- Anche se in questa fase non può ammetterlo, il presidente della Regione siciliana ha cominciato a meditare sulla possibilità di tornare indietro sull’Autonomia differenziata
- Il riferimento a un’altra presa per i fondelli, questa volta ai danni di Sicilia e Sardegna: l’insularità
- Il presidente Schifani dovrebbe ricordare che nel 2019 il Governo nazionale PD-grillini stava per approvare l’Autonomia differenziata senza Lep e se ciò non è avvenuto il ‘merito’, se così si può dire, è della pandemia
- Pensare che il Governo ‘nordista’ di Giorgia Meloni faccia applicare alla Sicilia gli articoli 36 e 37 dello Statuto è irrealistico
Anche se in questa fase non può ammetterlo, il presidente della Regione siciliana ha cominciato a meditare sulla possibilità di tornare indietro sull’Autonomia differenziata
In verità ci aspettavamo la convocazione di una conferenza stampa, se non altro perché l’argomento Autonomia differenziata è troppo importante. Ricordiamo che una stima fatta nel 2018 ha quantificato in 60-70 miliardi di euro all’anno la cifra che Sud e Sicilia perderebbero se questo provvedimento dovesse entrare in vigore con i criteri della cosiddetta ‘spesa storica’, ovvero senza il calcolo dei Lep, i Livelli essenziali delle prestazioni. Considerato che tra Regioni del Sud e Sicilia si contano 20 milioni di abitanti circa e che in Sicilia gli abitanti sono circa 5 milioni, con una stima molto generosa (per la Sicilia), la nostra Isola potrebbe perdere 8-10 miliardi di euro all’anno. Con il calcolo dei Lep la somma che la Sicilia verrebbe a perdere si dovrebbe dimezzare e, volendo essere ancora generosi, si potrebbe ridurre di due terzi. Ma già, per la Sicilia, perdere 2-2,5 miliardi di euro all’anno sarebbe drammatico. Diciamo subito che non si tratterebbe di somme che verrebbero meno al Bilancio della Regione, ma di fondi che verrebbero meno alla sanità siciliana (già falcidiata dallo Stato), alle scuole della Sicilia di ogni ordine e grado (dagli asili nido alle scuole superiori), fino alle università. E poiché certi servizi Comuni e Regione (e le Province se torneranno ad avere disponibilità finanziaria) non possono non fornirli ai cittadini, questa nuova porcata nordista, se non interverranno novità (per esempio, per ciò che riguarda la Sicilia, l’applicazione di alcuni articoli dello Statuto) si tradurrebbe, giocoforza, in nuove tasse e e nuove imposte locali a carico dei cittadini siciliani. O in una riduzione dei servizi sanitari e scolastici. Per questo siamo rimasti basiti quando abbiamo letto che il presidente della Regione, Renato Schifani (nella foto), nel corso dei lavori della Conferenza Stato-Regioni, ha approvato la ‘bozza’ dell’Autonomia differenziata predisposta dal Ministro leghista Roberto Calderoli. Sembrerebbe che, adesso, il presidente Schifani stia cercando di correre ai ripari, un po’ come fece nel 2014 l’allora presidente della Regione, Rosario Crocetta, quando firmò il primo ‘Patto scellerato’ con il Governo nazionale di Matteo Renzi, facendo perdere alla Regione siciliana una barca di soldi. Crocetta, dopo la firma del primo Patto scellerato si recò a Roma per cercare di fare macchina indietro: ma fu tutto inutile. Oggi il presidente Schifani è ancora in tempo per ripensarci, perché il progetto di Autonomia differenziata deve ancora essere approvato da Camera e Senato e poi deve tornare in Conferenza-Stato-Regioni per la seconda approvazione. Speriamo bene.
Il riferimento a un’altra presa per i fondelli, questa volta ai danni di Sicilia e Sardegna: l’insularità
Dice in queste ore il presidente Schifani: “Abbiamo appreso che la Regione Sardegna ha impugnato l’ultima legge finanziaria nazionale per avere stanziato solo dieci milioni di euro per il principio di insularità. Potremmo intervenire per adesione a questo ricorso dinanzi alla Corte Costituzionale, ma abbiamo scelto di seguire un percorso diverso, quello del confronto, non dello scontro. Confidiamo in un secondo tavolo, che sarà attivato presto. Siamo una Regione a Statuto speciale, che gode già di piena autonomia finanziaria prevista dagli articoli 36 e 37 dello Statuto, non dimentichiamolo. Abbiamo già ottenuto la disponibilità del ministro Calderoli all’istituzione di un tavolo bilaterale per l’attuazione dell’articolo 119 della Costituzione nella sua nuova formulazione, con il principio dell’insularità (foto a destra tratta da Il Messaggero) inserito sul finire della precedente legislatura che dà diritto a Sicilia e Sardegna a ottenere sui trasporti un indennizzo per i disagi provocati dalla peculiarità geografica. Ci confronteremo”. A noi sembra tempo perso. In questa fase storica il Nord Italia è con le ‘gomme a terra’. C’è l’illusione del miglioramento dell’export, facendo finta di non vedere un’inflazione che sta colpendo duro sui prodotti alimentari. Uno scenario economico destinato a peggiorare con la guerra in Ucraina, dove la Russia, al di là della disinformazione, sta letteralmente umiliando l’Occidente sul piano militare ed economico. Ora che un Governo nazionale a ‘trazione’ oggettivamente ‘nordista’ dia altri soldi a Sicilia e Sardegna per l’insularità è irrealistico. Il Nord Italia, come scriviamo spesso, è ormai la periferia di una Mitteleuropa, peraltro in grande crisi a causa della citata guerra dell’Occidente in Ucraina. Il Nord Italia ha bisogno di risorse per sopravvivere, specie in questo momento storico, con la siccità che sta colpendo per il secondo anno consecutivo i territori sopra la linea gotica. Pensare che la Consulta intimi al Governo nazionale di assegnare a Sicilia e Sardegna i fondi per l’insularità che spettano a queste due Regioni è come soffiare nel vento. Idem per il confronto scelto dall’attuale Governo siciliano che non sortirà alcun effetto positivo. Al massimo Roma darà a Sicilia e Sardegna un’altra decina di milioni: nulla, perché i costi che le due più grandi isole italiane sostengono a causa dell’insularità ammontano a centinaia e centinaia di milioni di euro all’anno.
