Sulla pagina Facebook Russia & Italia: cultura, curiosità, informazioni e notizie va un post di Giuseppe Servello accompagnato dalla foto che vedete sopra: “La città di Mirny in Jakuzia (Siberia) è sorta intorno ad una gigantesca miniera di diamanti, profonda 525 m. e del diametro di 1200 m. È stata chiusa nel 1957 e produceva qualcosa come dieci milioni di carati all’ anno!”. Perché riprendiamo questo post? Perché ci ricorda quanto sia importante la Siberia, fino a qualche decennio fa ignorata. I comunisti russi hanno snobbato la Siberia, utilizzando questo immenso territorio come luogo di prigionia. Ma la realtà – come ha scritto qualche tempo fa l’autore della rubrica Nota Diplomatica – è molto diversa. Rileggiamo alcuni passi della Nota Diplomatica di qualche anno fa, prima che esplodesse la guerra in Ucraina: “Quando la Russia cede il gas naturale della Siberia e dell’Asia Centrale all’Europa, acquisisce un’arma di ricatto: ‘Buoni, o vi facciamo passare un inverno al freddo’”. Che è quello che sta succedendo in questo momento storico, con la Russia che ha chiuso i rubinetti del gas all’Europa. Se la Russia “vende lo stesso gas ad est, ai cinesi – scriveva sempre il nostro amico autore della splendida Nota Diplomatica – sa che in fondo nulla osta a che il PLA – il People’s Liberation Army – passi la frontiera per riaprire i rubinetti se si chiudono”. Oggi la Russia fornisce gas alla Cina e i cinesi non hanno bisogno di passare la frontiera per aprire i rubinetti del gas russo perché russi e cinesi sono alleati di ferro contro l’area del dollaro. Nella guerra in corso in Ucraina gli elementi in gioco sono tanti, e tra questi c’è anche il controllo della Siberia, con la sue sterminate possibilità di grandi produzioni agricole e con una ricchezza mineraria ancora oggi al mondo sconosciuta. Quando gli Stati Uniti, ai tempi di Obama, provarono a sfondare in Siria, è in Russia che cercavano di arrivare, e precisamente in Siberia. Non fu un caso che in difesa della Siria si schierò subito la Russia. Sempre in quegli anni gli Stati Uniti d’America hanno occupato l’Ucraina con l’intento di sferrare l’attacco alla Russia nei primi mesi del 2016. Ma…
Ma i Democratici americani che, da sempre, hanno governato razzismo e guerre impattarono in un evento che non avevano calcolato: l’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti d’America. I Democratici pensavano di avere calcolato tutto: erano d’accordo, sotto banco, con la potente famiglia Bush, da sempre ai vertici del Partito Repubblicano. Ma Trump, con il consenso popolare – ovvero con il consenso di ampie fasce della popolazione americana impoverite dalle tante guerre aperte nel mondo dall’amministrazione finto-progressista ma in realtà imperialista, ultra-liberista e globalista di Obama – riuscì, anche se per un soffio, a battere le potenti famiglie dei Democratici. Per le multinazionali fu un colpo durissimo. Il progetto era quello di iniziare l’invasione della Russia nei primi mesi del 2016, un’invasione in parte militare, in parte da organizzare con colpi di Stato da programmare qua e là. Obiettivo: defenestrare Putin e iniziare l’occidentalizzazione della Russia, Paese con 150 milioni di abitanti da ‘intellettualizzare’ – come si fa nell’Occidente ormai ultra liberista e globalista – con la solita televisione demenziale, tra amorazzi triviali e talk show dove tutti gridano e non si capisce una mazza, eliminazione dei libri, fast food a tempesta e, come avviene ormai in Italia, mitizzazione dei lavori servili al posto di scuola e università da ridurre ai minimi termini. Il problema, per gli americani, è che i quattro anni di Trump hanno creato un ritardo che non è semplice colmare. Non solo Trump non ha avviato guerre, ma ha anche