione. In Francia le manifestazioni popolari si organizzano contro l’aumento dell’età pensionabile, si organizzano per le coppie omosessuali! Manifestazioni ‘popolari’ non certo di gente povera, se non altro perché chi non riesce e mettere d’accordo il pranzo con la cena di solito non ha il tempo e soprattutto non ha i soldi per pensare all’utero in affitto. O no? Così, mentre la stragrande maggioranza dei produttori di usa da vino e la stragrande maggioranza delle cantine sociali siciliane sono in grande difficoltà, la Regione siciliana vola nei cieli pindarici delle chiacchiere che, è noto, stanno a zero.
Le chiacchiere ‘auliche’ di politici e burocrati
Se le manifestazioni del PD non sono certo per poveri, anche i comunicati stampa sulla viticoltura dell’assessorato all’Agricoltura della Sicilia non sono certo per i viticoltori che vanno in perdita perché il prezzo dell’uva da vino è stracciato; e nemmeno per le cantine sociali che non riescono a vendere il vino. Leggiamo insieme questo ‘capolavoro’ dell’assessorato all’Agricoltura della Sicilia: “Un albero genealogico dei vini siciliani e un registro che potrà essere utilizzato da tutti i viticoltori dell’Isola per esaltare la biodiversità delle produzioni. Le aziende siciliane avranno inoltre la possibilità di acquistare materiale certificato di varietà autoctone dai vivaisti locali. Sono alcuni dei risultati del progetto ‘Valorizzazione del germoplasma viticolo’ che ha visto interagire la Regione siciliana, attraverso il dipartimento Agricoltura e il vivaio regionale Federico Paulsen, con la facoltà di Agraria dell’Università di Palermo e il consorzio di tutela vini Doc Sicilia insieme ad alcuni vivaisti privati. Il Paulsen ha fornito il materiale iniziale utile a sviluppare il progetto. Il programma si è svolto con la riproduzione, attraverso tecniche avanzate, di dieci varietà viticole siciliane e sono state poste le basi per lavorare su altri biotipi: in un anno sono stati costituiti diversi impianti riproduttivi delle viti, con materiale iniziale sottoposto preventivamente a test di laboratorio per accertare la purezza delle varietà e l’assenza di virus. Le barbatelle prodotte (talee di vite che hanno emesso le radici) sono state utilizzate nel secondo anno del progetto per la costituzione di due campi di piante madri di categoria iniziale, situati nell’agro di Petrosino”.
Qualcuno dovrebbe spiegare ai politici e burocrati siciliani che senza un progetto di rilancio del vino il vivaio Paulsen e la biodiversità non serviranno a nulla!
Notizie interessantissime, certo. Per le aziende siciliane che producono vino e lo vendono non certo senza difficoltà. “I risultati del lavoro della comunità scientifica dell’ateneo di Palermo, insieme al dipartimento regionale e al consorzio di tutela della Doc Sicilia – dice l’assessore all’Agricoltura Luca Sammartino – sono straordinari. È un patrimonio che oggi, grazie a uno studio portato avanti dal dipartimento e dall’Università, mette al centro l’albero genealogico dei vini siciliani e istituisce un registro che potrà essere utilizzato da tutti i viticoltori siciliani per esaltare la biodiversità delle produzioni dei nostri territori e riconvertire alcune zone della regione in aree produttive”. Immancabile il riferimento al solito Vinitaly di Verona, una sorta di autocelebrazione del vino italiano in salsa veneta: “Siamo a pochi giorni dal prossimo Vinitaly dove la Regione siciliana cercherà di promuovere il proprio brand e posizionarsi sempre più in alto sui mercati, nonostante la contrazione subita dall’export italiano. Riusciremo, insieme alla comunità scientifica e alla compartecipazione di pubblico e privato, a costruire nuove opportunità”. Arriva anche l’intellettuale del gruppo: “La Sicilia è uno scrigno di biodiversità – aggiunge il dirigente generale del dipartimento regionale dell’Agricoltura, Dario Cartabellotta – e questo lavoro è servito non soltanto a valorizzare le specie autoctone, ma anche ad arricchire l’offerta. È una soddisfazione esaltare l’identità enologica siciliana attorno a cui si è sviluppata una grande e nuova capacità di enologi e imprenditori in un momento che si definisce ‘rinascimento enologico’ nell’Isola. Dopo il Nero d’Avola e il Grillo sono arrivate le bollicine di Sicilia che hanno ulteriormente arricchito l’offerta di vini degli ultimi anni”.Ok, dottore Cartabellotta: le diamo 30 e lode in Viticoltura. Chissà, però, se queste notizie imperdibili saranno da guida agli agricoltori siciliani che vogliono spiantare i propri vigneti perché l’uva da vino ha un prezzo risibile. O agli agricoltori siciliani che vendono i propri vigneti ai veneti per fare ‘bollicine’ siciliane da vendere come venete. Pensate un po’: c’è chi in Sicilia ha proposto di trasformare il vino che non si vende in disinfettate. Negli anni ’80 del secolo passato dal Trapanese – la provincia con maggiore concentrazione di vigneti della Sicilia – partivano navi cariche di vino per la Russia. Oggi facciamo la guerra alla Russia invece di vendergli il vino. Geni! Così abbiamo anche chi pensa al ritorno delle distillerie mentre si blatera di ‘biodiversità’ e di vivaio Paulsen: così produciamo alcool e disinfettanti con il vino prodotto da vitigni Paulsen nel rispetto della biodiversità… Siamo alla farsa! Si offende qualcuno se diciamo che con questa politica il vino siciliano – a parte alcune aziende comunque alle prese con un mercato sempre più difficile e competitivo – andrà a sbattere?
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