Sul Titanic

Si torna a parlare di Zone Franche Montane della Sicilia

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  • Si tratta di un’iniziativa centrale sotto il profilo economico, sociale e anche ambientale
  • La prossima settimana i rappresentati dei Sindaci dei Comuni montani della Sicilia incontreranno i parlamentari che fanno parte della Commissione Attività produttive dell’Ars
  • Far partire le Zone Franche Montane in Sicilia significa gettare le basi per interrompere lo spopolamento di questi territori. E, di conseguenza, tutelare tali aree dal dissesto idrogeologico che è anche conseguenza dell’abbandono dei terreni. L’argomento è importante e andrebbero evitati i toni polemici   

Si tratta di un’iniziativa centrale sotto il profilo economico, sociale e anche ambientale

Con l’ex presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, e con l’ex assessore all’Economia, Gaetano Armao, le Zone Franche Montane (ZFM) della Sicilia sono rimaste sulla carta. Questione di soldi: il passato Governo dell’Isola si è rifiutato di sostenere un’iniziativa sacrosanta, come abbiamo raccontato negli anni passati (qui trovare una serie di nostri articoli: Zone Franche Montane per 133 Comuni siciliani: il Governo Conte ha detto no, si spera nel Governo Draghi La verità è che sui fondi per le Zone Franche Montane siciliane è in corso una commedia degli equivoci tra Stato e RegioneNasce l’Associazione Zone Franche Montane della Sicilia). Chissà se l’attuale Governo regionale di Renato Schifani, che in materia di tutela dell’ambiente sta dimostrando di essere molto più avanti rispetto al passato Governo proverà a far decollare un’iniziativa vitale per i Comuni montani della Sicilia.

 

La prossima settimana i rappresentati dei Sindaci dei Comuni montani della Sicilia incontreranno i parlamentari che fanno parte della Commissione Attività produttive dell’Ars

“Mercoledì primo Marzo alle 12 – leggiamo in un comunicato – i coordinatori regionali del Comitato per l’istituzione delle Zone Franche Montane in Sicilia, Vincenzo Lapunzina e Filippo Ricciardi (presidente dell’associazione ZFM Sicilia e sindaco di Limina, provincia di Messina), verranno auditi dalla III Commissione Attività Produttive dell’Assemblea regionale siciliana. La Commissione, presieduta dall’onorevole Gaspare Vitrano e dai vice presidenti Stefania Campo, Giuseppe Catania e Michele Mancuso, è composta dagli onorevoli Giuseppe Castiglione, Nicolò Catania, Alessandro De Leo, Emanuele Dipasquale, Vincenzo Figuccia, Riccardo Gallo, Carmelo Pace, Dario Safina e Luigi Sunseri”. Sarebbero stati invitati anche il presidente della Regione Schifani e l’assessore all’Economia, Marco Falcone. Il 22 febbraio scorso i rappresentanti del Comitato regionale sono stati ricevuti dai vertici dell’ANCI Sicilia, presieduta da Paolo Amenta, in quell’occasione, “oltre ad avere constatato la condivisione dell’impegno – leggiamo sempre nel comunicato – è stato sottoposto all’attenzione della nuova governance dell’associazione dei Comuni siciliani l’estenuante percorso fatto e sottolineato che la mancata definizione della proposta rimane in capo alla volontà politica e non alla difficoltà di reperire adeguate risorse economiche. Nel corso dell’audizione all’Ars Lapunzina e Ricciardi ribadiranno la necessita è l’urgenza di avviare l’esperienza legislativa della norma di politica economica che a seguito dell’avvio della nuova Legislatura (XIX, Roma) si trova in una sorta di stallo tecnico”.

 

Far partire le Zone Franche Montane in Sicilia significa gettare le basi per interrompere lo spopolamento di questi territori. E, di conseguenza, tutelare tali aree dal dissesto idrogeologico che è anche conseguenza dell’abbandono dei terreni. L’argomento è importante e andrebbero evitati i toni polemici    

“C’è una corposa istruttoria sviluppatosi in circa 2900 giorni – affermano Lapunzina e Ricciardi – e non ci sono impedimenti di alcun tipo per approvare e attuare le disposizioni istitutive le zone franche montane in Sicilia. Abbiamo motivo di ritenere che il buon esito della norma di politica economica di cui trattasi, vitale per il futuro delle Terre alte di Sicilia, sia legato esclusivamente alla volontà politica, tenuto conto che non ci sono altri impedimenti di natura finanziaria, legislativa e tecnica. Le aree sconosciute alla politica siciliana in questi anni hanno perso decine di migliaia di residenti – continuano Lapunzina e Ricciardi – in circa 60 Comuni, incastonati alle quote più alte di tutte le 9 province, dal primo gennaio 2002 al primo gennaio 2022 si sono persi circa 45 mila residenti. Come se fosse stata spazzata via l’intera area interna ‘Nebrodi-Etna-Alcantara’. Crediamo che sia giunto il tempo della verità e di guardare negli occhi chi continua ad osteggiare il diritto di residenza nelle Terre alte siciliane”. Consigliamo a Lapunzina e a Ricciardi di evitare termini polemici, tipo “Le aree sconosciute alla politica siciliana” e “osteggiare il diritto di residenza nelle Terre alte siciliane”, se non altro perché hanno a che vedere con un nuovo Parlamento e con un nuovo Governo.

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