Il presidente Schifani dovrebbe ricordare che nel 2019 il Governo nazionale PD-grillini stava per approvare l’Autonomia differenziata senza Lep e se ciò non è avvenuto il ‘merito’, se così si può dire, è della pandemia
Lo stesso discorso vale per l’Autonomia differenziata: “Il progetto esitato in Conferenza Stato-Regioni – dice il presidente Schifani in un eccesso di ottimismo – è un primo punto di partenza votato da tutte le Regioni di centrodestra. Sono state introdotte, nel corso di questi mesi di dibattito, grandi modifiche: dal ruolo del Parlamento che dovrà pronunciarsi sui pareri (al posto delle Commissioni), fino all’individuazione dei Lep, che sarà molto più lunga e articolata, ma sono previste novità anche sui costi standard e sul costo storico. Abbiamo chiesto inoltre al ministro Calderoli di riaprire il tavolo per la riattivazione di quelle prerogative che abbiamo perso, non certo per colpa di questo governo o dei governi più recenti, ma perché le classi politiche siciliane del passato hanno ceduto alle pressioni nazionali affinché queste prerogative venissero spente e permesso che le tasse fossero trattenute dallo Stato anziché lasciate sul territorio. Sarò tutore dei siciliani, dei loro diritti, delle nostre prerogative, dell’articolo 119 e dell’insularità e non certo un traditore”. Il presidente Schifani si dovrebbe ricordare che nel 2019 il Governo nazionale targato-PD-Movimento 5 Stelle, con Ministro delle Regioni l’esponente del Partito Democratico Francesco Boccia (peraltro meridionale delle Puglie), stava per fare approvare dal Parlamento l’Autonomia differenziata senza i Lep, che avrebbero dovuto essere calcolati in un secondo momento, addirittura da una Commissione! Calcolo dei Lep significa che le Regioni del Sud e la Sicilia devono mettere nero su bianco quanti soldi gli servono per garantire alla popolazione asili nido, scuole elementari, scuole medie, licei e scuole superiori e università; e quanti soldi gli servono per la sanità. Ebbene, come già accennato, il Parlamento nazionale era già pronto per approvare l’Autonomia differenziata senza Lep. Poi – non sappiamo se dire per fortuna – sono arrivate le multinazionali farmaceutiche con la pandemia e i ‘prodigiosi vaccini’ anti-Covid e l’approvazione dell’Autonomia differenziata è stata bloccata.
Pensare che il Governo ‘nordista’ di Giorgia Meloni faccia applicare alla Sicilia gli articoli 36 e 37 dello Statuto è irrealistico
Ora il Nord sta tornando alla carica. Il presidente Schifani ha ragione quando dice che la Regione siciliana – Regione autonoma – può fare valere gli articoli 36 e 37 dello Statuto siciliano (in verità ci sarebbe anche l’articolo 38). Ma non bisogna dimenticare che quando, nel 2016, il Governo nazionale di centrosinistra e il Governo siciliano di centrosinistra hanno stravolto le norme di attuazione dell’articolo 36 dello Statuto non ricordiamo di aver visto una grande opposizione nel Parlamento nazionale e nel Parlamento siciliano da parte del centrodestra. Il risultato è che lo Stato si tiene gran parte dell’IVA e dell’IRPEF che spetta alla Regione siciliana. Quanto all’articolo 37 dello Statuto – in forza del quale le imprese con stabilimenti in Sicilia e sede sociale fuori dalla Sicilia dovrebbero pagare le imposte alla Regione siciliana – ricordiamo che nei primi anni del 2000 il Governo Berlusconi e il Governo di regionale di Totò Cuffaro provarono ad applicarlo. Ma quando le burocrazie ministeriali spiegarono a Berlusconi e all’allora Ministro dell’Economia, Giulio Tremonti (nella foto a destra con Berlusconi tratta da Libero Quotidiano), che lo Stato avrebbe perso un sacco di soldi, Berlusconi e Tremonti si rimangiarono tutto. Con molta probabilità, il presidente Schifani era allora un giovane parlamentare nazionale e non ricorda questi ‘particolari’. Pensare che lo Stato, con il Governo di Giorgia Meloni, faccia applicare alla Sicilia l’articolo 37 dello Statuto è un sogno. L’unica cosa da fare, per il presidente Schifani, è tornare sui propri passi. Sennò rischia di fare la fine delle “classi politiche siciliane del passato” che “hanno ceduto alle pressioni nazionali affinché queste prerogative venissero spente e permesso che le tasse fossero trattenute dallo Stato anziché lasciate sul territorio”.
Foto tratta da Le Vie dei Tesori