Sul Titanic

Il Governo Meloni anticipa l’Autonomia differenziata con i tagli alle scuole di Sud e Sicilia

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  • I ‘numeri’ dei tagli ai danni delle scuole del Mezzogiorno d’Italia li fornisce il giornale on line Orizzontescuola.it e il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico 
  • Con questi tagli aumenterà la dispersone scolastica, che nel Sud e in Sicilia è già tre volte maggiore rispetto al Nord Italia. Che faranno i Governi regionali di Sicilia e Calabria? 

I ‘numeri’ dei tagli ai danni delle scuole del Mezzogiorno d’Italia li fornisce il giornale on line Orizzontescuola.it e il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico 

Il Governo nazionale di Giorgia Meloni ha anticipato la legge sull’Autonomia differenziata con la legge di Bilancio 2023? A giudicare da quello che scrive Orizzontescuola.it sembrerebbe proprio di sì. E’ noto che, con l’Autonomia differenziata a regime il Sud e la Sicilia riceverebbero in meno dallo Stato da 60 a 70 miliardi di euro all’anno. Soldi che resterebbero nelle ‘casse’ delle Regioni del Nord Italia in cambio del fatto che tali Regioni gestirebbero servizi che fino ad oggi sono stati gestiti dallo Stato. Il 70% e oltre di questi tagli alla scuola colpirebbe Campania, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna. E’ noto che, con l’Autonomia differenziata a regime Sud e Sicilia riceverebbero in meno soldi per sanità e scuola. Così il Governo nazionale – che è noto è favorevole all’Autonomia differenziata ha cominciato a disporre i tagli alla scuola. Viene da chiedersi, a questo punto, perché le polemiche stanno scoppiando ad oltre tre mesi dall’approvazione della legge di Bilancio 2023 da parte del Parlamento nazionale. In ogni caso, fa bene Orizzontescuola.it a porre il problema. Il giornale della scuola riprende una dichiarazione di Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, sindacato autonomo della scuola: “Il problema è che il dimensionamento scolastico non è un rischio ma una certezza, perché è stato approvato in Parlamento lo scorso mese di Dicembre: i nuovi parametri introdotti prevedono che gli istituti siano composti da almeno 900 studenti e quelli che non riescono a raggiungere il parametro numerico stabilito di iscrizioni minime, salvo le scuole collocate in territori difficili, come minimo perdono l’autonomia. Poi c’è da dire che non solo verranno meno la dirigenza e il Dsga (Direttore dei servizi generali e amministrativi), ma anche un nutrito numero di amministrativi che rientrano nel personale Ata: si calcola circa 8-10 Ata per ogni istituto, per un totale di circa mille posti che spariranno venendo meno le segreterie. Quindi, ci ritroviamo davanti all’ennesima operazione di risparmio ai danni della scuola, che si ritroverà degli organici tagliati. Così come è stato fatto quest’anno scolastico con l’organico aggiuntivo, venuto meno nel momento del massimo bisogno dovuto agli innumerevoli progetti legati al Pnrr che ogni scuola deve gestire in autonomia”.

 

Con questi tagli aumenterà la dispersone scolastica, che nel Sud e in Sicilia è già tre volte maggiore rispetto al Nord Italia. Che faranno i Governi regionali di Sicilia e Calabria? 

Di fatto, come segnala sempre Orizzontescuola.it, si sta verificando quanto ipotizzato dalla Svimez, l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno: ovvero la presenza di un’Italia con due scuole. Che succederà? Campania e Toscana hanno presentato ricorso presso la Corte Costituzionale (da quello che si capisce anche la Toscana non è stata trattata bene). Delle altre Regioni non sappiamo. Sarà interessante capire cosa faranno la Regione siciliana e la Regione Campania: i Governi di queste due Regioni faranno gli interessi dei propri cittadini o faranno gli interessi del Governo nazionale di centrodestra, dal Momento che Sicilia e Calabria sono amministrate dallo stesso centrodestra? Questa la vogliamo vedere tutta. Anche perché questi tagli avranno effetti devastanti sulla dispersione scolastica: “Il Rapporto Inapp 2022 ‘Lavoro e Formazione: l’Italia di fronte alle sfide del futuro‘ – ricorda sempre Pacifico –  ci ha detto qualche settimana fa che in Italia sono 4 milioni i cittadini che hanno lasciato gli studi anzitempo e la percentuale del Meridione in alcune zone è tripla rispetto alla media nazionale. Invece di potenziare il servizio scolastico di quei territori, procediamo con i tagli di istituti e personale: è assurdo. Ecco perché ci rivolgiamo al giudice”. Viene da sorridere amaramente. Ricordiamo che l’applicazione dell’Autonomia differenziata dovrebbe essere attuata solo dopo aver assicurato i Livelli essenziali delle prestazioni (Lep) a tutt’e venti le Regioni italiane. E che sta facendo il Governo di Giorgia Meloni con l’avallo del Parlamento, cioè della maggioranza di centrodestra di Camera e Senato? Sta riducendo a Campania, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna i Lep ancor prima di aver applicato l’Autonomia differenziata. Chissà cosa faranno non soltanto i Governi di queste cinque Regioni del Mezzogiorno d’Italia, ma anche i parlamentari nazionali del centrodestra eletti in queste cinque Regioni.

P. s.

Si sta verificando quello che I Nuovi Vespri scrive da quando è in rete: e cioè che è una stupidaggine – per meridionali e siciliani – votare per i partiti politici nazionali che fanno solo gli interessi del Nord Italia. Un parlamentare nazionale eletto in  Campania, in Puglia, in Calabria, in Sicilia e in Sardegna che vota contro la sua stessa terra lo fa perché tanto sa che agli elettori di queste Regioni meridionali che ancora vanno a votare (poco più del 40% degli aventi diritto) non gliene può fregare di meno della propria terra, delle scuole del proprio territorio che vengono sbaraccate e via continuando. La presenza dei partiti politici nazionali che raccolgono ancora voti nel Sud e in Sicilia oggi è il frutto di condizioni particolari: non conoscenza del proprio territorio, clientelismo e interessi particolari-personali, alienazione. L’aspetto, come dire?, meta-pirandelliano di questi meridionali e siciliani che votano per i partiti politici nazionali è che quando finiscono in un Pronto Soccorso e non trovano la ‘raccomandazione giusta’ per non finire nel caos, sono i primi a imprecare contro medici e infermieri – che ovviamente non hanno alcuna responsabilità e sono vittime di questo sistema politico ascaro e infame – non riuscendo a capire che sono proprio loro, votando i partiti politici nazionali, che generano il sottosviluppo culturale, economico e infrastrutturale di Sud e Sicilia e il relativo caos nella sanità pubblica, con particolare riferimento ai Pronto Soccorso. Ma, si sa, è più facile ingannare le persone che fargli capire di essere state ingannate. 

Foto tratta da Il Mattino

 

 

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