Abbiamo dedicato due articoli ai tradizionali mulini a pietra della Sicilia, che fanno parte della millenaria tradizione della nostra Isola (come potete leggere qui e come potete leggere qui). E oggi dedichiamo all’argomento il nostro MATTINALE riprendendo una dichiarazione di Ignazio Corrao, europarlamentare eletto in Sicilia e in Sardegna (ricordiamo che nelle elezioni europee le due più grandi Isole italiane fanno parte dello stesso collegio). Nel comunicato di Corrao si racconta di un incontro tra il parlamentare europeo e il Ministro delle Politiche agricole, Francesco Lollobrigida, personaggio che noi consideriamo lontano mille miglia dagli interessi dell’agricoltura meridionale e siciliana. Per essere chiari, Lollobrigida, esponente del partito politico nazionale Fratelli d’Italia, è il Ministro che ha di fatto bloccato la Commissione Unica Nazionale (CUN) sul grano duro, strumento che dovrebbe difendere gli agricoltori di Sud e Sicilia dalle speculazioni sul prezzo del grano duro che favoriscono le industrie del Nord Italia. E’, insomma, uno dei tanti politici italiani che penalizza Sud e Sicilia dal quale non ci aspettiamo nulla: né da lui, né dal Governo del quale fa parte (che infatti patrocina l’Autonomia differenziata, l’ultima truffa ai danni del Mezzogiorno), né dagli esponenti romani del suo partito; al massimo qualcosa di utile potrebbe arrivare dai parlamentari nazionali di Fratelli d’Italia eletti nel Sud e in Sicilia. Detto questo, Corrao ha fatto bene dialogare con il Ministro Lollobrigida, dal quale – lo ribadiamo – non c’è da aspettarsi nulla di buono per la Sicilia e per il Sud. Corrao sta provando anche a sensibilizzare sulla questione dei mulini a pietra anche l’assessore regionale all’Agricoltura, Luca Sammartino. Quest’ultimo farà qualcosa? Anche da questo personaggio, fino ad ora, di concreto, per l’agricoltura siciliana, non abbiamo visto granché.
Leggiamo adesso il comunicato di Corrao. Titolo: “L’eurodeputato siciliano Corrao incontra il Ministro Lollobrigida e scrive all’assessore regionale per l’Agricoltura e alla Commissione Agricoltura dell’Assemblea regionale siciliana: Una norma nazionale stoppa il settore ma la Regione può evitarlo. Sui mulini a pietra subito azione di coordinamento regionale per valorizzarli”. Andiamo al comunicato: “Dopo il Ministro dell’Agricoltura Lollobrigida, chiedo l’impegno anche dell’assessore regionale Sammartino e dell’Assemblea regionale siciliana: i mulini a pietra vanno tutelati, non ostacolati. Occorre promuovere subito un’azione di coordinamento per valorizzarli. Nel frattempo ho chiesto alla Commissione UE di verificare la legittimità della legge che li danneggia”. Quale sia la legge che danneggia i mulini a pietra sono argomenti che sono stati illustrati con estrema chiarezza in un video da Paolo Caruso, agronomo e consulente esterno del Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente dell’Università di Catania. E’ grazie a Caruso che siamo riusciti a illustrare il problema. La farina macinata a pietra non presenta il cosiddetto spigolo vivo. Si tratta di una caratteristica geometrica delle particelle di semola che si ottiene solo con la molitura a cilindri, mentre la molitura a pietra non consente di avere questa conformazione geometrica. La norma che prevede, nelle farine, la presenza dello spigolo vivo venne approvata per evitare le contraffazioni della farina. Risale agli anni in cui la farina costava più del gesso e della polvere di marmo che venivano fraudolentamente aggiunte alla stessa farina. In ogni caso possiamo affermare che oggi il problema si può superare con i controlli. Anche se ci viene un po’ difficile pensare che oggi chi effettua la molitura del grano a pietra vada ad aggiungere gesso o polvere di marmo alla farina! Ribadiamo: per sicurezza si possono effettuare controlli ma vietare la molitura a pietra ci sembra un’esagerazione. Del resto, per i prodotti agricoli che arrivano dall’estero non si procede con controlli a campione? “A Bruxelles – spiega Corrao – ho avuto un confronto col Ministro per l’Agricoltura Lollobrigida su questa vecchia norma – spiega l’eurodeputato siciliano – che danneggia i nostri mulini a pietra, fiore all’occhiello della tradizione meridionale nella produzione della semola. La Regione, consapevole del problema, purtroppo non ha finora ritenuto di intervenire. Per questo ho sottoposto la questione all’On.Le Sammartino, in qualità di assessore dell’Agricoltura, e alla Commissione III – Attività produttive – dell’Assemblea regionale siciliana, affinché si possa avviare un’attività di coordinamento al fine di ottenere una regolamentazione a tutela del settore. Inoltre, ho chiesto alla Commissione UE di intervenire, valutando la legittimità delle barriere che impediscono ai mulini a pietra di operare. E’ assurdo rendere ‘illegale’ la macina a pietra, cioè escludere i mulini tradizionali da un mercato che potrebbe essere decisivo per il rilancio e sviluppo dei grani antichi siciliani”. Di assurdo e paradossale, in questa storia, non c’è solo questo. Un paradosso è stato segnalato in un video dallo stesso Caruso: la farina di grilli legale mentre la farina dei mulini a pietra è illegale!
I mulini a pietra, come già ricordato, fanno parte della tradizione della Sicilia. Un tempo nella nostra Isola se ne contavano tanti e seguivano e seguivano i corsi dei fiumi e dei grandi corsi d’acqua per fare girare la ruota di pietra. E’ una tradizione che sembra sia cominciata con gli Arabi in Sicilia. Nel corso dei secoli la tradizione non è mai venuta meno. I primi problemi li ha creati il regime fascista che, come i Governi savoiardi precedenti, vessava gli agricoltori siciliani con i balzelli sulla macinazione del grano. Così vennero bloccati o sbaraccati i mulini a pietra che si trovavano nei pressi dei centri abitati. Rimasero in piedi sono i mulini a pietra che si trovavano in mezzo le campagne. Si andò avanti fino ai primi anni ’60 del secolo passato, nonostante la presenza di energia elettrica a costi abbordabili grazie alla nazionalizzazione di questo settore voluta dai socialisti che avevano dato vita ai primi governi italiani di centrosinistra. Il colpo di grazia ai mulini a pietra della nostra Isola non lo sferrò l’ENEL ma la corsa alla canalizzazione dei fiumi e dei corsi d’acqua della Sicilia per realizzare le circa cinquanta dighe ancora oggi presenti, nella stragrande maggioranza dei casi inutilizzate perché gestite male (sono piene di fango e l’acqua è praticamente inutilizzabile). La tradizione dei mulini a pietra siciliani, nonostante i tanti problemi, non è mai morta. E ha ripreso vita grazie al rilancio dei grani antichi siciliani che, come giustamente osserva l’eurodeputato Corrao, vanno valorizzati con la macinazione a pietra. Ci auguriamo che la politica siciliana possa risolvere il problema. Ribadiamo che è solo una questione di controlli, come si fa con tutti i prodotti agricoli freschi e trasformati.
Foto del mulino ad acqua Giorginaro a Novara di Sicilia tratta da RaccontaViaggi