da Anna Rosa Corsello
riceviamo e pubblichiamo
Oltre al danno, anche la beffa!
Se volessimo sintetizzare con poche parole le conseguenze dei procedimenti giudiziari che coinvolgono un pubblico dipendente nel caso in cui si concludano con l’assoluzione con formula piena, nessun termine renderebbe l’idea più del binomio “danno e beffa”.
Il malcapitato che incappa in un processo penale ingiusto e che, dopo l’assoluzione, si sente liberato dal castello di accuse infondate, ingenuamente, ritiene che, finalmente, si sia chiuso il lungo e buio periodo che ha messo a dura prova la sua esistenza.
Lo sventurato, invece, non ha il tempo di gioire, perché subito dopo inizierà per lui un nuovo problema: riuscire ad ottenere dall’amministrazione di appartenenza, il rimborso delle spese legali sostenute per difendersi in giudizio.
Si potrebbe subito obiettare che poiché il rimborso delle spese legali rappresenta un diritto espressamente garantito da norme di legge, non ci dovrebbero essere ostacoli a conseguirlo.
Naturalmente questo è ciò che avviene altrove.
L’Amministrazione Regionale siciliana, nonostante il diverso avviso espresso dai propri organi consultivi interni, per liquidare le parcelle legali ritiene necessario acquisire il parere all’Avvocatura Distrettuale dello Stato. Ebbene, quando la richiesta arriva a destinazione, il funzionario, sul cui tavolo approda, ritenendo siano di ben altra natura gli interventi meritevoli del suo intervento professionale, la tiene da parte, fino a quando, non riterrà, discrezionalmente, che sia giunto il momento di dissotterrarla dalla montagna di scartoffie prioritarie sotto le quali l’ha seppellita. E se qualcuno immagina che egli debba, in qualche modo, sentirsi sensibilizzato per via di ciò che lo sfortunato ha dovuto patire, si sbaglia di grosso.
Gli può forse importare se ha subito un processo ingiusto? Se la sua carriera lavorativa è stata distrutta? Se la sua dignità è stata calpestata? Se è stato bersaglio del pubblico ludibrio? Certamente no!
Per ottenere il rimborso delle spese legali sostenute per difendersi, dunque, senza che nessuno sollevi il problema e senza che nessuno rilevi quanto sia perverso il sistema, il pubblico dipendente dovrà attendere, bene che vada, almeno un paio di anni.
Danno e beffa, sono certamente sostantivi efficaci per descrivere la situazione delle vittime della giustizia ingiusta, ma se ad essi aggiungessimo anche un certo malsano piacere di infliggere loro ulteriori angherie forse riusciremmo a definire meglio i contorni di una vicenda, per molti aspetti, grottesca.
Foto tratta da La Sicilia