- Il Segretario generale della NATO Jens Stoltemberg sembra una variante del protagonista del celebre romanzo ‘Il deserto dei tartari’. Così come il capitano Drogo aspettava i tartari per la guerra, il numero uno della NATO aspetta le armi europee per la guerra in Ucraina…
- Intanto, pronto accomodo, gli Stati Uniti investono nella produzione di nuove armi
- E siccome quando la guerra arriva arriva per tutti, anche la Russia investe in nuove armi. Intanto il Sudafrica si schiera apertamente con Cina e Russia
Il Segretario generale della NATO Jens Stoltemberg sembra una variante del protagonista del celebre romanzo ‘Il deserto dei tartari’. Così come il capitano Drogo aspettava i tartari per la guerra, il numero uno della NATO aspetta le armi europee per la guerra in Ucraina…
“Molti si chiedono se l’assistenza militare all’Ucraina comporti il rischio di un’escalation del conflitto. Posso dire che non ci sono opzioni senza rischi. Ma il rischio della vittoria di Putin è molto più alto”. Lo ha detto Jens Stoltemberg, Segretario generale della NATO. Secondo il quale la guerra deve continuare per sostenere pienamente l’Ucraina e impedire la vittoria russa, anche se questo “sarà estremamente pericoloso per noi”. Insomma, al vertice di Monaco l’Occidente cerca di serrare le fila. Con appelli che, in verità, fanno un po’ sorridere. Come le accuse alla Russia di avere messo in pratica “atti contro l’umanità”. Frase che, pronunciata dagli occidentali che con le guerre ne hanno combinato di tutti i colori suona un po’ comica. Nella grande tragedia che va in scena in Ucraina – una tragedia che va avanti quasi da un anno – l’Occidente continua ad agitare l’intervento della “Comunità internazionale” che dovrebbe sanzionare la Russia. Come scriviamo spesso, questa fantomatica “Comunità internazionale” è formata da Stati Uniti d’America più il Canada, Unione europea, Regno Unito, Australia, Giappone (almeno fino ad oggi) e qualche altro Paese sparso. Alla fine – questi oggi sono i ‘numeri’ dell’Occidente che coincidono con la “Comunità internazionale” che dovrebbe sanzionare la Russia – questi Paesi messi tutti insieme arrivano a poco più di un miliardi di abitanti sugli 8 miliardi di abitanti della Terra. Una minoranza, per carità, bene armata, ma che sempre netta minoranza è. Di fatto, al di là della NATO di Stoltemberg, i Paesi che oggi non sono più allineati con l’Occidente, acquistano i prodotti russi colpiti dalle sanzioni occidentali, a cominciare da gas e petrolio, vanificando le stesse sanzioni russe. E c’è anche il dubbio che, sottobanco, un ‘pezzo di Unione europea – Germania in testa ma forse anche la Francia – ‘treschino’ con la Cina contro l’area del dollaro. Lo stop alle auto a benzina e gasolio a partire dal 2035 approvato dal Parlamento europeo è un chiarissimo assist alla Cina. La sensazione è che l’Unione europea, al di là dei proclami, stia fadendo ben poco per aiutare Stati Uniti e Ucraina. Tedeschi, francesi, italiani dicono che invieranno armi in Ucraina di qua e armi in Ucraina di là. Ma ‘ste armi dove sono? Insomma, c’è un mezzo ‘babbio’. Gli americani l’hanno capito? I Dem americani che oggi governano l’America sembrano un po’ addurmisciuti ma si potrebbero sempre svegliare…
Intanto, pronto accomodo, gli Stati Uniti investono nella produzione di nuove armi
In un’atmosfera da “Deserto dei tartari” la NATO continua a inquadrare la Russia come una “minaccia globale” e annuncia l’utilizzazione di tutti i mezzi possibili per proteggere i suoi confini e garantire la sicurezza dei suoi alleati. Che significa utilizzare tutti i mezzi possibili? Armi nucleari o altri sistemi di arma proibiti ma forse già utilizzati in altre guerre? Non si capisce. Quello che invece è notizia di dominio pubblico è che la guerra in Ucraina sta spingendo gli Stati Uniti a rivedere le scorte di armi. Vero è che a Luglio, comunque andranno le cose gli Stati Uniti si ritireranno dalla guerra per procura in Ucraina. Ma le nuove armi servono. Anche per rimpiazzare quelle inviate in Ucraina. E poi, si sa, l’industria delle armi è sempre una ‘valvola keynesiana’ a sostegno dell’economia americana. “Il Pentagono – leggiamo in un canale Telegram – ha avviato una revisione delle sue scorte di armi, ha affermato il più alto funzionario militare degli Stati Uniti, indicando che Washington si sta preparando ad aumentare la spesa per le armi a causa delle preoccupazioni per l’impatto della guerra in Ucraina sulle forniture di munizioni. La quantità di munizioni richiesta dal conflitto ha messo in luce le vulnerabilità dell’industria della difesa degli Stati Uniti, che sta cercando di ruotare rispetto ai livelli di produzione in tempo di pace, pur essendo afflitta da carenze di componenti e manodopera legate alla pandemia”. In ogni caso, saranno laute commesse per l’industria bellica americana, anche se un aumento dell’inflazione sarò inevitabile.
E siccome quando la guerra arriva arriva per tutti, anche la Russia investe in nuove armi. Intanto il Sudafrica si schiera apertamente con Cina e Russia
Non c’è solo l’America ‘sparata’ nella produzione di armi. Anche la Russia punta alla costruzione di nuove armi. “La Russia – leggiamo in un canale Telegram – ha aumentato la produzione del sistema missilistico ipersonico Kinzhal, ha affermato il capo di Rostec, Sergey Chemezov”. In un’intervista al programma militare “Военная приемка” (canale televisivo Zvezda Plus) Chemezov ha precisato: “Rostec sta ora producendo enormi volumi di prodotti per il Ministero della Difesa della Federazione Russa”. Il riferimento è alle imprese Rostec che potrebbero produrre fino a 300 elicotteri, inclusi elicotteri d’attacco, nel 2023. “I volumi sono cresciuti in modo significativo, in alcuni casi di 50 volte – ha affermato Chemezov -. La grande crescita riguarda principalmente l’industria delle munizioni. Che la Russia stia potenziando la produzione e l’uso di armi lo si evince anche dal fatto lo si evince anche dal fatto che la Marina ha portato da sette a undici il numero di navi da guerra schierate nel Mar Nero. Le navi da guerra russe sono presenti anche nel Mar d’Azov, nella parte settentrionale del Mar Nero, e nel Mediterraneo. Un’altra notizia importante – sempre legata al clima di guerra che si respira nel mondo – riguarda il Sudafrica. Il Ministero della Difesa di questo Paese ha reso noto che sono iniziate le esercitazioni congiunte con Russia e Cina nell’Oceano Indiano. Alle esercitazioni partecipa la fregata Admiral Gorshkov, recentemente giunta al porto di Città del Capo. La notizia è importante perché il Sudafrica si è unito al BRIC, che è diventato BRICS. Sono i Paesi – Brasile, Russia, India, Cina e ara anche il Sudafrica – che lavorano, insieme con altri Paesi del mondo, a una divisa alternativa al dollaro americano. Il segnale politico è preciso: anche nella guerra in Ucraina il Sudafrica è schierato con Cina e Russia.
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