stretto buoni rapporti con Putin. Cosa che non ha impedito al presidente della Russia di stringere un’alleanza di ferro con la Cina. La Russia, come già accennato, ha 150 milioni di abitanti che non possono certo valorizzare la Siberia. Che invece è già sotto il controllo cinese, in perfetta sintonia con la Russia. Dicono che i cinesi, d’accordo con i russi, abbiamo già avviato i programmi di valorizzazione della Siberia in campo agricolo: in un mondo dove i cambiamenti climatici non danno tregua aumentare le superfici da coltivare è una scelta politica strategica. Non solo. I cinesi avrebbe già iniziato a studiare il sottosuolo della Siberia, sempre in accordo con i russi. La verità è che gli Stati Uniti hanno perso la scommessa in Siberia. Pensare che oggi la Cina abbandoni la Russia per consentire agli americani – e quindi alle multinazionali – di occidentalizzare la Russia e di prendersi la Siberia con tutte le sue immense e in larga parte ancora sconosciute risorse è da stupidi. Certo, i cinesi di Xi Jinping non possono certo dire all’universo mondo che sono pronti a intervenire con le armi in difesa della Russia: le regole della diplomazia prevedono, infatti, l’esatto contrario. Perché è la Cina che, oggi, ha il controllo della Siberia, in perfetta sintonia con la Russia e con gli altri alleati schierati contro l’area del dollaro. La Cina non ha alcun interesse a fomentare la guerra in Ucraina. Jinping non può che essere favorevole a una pace che non penalizzi la Russia. Non a caso il leader del “Regno di Mezzo” sta provando a mediare tra Russia e Occidente in Ucraina. O almeno così sembrerebbe.
Ancora la Nota Diplomatica di qualche anno fa: “Le terre coltivate in Siberia sono scese del 39%, -13,7 milioni di ettari. Si stima che dal 2007 solo 1,1 milione di ettari di questi sono tornati in produzione, lasciando la Siberia con una delle maggiori ‘riserve’ di terreni agricoli incolti nel mondo. Purtroppo, i russi non hanno le risorse economiche per svilupparla… Malgrado la comune percezione occidentale, la Siberia non è solo un deserto artico buono per installarvi dei Gulag e per sostenere occasionali cacciatori di pellicce. Il potenziale agricolo della Siberia è enorme, specialmente in vista del riscaldamento globale. Si attende che la domanda alimentare mondiale crescerà tra il 59% e il 98% entro il 2050. Quegli alimenti devono pur venire da qualche parte”. Per i cinesi, ovviamente, non è nemmeno da discutere l’ipotesi che gli americani arrivino in Siberia. Il problema degli americani, adesso, è duplice: debbono parare l’attacco silenzioso all’area del dollaro, attacco portato avanti senza armi da Paesi che non hanno più alcuna intenzione di utilizzare il dollaro negli scambi internazionali e che, ormai da tempo, lavorano a una nuova valuta alternativa al dollaro; in seconda battuta, gli Stati Uniti d’America con il fegato ‘rosicato’, debbono prendere atto che la Siberia, con tutti i suoi misteri e le sue immense e sconosciute ricchezze, è ormai appannaggio della Cina. Cosa, questa, che fa letteralmente impazzire i Democratici americani che hanno persino ‘taroccato’ le elezioni presidenziali del Dicembre 2020 per cercare di bruciare sul tempo i cinesi in Siberia. Che succederà? Questa è una bella domanda. La guerra è già realtà. Con le armi – fino ad ora non nucleari – in Ucraina e con la guerra economica tra area del dollaro e Paesi contrari all’area del dollaro. Lo scorso anno scrivevamo: “Che forme prenderà questa doppia guerra non è facile da immaginare”. Oggi abbiamo qualche elemento in più. L’attacco alle Borse e alle banche occidentali – che di fatto hanno costretto l’Occidente alla difesa, lasciando ancora più campo libero alla Russia in Ucraina – ci raccontano qualcosa in più.