La notizia economica di rilievo la leggiamo nel report dell’analista dei mercati internazionali, Sandro Puglisi: “L’attività delle fabbriche cinesi è aumentata per la prima volta in sette mesi a Febbraio, secondo l’indice del responsabile degli acquisti (PMI) pubblicato Mercoledì cioè ieri ndr) da Caixin/S&P Global”. Così i prezzi del petrolio sono andati su, “dopo che un forte balzo della produzione in Cina ha rafforzato le prospettive per la domanda globale di carburante”. Oggi il prezzo del petrolio (greggio Brent) è di 84,7 dollari (va tenuto conto che la situazione potrebbe cambiare). Non siamo agli oltre 100 dollaro al barile del Marzo dello scorso anno, ma l’aumento c’è. “Le aspettative di ripresa della domanda in Cina hanno sostenuto i guadagni, con il mercato in attesa di dati chiave nei prossimi due giorni”, scrive Puglisi. Che ci dà altre notizie: “Le esportazioni di greggio degli Urali verso la Cina dai porti occidentali della Russia sono aumentate a Febbraio rispetto al mese precedente, a causa della riduzione dei costi di trasporto e dell’aumento della domanda. Tuttavia, i guadagni sono stati limitati dalla minaccia di ulteriori aumenti dei tassi statunitensi dopo i nuovi ordini più forti del previsto per i principali beni strumentali statunitensi a Gennaio”. Le variabili che giocano nella formazione dei prezzi del petrolio sono tante: e bisogna tenere anche dell’eventuale aumento dei tassi di interesse negli Stati Uniti d’America, dove l’inflazione continua a creare problemi.
Foto tratta da SOS Trader