- La polemica che va in scena in Alto Adige a proposito delle coltivazioni di mele ci dà l’opportunità per alcune precisazioni sul rapporto tra agricoltura e chimica
- Forse è opportuno ricordare che i primi che sarebbero felici di non ricorrere a pesticidi, erbicidi e fungicidi sono gli agricoltori che risparmierebbero un sacco di soldi!
- Ben vengano i controlli sui prodotti agricoli a tutela della salute pubblica. Su tutti i prodotti agricoli, anche sull’ortofrutta che arriva in Italia dall’universo mondo nel nome della globalizzazione dell’economia
La polemica che va in scena in Alto Adige a proposito delle coltivazioni di mele ci dà l’opportunità per alcune precisazioni sul rapporto tra agricoltura e chimica
Occupandoci spesso di agricoltura troviamo interessante il dibattito che si è aperto in Trentino Alto Adige sull’uso di pesticidi, fungicidi ed erbicidi nella coltivazione delle mele. In questa Regione l’area dedicata alla coltivazione delle mele ha un’estensione di 18 mila e 500 ettari circa. Interessa la zona di Salorno, la Valle dell’Adige, il Burgraviato, la zona della Valle Isarco, i dintorni di Bressanone e la Val Venosta. Scrive il giornale on line il Dolomiti: “In 7 mesi mai un giorno senza pesticidi nei meleti in Val Venosta”. I dati shock dell’Istituto ambientale tedesco: ”Utilizzata anche una miscela di sostanze”. Sommario: “L’analisi dei registri degli agricoltori è stata pubblicata dall’Istituto di Monaco di Baviera il 25 gennaio 2023 e riguarda 681 aziende agricole operanti su un totale di 3.124 ettari di superficie produttiva della valle altoatesina. L’autrice dell’indagine: “Per la prima volta si è riusciti a definire quali pesticidi sono stati utilizzati nella melicoltura della Val Venosta, quando e in che quantità”. Tutto ha avuto inizio con un’indagine avviata nel 2017 a seguito delle querele presentate dall’assessore provinciale Arnold Schuler e da un migliaio di operatori del settore contro Karl Bär”. Da leggere attentamente la replica del Consorzio Mela riportato sempre da il Dolomiti. Titolo: “Pesticidi in Val Venosta, interviene il Consorzio Mela: ‘Impossibile rinunciare ai fitosanitari. Servono anche nella produzione biologica’”. Il giornale raccoglie la replica di Anna Oberkofler, direttrice Consorzio Mela Alto Adige: “I dati stati forniti solo da alcuni produttori e di conseguenza non possono essere considerati rappresentativi della realtà altoatesina… I dati pubblicati risalgono al 2017 e sono quindi datati. In ogni caso non infrangono alcuna normativa né le indicazioni o i requisiti richiesti dagli operatori commerciali. Nel 2017, il numero effettivo di trattamenti eseguito dai produttori dell’intera Val Venosta è risultato pari, rispettivamente, a 21 (bio) e a 20 (Agrios). Le informazioni si riferiscono al numero di trattamenti effettuati in produzione biologica e in produzione integrata nel territorio controllato dal Vip nel 2017 messi a confronto con lo stesso parametro rilevato in Germania nel 2016”.
Forse è opportuno ricordare che i primi che sarebbero felici di non ricorrere a pesticidi, erbicidi e fungicidi sono gli agricoltori che risparmierebbero un sacco di soldi!
Tutti vorremmo evitare l’uso di fitofarmaci, consumatori e agricoltori. I primi – i consumatori – perché vorrebbero portare sulle proprie tavole prodotti agricoli senza residui di pesticidi, erbicidi e fungicidi; i secondi – gli agricoltori – perché senza l’uso di prodotti chimici risparmierebbero un sacco di soldi! Siamo i primi a denunciare l’abuso di pesticidi o l’uso improprio, ad esempio, del glifosato, un erbicida che nelle aree del mondo fredde e umide viene utilizzato per far maturare artificialmente il grano e anche altri prodotti agricoli, a cominciare dalle lenticchie. Ma un conto è lavorare per arrivare ad utilizzare sempre meno e con maggiore oculatezza e precisione la chimica in agricoltura mentre altra e ben diversa cosa è propugnare l’eliminazione di fungicidi, pesticidi ed erbicidi dall’agricoltura con un colpo di bacchetta magica! Nel secondo caso, siamo nel campo dei sogni. “In generale – leggiamo sempre su il Dolomiti – il Consorzio ritiene che ‘il ricorso ai fitosanitari sia imprescindibile dato che i frutticoltori sono obbligati a produrre alimenti sani. All‘utilizzo dei fitosanitari non è possibile rinunciare, posto che le sostanze attive contribuiscono a mantenere sani i frutti e le piante e a garantire così la raccolta. Anche in produzione biologica l’impiego dei fitosanitari (ammessi in questa modalità di produzione) è necessario. Per quanto riguarda l’orto – prosegue – o il giardino domestico è possibile che in qualche annata si ottengano frutti sani senza dover intervenire chimicamente. Purtroppo, se si opera a livello professionale e se da questa attività si ottiene un reddito, tutto ciò non è possibile. Il frutticoltore sarebbe il primo a beneficiarne, se la realtà lo permettesse: non da ultimo per risparmiare il denaro che invece deve essere investito per l’acquisto di fitosanitari e dell’apparecchiatura tecnica per la loro distribuzione'” (qui per esteso l’articolo de il Dolomiti con le precisazioni dei vertici del Consorzio Mela dell’Alto Adige).
Ben vengano i controlli sui prodotti agricoli a tutela della salute pubblica. Su tutti i prodotti agricoli, anche sull’ortofrutta che arriva in Italia dall’universo mondo nel nome della globalizzazione dell’economia
La questione è complessa. Ma non possiamo negare che nelle parole dei protagonisti del Consorzio Mela Alto Adige ci sia buon senso: nessun agricoltore – lo ribadiamo – ha il piacere di spendere denaro per acquistare prodotti chimici. Bisogna trovare la giusta misura: “I fitosanitari devono garantire la difesa da parassiti e da malattie devono quindi essere efficaci, senza influire sullo sviluppo delle colture. Se utilizzati professionalmente e applicati correttamente non possono avere effetti negativi né sull’uomo, né sugli animali e nemmeno sull’ambiente. L’andamento meteorologico è il primo responsabile della diffusione di parassiti e agenti di malattie. Proprio per questo, ogni anno cambiano le misure di difesa, il numero e l’intensità dei trattamenti. Il 90 % degli interventi fitosanitari viene praticato per la difesa da agenti fungini. In Alto Adige, le condizioni climatiche sono ottimali per la coltivazione del melo e ciò permette l’esecuzione di un numero di trattamenti inferiore rispetto ad altri comprensori melicoli”. Ben vengano i controlli sull’uso della chimica in agricoltura a tutela della salute dei consumatori. Sarebbe auspicabile che l’attenzione dedicata a chi lavora in agricoltura in Italia venga riservata anche ai prodotti agricoli che, grazie alla globalizzazione dell’economia (che Iddio l’abbia in gloria…), arrivano in Italia dall’universo mondo. Per quello che ci è dato sapere, gli agricoltori, in Italia, fanno uso di fitofarmaci nel rigoroso rispetto delle leggi nazionali e delle indicazioni-prescrizioni dell’Unione europea. Siamo sicuri che l’ortofrutta che arriva in Italia dall’universo mondo non contenga prodotti chimici in eccesso e, magari, fitofarmaci che la farmacopea agricola italiana ed europea ha bandito perché dannosi per la salute umana?
Foto tratta da Mela Alto Adige
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