Emmanuel Macron e il Governo da lui voluto si salvano per appena nove voti. A tenere in piedi il presidente francese e l’esecutivo sono stati i Républicains che hanno deciso di non votare la mozione di sfiducia, ma a prezzo di alcune defezioni. Ma non cambia niente, come ha detto dopo la votazione il leader de la France Insoumise, Jean-Luc Mélenchon: “Quello che non è stato possibile raggiungere con un normale voto parlamentare lo dobbiamo ottenere con le proteste, gli scioperi, le manifestazioni”. Parole che hanno riscaldato gli animi e subito le piazze si sono riempite di persone che non accettano l’aumento dell’età pensionabile da 62 a 64 anni. Insomma, si va allo scontro sociale. Già oggi ci sono stati interventi delle forze dell’ordine ma la sensazione è che lo scenario peggiorerà. La maggioranza dei francesi è contraria al provvedimento e ha tutta l’intenzione di inasprire la lotta. Macron gode di una maggioranza risicata in Parlamento ma nelle piazze è in minoranza. E su questo puntano i partiti di opposizione di sinistra e di destra. Bisognerà capire se la protesta riuscirò a bloccare le raffinerie continuando ad occupare vie e piazze. Solo così – bloccando il Paese – i francesi possono costringere Macron a rimangiarsi l’aumento dell’età pensionabile. E’ interessante notare che un parlamentare di ascendenze nobiliari – Charles de Courson, lontano erede di Louis-Michel Lepeletier de Saint-Fargeau, che nel 1793 votò per condannare a morte il re, Luigi XVI, come scrive Il Fatto Quotidiano – pur facendo parte di un partito centrista, si è schierato contro Macron. E questo per il presidente francese suona un po’ sinistro…
Foto tratta da Libero Quotidiano