da Nella Toscano
Coordinatrice Dipartimento giuridico Generazioni Future della Sicilia
riceviamo e pubblichiamo
Il Presidente della Regione siciliana, Renato Schifani, in Conferenza delle Regioni ha detto sì al disegno di legge sull’Autonomia differenziata, proposta dall’ineffabile Ministro leghista Roberto Calderoli, senza minimamente porsi il problema delle conseguenze che l’attuazione di questo scellerato progetto produrrebbe in maniera devastante sulla Sicilia e sul Meridione in generale. Inutile dire che questo suo atto va contro la Sicilia, di cui egli dovrebbe difendere gli interessi e governare in meglio, e a favore della parte politica di riferimento. Chiunque abbia letto il testo di riforma proposto da Calderoli non può che essere contro per tanti motivi. Il primo fra questi è indubbiamente di ordine economico. Non è un mistero che la Lega Nord, fin dai tempi di Bossi, abbia sempre aspirato a trattenere le imposte nelle Regioni del Nord e quindi abolendo quel concetto di solidarietà nazionale che sempre si dovrebbe accompagnare in un Paese unito e democratico. Di fatto, questo disegno di legge sull’Autonomia differenziata scardina ed affossa quanto previsto dall’articolo 117 della nostra Costituzione.
Infatti, con detto disegno di legge si intende avocare alle Regioni che ne faranno richiesta potestà legislativa in materie delicate come, ad esempio, la scuola, la sanità, la finanza pubblica e molto altro ancora, lasciando così poche materie in mano allo Stato centrale. Già al solo pensare che la scuola potrebbe essere gestita autonomamente con programmi e finalità diverse da Regione a Regione dà il senso della pericolosità di questo progetto che, dal punto di vista culturale, renderebbe l’Italia una vera torre di babele. Per quanto riguarda la sanità già profondamente devastata dalla riforma del titolo V° della Costituzione, sottraendole risorse per effetto della “secessione” si arriverebbe ad una vera e più ampia devastazione di quelle dei territori più svantaggiati quale appunto la Sicilia. La sanità pubblica avrebbe bisogno di ben altre cure, che non sono certo quelle proposte da Calderoli, ma sicuramente quella di tornare a essere gestita in maniera paritaria in tutto il territorio nazionale e di tornare ad essere luogo di cura e non di profitto.
Gli articoli 118 e 119 della Costituzione regolano in maniera chiara ed esaustiva quali sono le funzioni e i limiti delle Regioni per le materie di cui all’articolo117 e non si comprende, quindi, il perché chiedere funzioni esclusive in materie fondamentali per la vita e la coesione del Paese e, soprattutto, con una proposta confusionaria che chiunque si troverà a gestire, nel malaugurato caso venisse approvata dal Parlamento, dovrà prima comprenderne il nesso per evitare il caos. Basta richiamare la proposta di porre limite temporale di 10 anni all’Autonomia differenziata, rinnovabili per altri 10 anni, qualora le Regioni ne facessero richiesta, per comprendere la pericolosità di un tale assunto. Avere proposto una cosa del genere vuol dire semplicemente che Calderoli tratta e vuole gestire un Paese complesso come l’Italia alla stregua di una amministrazione condominiale. Ovviamente chi ha il senso del Paese, delle sue leggi, della sua Costituzione, della sua complessità non può che dire no a questo disastro. Stupisce a tal proposito la presa di posizione dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) che, piuttosto che dire un No chiaro, tenda ad analizzare e proporre modifiche di qualcosa che va rifiutato in blocco. A leggere questo documento ANCI si comprende come il grado di competenza e la sensibilità istituzionale anche dei rappresentanti locali sia vicino allo zero. Rendiamocene conto, fino a quando prevarrà questo tipo di classe dirigente per il Paese non ci sarà speranza. Al presidente Schifani chiediamo di ritirare la sua firma da questo disegno di legge perché approvarlo oltre che contro gli interessi siciliani è semplicemente vergognoso.
Foto tratta da Il Cambiamento