Gli Indipendentisti di lu Frunti Nazziunali Sicilianu ricordano che il 20 Dicembre del 1815 morì, a 75 anni, a Palermo, mentre era ospite di un amico in una villa della Borgata di San Lorenzo Colli, il grande Poeta GIOVANNI MELI, abate, medico ed ex docente dell’ACCADEMIA DEGLI STUDI (diventata poi UNIVERSITÀ DI PALERMO). Cultore, competente ed appassionato della LINGUA SICILIANA, il MELI la adoperò in tutti i suoi scritti letterari e poetici, compiendo ogni sforzo per alzarne il livello e per diffondere l’uso anche nel “PUBBLICO”. Mirava, cioè, a garantirne l’esistenza anche per il FUTURO. Aveva, infatti, ben percepito che grossi pericoli si intravedevano all’orizzonte per depotenziarne l’uso, il valore ed il ruolo di LINGUA NAZIONALE del Popolo Siciliano. Erano, peraltro, già iniziate le “GRANDI MANOVRE” propedeutiche all’offensiva “italianista” del Risorgimento, a tutto vantaggio, ovviamente, della LINGUA ITALIANA che, dal sedicesimo secolo, era diventata lingua “ufficiale” del REGNO DI SICILIA, per volontà di CARLO V, Imperatore del Sacro Romano Impero ed, appunto, anche RE DI SICILIA. Manovre e pericoli, purtroppo, sottovalutati persino dai “NAZIONALISTI SICILIANI”. I quali ultimi, ingenuamente, si sentivano tranquillizzati dal fatto che la Lingua Siciliana fosse, ancora e comunque, parlata al cento per cento della popolazione siciliana, ad ogni livello e nella vita di ogni giorno. Ed era parlata, in tutta quanta la Sicilia, in modo corretto, seppure con le comprensibili flessioni dialettali. Il Siciliano – insomma – appariva, ERRONEAMENTE, destinato a restare per sempre la LINGUA della NAZIONE SICILIANA.
Oggi la situazione della Lingua Siciliana è, purtroppo, semplicemente disastrosa, soprattutto perché alla Sicilia – (grazie anche all’ASCARISMO CULTURALE della classe politica e dai Partiti dominanti in Sicilia) – non vengono estese le tutele che pure vengono riconosciute a varie Lingue e a non pochi dialetti regionali e/o locali. Va, peraltro, sottolineato che le poesie del MELI furono conosciute anche al di fuori della Sicilia. E, con loro, ebbe successo e riconoscimenti la LINGUA SICILIANA. Alcune poesie furono tradotte da Wolfgang GOETHE in tedesco e da Ugo FOSCOLO in italiano. Numerose furono le traduzioni in latino, in greco ed in francese. Insomma: costituirono un trionfo per la Letteratura e la Lingua Siciliana dell’epoca. Quello del MELI non fu un caso isolato, in quanto altri Poeti Siciliani ebbero grandi successi e – per tutti – ricordiamo DOMENICO TEMPIO (Catania, 1750-1821). Peraltro, in Siciliano, furono scritte addirittura opere di carattere scientifico.
Tornando ai nostri giorni, gli Indipendentisti FNS ritengono che il migliore omaggio che si possa rendere alla memoria di Giovanni MELI sia quello di salvaguardare, con il maggiore impegno possibile, la LINGUA SICILIANA come PATRIMONIO CULTURALE DELL’UMANITÀ, proprio per la ricchezza ed il PLURALISMO di vocaboli, di consonanti, di suoni e di “sentimenti” che la nostra LINGUA racchiude in sé. L’FNS “Sicilia Indipendente” evidenzia, ancora una volta, l’opportunità e l’ESIGENZA che si istituisca un’apposita CATTEDRA di LINGUA SICILIANA in ciascuna delle Università di Palermo, di Catania, di Messina e di Enna. L’insegnamento del Siciliano, in modo più adeguato allo scopo, va introdotto, altresì, nelle Scuole Siciliane di ogni ordine e grado. Per non ripetere gli errori del passato, va tenuto conto del fatto che i – pur lodevoli – tentativi di sensibilizzazione al problema, già effettuati, non hanno raggiunto, se non eccezionalmente, le finalità suddette. Il tutto va fatto – e bene – prima che sia troppo tardi. Anche per evitare che, con la LINGUA SICILIANA, venga ASSASSINATO pure il Popolo Siciliano. Così come paventava IGNAZIO BUTTITTA, alla cui memoria ed al cui insegnamento l’FNS “Sicilia Indipendente” rende analogo omaggio.
A N T U D U !
Palermu, 24 Dicimmaru (dicembre) 2012
‘U Prisidenti FNS Kurrahu MIRTO
‘U Sikritariu Pulitiku Pippu SCIANÒ