Mentre in Sicilia si smantellano i campi di grano per fare posto ai pannelli fotovoltaici (per produrre energia per il Nord Italia e, in prospettiva, per la Germania), dagli Emirati Arabi Uniti una lezione di buon senso. Sono molto più attenti ai cambiamenti climatici e sanno che tra qualche anno, nel mondo, ci potrebbero essere problemi di sicurezza alimentare. Così hanno deciso di cominciare a coltivare il grano nel deserto. La storia la racconta e la pagina Facebook Foodiverso con un post che accompagna un video (che potete vedere qui). Il post parte da una considerazione: “È IL CIBO IL VERO PETROLIO. Mentre da noi c’è la corsa a vendere terreni agricoli per realizzare impianti fotovoltaici, i governi emiratini stanno affrontando il problema della sicurezza alimentare (che ricordiamo è la capacità di fornire al proprio popolo cibo sufficiente e sano), ponendolo al primo posto nella scala delle priorità, coltivando per la prima volta #grano nel deserto. Sicuramente non mancano le risorse finanziarie per farlo, ma è altrettanto certo che non gli difetta neanche la visione. Al contrario di quanto avviene da noi. Non è un caso che le politiche miopi del Regno Unito abbiano fatto diventare gli #ortaggi e altri beni alimentari merce rara; sono bastati clima impazzito in Spagna e blocco parziale delle esportazioni marocchine. Per conto nostro abbiamo già dimenticato la lezione della corsa all’accaparramento di #pasta e #farina in pieno lockdown, siamo sempre convinti di trovare gli scaffali pieni. Ma non preoccupiamoci, #carnesintetica e #farinadiinsetti ci sfameranno…”.
E’ impossibile non dare ragione ai protagonisti della pagina Facebook Foodiverso. In questo momento il prezzo mondiale del grano è in discesa. Come scrive sempre l’analista dei mercati internazionali, Sandro Puglisi, i motivi che portano il prezzo del grano, a livello internazionale, ad andare su e giù, sono tanti. Ma è indubbio che in Italia, per fare un esempio, la strafottenza della politica verso il grano duro che si produce in Italia e, soprattutto, nel Sud Italia e in Sicilia tocca livelli stratosferici. L’attuale Governo nazionale, come scriviamo spesso, ha bloccato la Commissione Unica Nazionale (CUN) sul grano duro, che è lo strumento per evitare speculazioni al ribasso del prezzo. E intanto il prezzo del grano duro scende, mentre i costi di produzione sono aumentati. Chi segue l’andamento dei mercati mondiali sa che i cambiamenti climatici sono sempre in agguato. Lo scorso anno – che non è stato drammatico come il 2021 – ci sono stati problemi di siccità in tante aree del mondo, compreso il centro Europa. Ma questo non preoccupa più di tanto la politica, soprattutto la politica italiana, che continua a fare gli interessi dell’industria a scapito dell’agricoltura. Del resto, il progetto dell’attuale Governo nazionale per il Sud e per la Sicilia è l’Autonomia differenziata con la quale Sud e Sicilia perderanno, a regime, da 60 a 70 miliardi di euro all’anno. E la trasformazione di Sud e Sicilia in un grande centro di produzione di energia fotovoltaica ed eolica per sostenere le industrie del Nord Italia, magari esportando l’energia prodotta nel Centro Europa. E i giovani del Sud e della Sicilia? Ricetta pronta: l’emigrazione. Ciò significherà, anche, continuare a sbaraccare l’agricoltura di Sud e Sicilia: che è quello che stanno facendo. Sbaraccando l’agricoltura cosa si mangerà? Quello che scrive Foodiverso: ” #carnesintetica e #farinadiinsetti ci sfameranno…”.
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