- Ufficialmente il corridoio umanitario, voluto dall’ONU, è stato prorogato per 120 giorni. Ma è probabile che i russi lo chiudano per mettere in difficoltà l’Ucraina
- E’ più che probabile che il crollo del prezzo del grano duro registrato nei mercati pugliesi e siciliani e nel mercato di Bologna sia dovuto anche alla grande presenza di grano russo in Italia (che va ad aggiungersi al grano duro canadese e al grano duro ucraino)
Ufficialmente il corridoio umanitario, voluto dall’ONU, è stato prorogato per 120 giorni. Ma è probabile che i russi lo chiudano per mettere in difficoltà l’Ucraina
Nonostante la guerra e nonostante il terremoto che ha colpito la Turchia, il corridoio umanitario nel Mar Nero – voluto dall’ONU – per consentire all’Ucraina di esportare prodotti agricoli, grano in testa, è stato prorogato di 120 giorni. Il grano ucraino dovrebbe andare ai Paesi africani ma in realtà finisce anche in Italia. Il riferimento è soprattutto al grano duro ucraino che, insieme con il grano duro canadese, con grano duro russo e con il grano duro di altri Paesi ha fatto crollare il prezzo del grano duro in Italia, favorendo le industrie e penalizzando soprattutto i produttori di grano duro del Sud Italia e della Sicilia. Ma potrebbero esserci sviluppi. Come si legge nel report dell’analista dei mercati internazionali, Sandro Puglisi, “L’ambasciatore russo presso le Nazioni Unite ha affermato che Mosca non è stata in grado di esportare alcun grano come parte dell’accordo sui cereali del Mar Nero. Questa è stata la seconda volta in una settimana che un funzionario russo si è lamentato della Grains Initiative”. Insomma, ai russi l’accordo sul corridoio umanitario non sta più bene. “Ciò sta sollevando dubbi su quanto ancora la Russia sarà disposta a cooperare nel Mar Nero”, scrive Puglisi. E aggiunge: “Ciò potrebbe rallentare le esportazioni ucraine e la semina per il raccolto del 2023 e potrebbe anche portare a un aumento delle sanzioni contro la Russia”.
E’ più che probabile che il crollo del prezzo del grano duro registrato nei mercati pugliesi e siciliani e nel mercato di Bologna sia dovuto anche alla grande presenza di grano russo in Italia (che va ad aggiungersi al grano duro canadese e al grano duro ucraino)
Almeno dal nostro punto di vista, la Russia, in questo momento, non ha alcun interesse a dare all’Ucraina il vantaggio di esportare grano, olio di girasole e altri prodotti. A nostro modesto avviso, l’accordo sul corridoio umanitario potrebbe saltare da un momento all’altro, specialmente se l’Occidente continuerà a fornire soldi e armi all’Ucraina. Il fatto che il Governo ucraino stia provando a forzare la mano per aumentare le esportazioni significa poco o nulla, perché nonostante tutto l’Occidente abbia fornito soldi e armi all’Ucraina, è la Russia che sta vincendo la guerra su tutta la linea. Se la Russia deciderà di chiudere il corridoio umanitario nel Mar Nero ci sarà poco da fare. Intanto il prezzo del grano fa su e giù: alla fine della scorsa settimana era in salita, oggi è stato in lieve discesa. Nel report di Puglisi leggiamo che “le esportazioni di grano russo hanno raggiunto livelli record a Gennaio a 3,5 MMT, il 120% in più rispetto al ritmo di Gennaio 2021. SovEcon prevede che la Russia raggiungerà un ritmo di esportazione record nei prossimi mesi, con le esportazioni di grano durante la prima metà del 2023 che dovrebbero raggiungere i 21,3 milioni di tonnellate, rispetto ai 10,9 milioni di tonnellate nello stesso periodo dell’anno scorso”. Numeri record, insomma. La Russia, di solito, esporta il proprio grano in Africa, ma sorge il dubbio – che forse è più di un dubbio – che un bel po’ di grano russo sia arrivato anche in Europa e in Italia: e questo potrebbe essere uno dei motivi per i quali il prezzo del grano duro in Italia è crollato. La Russia esporta molto grano, ma non esagera, per evitare che il prezzo vada molto giù. E’ un gioco molto sottile, quello condotto dai russi. Il 21 Febbraio il Paese di Putin aumenterà i dazi all’esportazione di grano, mais e e orzo. Per essere espliciti: il ‘gioco’ sui prezzi del grano, in questo momento, lo conduce la Russia. E non lo fa certo per favorire l’Unione europea: anzi! Torniamo con la nostra domanda: qualche parlamentare nazionale di buona volontà la presenterà un’interrogazione al Ministro delle Politiche agricole, Francesco Lollobrigida, per sapere con quale grano duro le industrie italiane stanno producendo la pasta? Cosa ci racconterà la televisione? Che la pasta commercializzata in Italia è prodotta tutta con grano duro italiano senza glifosato e senza micotossine? E torniamo anche con il nostro consiglio: non acquistate più pasta industriale italiana ma solo pasta artigianale prodotta con grani duro del Sud Italia e della Sicilia!
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