E’ diventato virale il video di una giovane ingegnera che dice di non riuscire a vivere con 750 euro al mese. Il tema non è nuovo. Volendo, è quello che ripetono da anni i protagonisti del cosiddetto popolo delle partite IVA, liberi professionisti costretti a fare i salti mortali per sopravvivere. Altri osservatori si accorgono solo adesso che i professori di liceo e, in generale, i docenti della scuola italiana sono sottopagati. Per non parlare di quello che sta succedendo nel mondo della sanità. Dopo il ‘golpe europeista’ del 2011, quando al grido di “Ce lo chiede l’Europa” hanno portato sulla plancia di comando di Palazzo Chigi l’ultra-liberista e globalista europeista Mario Monti, i tagli alla sanità pubblica italiana sono stati continui. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: Pronto Soccorso nel caos con pochi medici e pochi infermieri, carenza di medici e di infermieri nei reparti degli ospedali, carenza di posti letto, medici pubblici che si dimettono perché non ce la fanno più a reggere carichi di lavoro pesantissimi e rischiosissimi. Il tutto ‘condito’ con martellanti pubblicità soprattutto radiofoniche dove si invitano i cittadini che hanno subito fatti di “malasanità” ad intentare cause di risarcimento danni. Cosa, questa, che moltiplica le ‘fughe’ dei medici pubblici dagli ospedali e convince sempre di più i giovani medici italiani ad andare a lavorare all’estero dove, oltre a rischiare di meno, si guadagna di più. E già, perché così come i docenti della scuola italiana sono tra i meno pagati del cosiddetto Occidente, anche i medici pubblici italiani sono tra i meno pagati dell’Occidente. E i cittadini italiani? Per assicurare le cure sanitarie ai propri cittadini, la Germania spende quasi 6 mila euro all’anno per ogni abitante; in Italia poco meno delle metà, circa 2 mila e 700 euro all’anno; se il raffronto prosegue con altri Paesi europei, dalla Francia al Nord Europa, ci si accorge che l’Italia è all’ultimo posto tra i grandi Paesi europei per spesa pro capire sanitaria. La Germania spende per la sanità pubblica oltre l’11% del proprio Prodotto Interno Lordo (PIL), la Francia poco meno del 10% del PIL, mentre l’Italia nel 2022 è ferma al 7% con la prospettiva di arrivare al 6,2% nel 2025. La sanità pubblica italiana peggiora di giorno in giorno e i Governi hanno già programmato un’ulteriore riduzione della spesa per questo settore.
Questi sono i fatti. La spesa pubblica per la sanità in Italia è aumentata un po’ (neanche tanto poi) durante la pandemia, e già hanno programmato la riduzione. L’attuale Governo di Giorgia Meloni non ha alcuna responsabilità sulla riduzione delle spesa nella sanità pubblica avvenuta negli anni passati, ma sul futuro ha tutto il tempo di correggere la rotta. Lo farà? Per invertire la rotta ci vogliono le risorse finanziarie. Siamo arrivati al punto dolente. Ci dicono che in Cina e in Russia non c’è democrazia. Mentre in Italia che democrazia ci sarebbe? I cittadini votano una forza politica che si impegna a fare questo e quello. Dopo di che i Governi italiani, a prescindere dal colore politico, debbo fare quello che viene imposto dall’Unione europea. Il nome del Ministro dell’Economia italiano lo impone l’Unione europea. Abbiamo visto tutti cosa è successo nel 2018, quando la Ue è intervenuta per bloccare la nomina di un Ministro dell’Economia sgradito agli ‘strozzini’ di Bruxelles. Le ‘autorità’ italiane, invece di difendere la politica italiana, hanno appoggiato le ragioni dell’Unione europea. Questi sono i fatti. Coloro i quali oggi si sciacquano la bocca con la Costituzione italiana sono le stesse persone che hanno contribuito ad affossarla. Basti pensare a cosa hanno combinato, sempre negli anni del Governo Monti, quando hanno stravolto la Costituzione cancellando lo spirito keynesiano per introdurre il demenziale e truffaldino Fiscal Compact. Oggi l’Italia scopre di avere la sanità pubblica con le gomme a terra. E che provvedimenti sta adottando? Si punta a far restare a lavorare i medici fino a 72 anni. Si sta cominciando con i medici convenzionati. Che, leggiamo su sanità informazione, “potranno restare in servizio fino a 72 anni in attesa del turn over”- Con l’ENPAM, l’Ente di previdenza del personale medico, pronto a recepire una norma che sembra in dirittura d’arrivo.
Spiega, sempre su sanità informazione, il presidente della Fondazione ENPAM, Alberto Oliveti: “Questa misura straordinaria sembra inevitabile per il Servizio sanitario nazionale e, per quanto questo possa essere controintuitivo, è nell’interesse dei giovani medici. Data l’attuale carenza, senza un prolungamento provvisorio per i convenzionati anziani, infatti, tanti cittadini rischierebbero di restare senza servizio pubblico, mentre i futuri medici di famiglia vedrebbero scomparire i loro spazi professionali poiché nel frattempo, come abbiamo già visto accadere, verrebbero occupati da medici importati da Paesi extra-europei se non addirittura cancellati da riorganizzazioni forzate dell’assistenza primaria. I danni per le prospettive lavorative e previdenziali dei giovani sarebbero evidenti. Il pensionamento massivo di medici di famiglia e di pediatri era ampiamente previsto, tanto che l’Enpam lancia l’allarme da più di 10 anni. Oggi questa misura d’emergenza, spostando il limite d’età per il pensionamento dei convenzionati, consentirebbe di dare maggiore solidità al sistema previdenziale della categoria senza togliere lavoro ai giovani. È anzi fondamentale che nei prossimi tre anni vengano formati tutti i nuovi medici di medicina generale e i pediatri di cui c’è bisogno, recuperando il tempo perso” (qui per esteso l’articolo di sanità informazione). La speranza è che non costringano tutti i medici pubblici ad andare in pensione a 72 anni! Alla fine il vero problema non emerge: la mancanza di risorse finanziarie. Per tutelare l’Unione europea che, dopo aver derubato scientificamente l’Italia con la truffa del debito pubblico e con la truffa dell’Avanzo primario ci vuole pure fare mangiare gli insetti, si tace su fatto che l’unica soluzione per salvare l’Italia, oggi, è l’uscita dall’Unione europea. Opzione da mettere in atto subito, senza perdere altro tempo, visto che l’Unione europea, con la guerra in Ucraina, è destinata a peggiorare, se non a scomparire.