Ieri abbiamo provato ad approfondire come ogni anno, in Sicilia, vengono spesi circa 9 miliardi e 400 di euro del Fondo Sanitario Regionale per avere una sanità pubblica che definire pessima è poco. Dobbiamo, però, fare un’eccezione: Catania città. Qui negli ultimi cinque anni di fondi pubblici ne sono arrivati tanti e la sanità pubblica funziona bene. Nei cinque anni dell’accoppiata catanese Nello Musumeci-Ruggero Razza le inaugurazioni di nuove o rifatte strutture sanitarie pubbliche, all’ombra dell’Etna, non si contavano più. L’allora presidente della Regione siciliana siciliana e l’allora assessore regionale alla Salute-Sanità non si risparmiavano. Ora è arrivato il nuovo presidente Renato Schifani e la sanità pubblica siciliana parla sempre catanese. Ecco il chilometrico comunicato stampa diffuso ieri dal presidente della Regione: “Quando si taglia un nastro vuol dire che si è raggiunto un traguardo. E quello di oggi (ieri per chi legge ndr), che inaugura la nuova area di emergenza dell’ospedale Garibaldi di Catania, è un traguardo a cui hanno lavorato bene prevalentemente i miei predecessori. L’obiettivo del mio Governo è proseguire in questa azione di riforma della sanità pubblica, dando una particolare attenzione alle strutture di Pronto Soccorso, spesso il primo impatto con il sistema sanitario per i cittadini sofferenti. Con l’assessore Volo (Giovanna Volo, nominata da Schifani ndr) lavoriamo sulla pianificazione per utilizzare nei tempi richiesti le risorse del Pnrr al fine di aumentare i presidi sul territorio e di dare risposte sempre più efficienti all’utenza, poiché la sanità è un bene di tutti con una funzione essenziale, sia quando è svolta dal pubblico sia quando interviene il privato. In questo percorso non ci faremo condizionare dalla piazza: ascolteremo, verificheremo, guarderemo con attenzione, ma dobbiamo potenziare il servizio sanitario regionale pubblico per non essere schiavi di nessuna protesta”.
E chi è che protesta, presidente Schifani? I cittadini delle altre otto province siciliane (più i cittadini di qualche centro del Catanese con la sanità pubblica ai minimi termini) sono felici per Catania. Da cinque anni ‘sprizziamo’ tutti di felicità nel vedere la sanità pubblica catanese riempita di attenzioni e, soprattutto, di investimenti e di nuove strutture sanitarie. Ed è un piacere infinito sapere che alla festa per l’ennesima nuova struttura sanitaria pubblica di Catania erano presenti catanesi originali e di adozione: il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gaetano Galvagno, l’assessore regionale alla Salute, Giovanna Volo, il commissario dell’Azienda ospedaliera, Fabrizio De Nicola, gli assessori regionali Luca Sammartino e Marco Falcone, il prefetto Maria Carmela Librizzi, il commissario straordinario del Comune e della Città metropolitana Piero Mattei, l’arcivescovo emerito Salvatore Gristina, e “altre autorità politiche, sanitarie, civili e militari”, come si legge sempre nel comunicato. E’ bello sapere che, almeno una città siciliana, può fare affidamento su strutture sanitarie pubbliche da Paese civile. “Questo del Garibaldi è il secondo punto di emergenza che visito a Catania – ha detto l’assessore Volo – e ne apprezzo la straordinaria qualità. Anche a Palermo stiamo effettuando numerosi interventi di miglioramento sul sistema delle aree di emergenza (ma unni su?). Tutto questo è possibile grazie alle risorse del Pnrr che, tra l’altro, stiamo utilizzando anche per realizzare e sviluppare i punti territoriali, come gli ospedali e le case di comunità e le centrali operative (Cot). L’obiettivo è quello di dare assistenza adeguata ai pazienti con cronicità e fragilità anche e soprattutto fuori dagli ospedali tradizionali, assegnando a ogni struttura il giusto ruolo e la funzione appropriata”. Sono discorsi che sentivamo ai tempi del Governo regionale di Raffaele Lombardo…
Ma via, illustriamo un po’ il nuovo regalo della politica regionale alla sanità pubblica catanese, dove ci debbono essere tante sofferenze se la Regione siciliana ha dirottato e continua a dirottare da quelle parti tanti soldi. “La nuova struttura di emergenza – leggiamo nel comunicato – è antisismica, tecnologica e a basso consumo energetico. Sarà operativa in una decina di giorni, secondo quanto assicurato dalla dirigenza dell’Azienda sanitaria. Costruita su quattro livelli, per complessivi 6.400 mq, dispone di camera calda, sala angio-tac con schermatura a piombo, tre moderne e avanzate sale operatorie, un trauma center, una terapia intensiva con venti posti letto di cui quattro isolati, terapia semi-intensiva da dodici posti letto, separazione delle aree per pazienti affetti da malattie infettive. Dispone di un impianto solare termico per la produzione di acqua calda e di una copertura fotovoltaica sul tetto da 429 moduli, mentre altri 129 pannelli sono montati sulla tettoia del parcheggio. Il nuovo Pronto Soccorso è stato realizzato attraverso un appalto integrato per la progettazione definitiva ed esecutiva e la realizzazione dei lavori, con un finanziamento complessivo di circa 16 milioni di euro, dei quali 9,13 milioni dai fondi ex art. 71 Legge 448/98 (Programma di riqualificazione dell’assistenza sanitaria riguardante le città di Palermo e Catania) e 5,8 milioni dai fondi di bilancio dell’Azienda ospedaliera. L’appalto è stato aggiudicato nel 2017, la consegna definitiva dei lavori è avvenuta a Marzo 2019. Sono stati ultimati a Marzo 2022, il collaudo strutturale a Luglio dello stesso anno e quello amministrativo a Gennaio 2023”. C’abbastaru? Ma quando mai! “In programma – conclude il comunicato della presidenza della Regione siciliana – c’è anche la realizzazione di un ‘secondo plesso’, collegato alla struttura appena inaugurata. Ospiterà 5 unità operative con alta intensità di cure e 6 sale operatorie”. Uno pensa: minchia, a Palermo negli ospedali pubblici mancano pure i condizionatori d’aria e in Estate si ‘squara’ dal caldo. Ma che volete che siano queste miserie davanti alla grandezza cosmica della sanità pubblica catanese…
Foto tratta da l’Eco del Sud