L’inflazione continua a non dare tregua negli Stati Uniti d’America e nell’Unione europea, nonostante i ripetuti innalzamenti dei tassi di interesse. Con molta probabilità, i dati reali sulla recessione vengono tenuti nascosti per non creare allarme e pessimismo. Ma un dato positivo c’è, come racconta il report dell’analista dei mercati internazionali, Sandro Puglisi (foto a destra), ovvero la riduzione del livello generale dei prezzi dei prodotti agricoli, ad eccezione dei cereali. “I prezzi alimentari mondiali sono scesi a gennaio per il decimo mese consecutivo – scrive Puglisi – e ora sono scesi di circa il 18% rispetto al record raggiunto lo scorso marzo in
Il dato FAO è mondiale. E certamente, per ciò che riguarda il presso del grano duro in Italia è in controtendenza, se è vero che dalle nostre parti il prezzo di questo cereale è crollato. Basti pensare alla Sicilia – che purtroppo fa sempre storia a sé – dove il prezzo del grano duro è inferiore a 40 euro. Una notizia interessante riguarda il riso, il cui prezzo, leggiamo sempre sul report di Puglisi, è salito del 6,2%, “trainato in parte dalla forte domanda locale in alcuni paesi esportatori asiatici”. La FAO si aspetta una produzione globale record di grano nel 2022 grazie raccolti di Australia e Russia. Nel report c’è un dato che non ci spieghiamo del tutto: “La FAO – leggiamo – ha anche riferito che la maggior parte del raccolto di grano invernale per il raccolto del 2023 è stato seminato nell’emisfero settentrionale e che i prezzi elevati hanno probabilmente favorito le piantagioni in diverse regioni di coltivazione chiave. In Nord America, le piantagioni invernali negli Stati Uniti sono probabilmente salite al massimo degli ultimi 8 anni e si prevede che la superficie coltivata a grano del Canada aumenterà del 2% su base annua”. Per Stati Uniti e Canada le previsioni vanno bene, perché da quelle parti non sembra ci siano i problemi che si riscontrano in Europa, dove il costo dei fertilizzanti è aumentato del 170% e dove i maggiori produttori di fertilizzanti del mondo – Russia e Cina – non dovrebbero avere molto interesse a fornire fertilizzanti a buon prezzo a un’Europa ostile verso la Russia.
Nel report di Puglisi c’è scritto che “Le piantagioni dell’UE probabilmente si manterranno vicino al livello del 2022”. E’ vero, ma con il prezzo del grano duro sotto i 40 euro, in Sicilia – dove si coltiva ilo grano duro – lo scenario potrebbe cambiare. Intanto le produzioni saranno più basse perché in tanti non hanno effettuato la concimazione azotata in pre-semina, perché il costo dei fertilizzanti azotati è proibitivo; se i prezzi continueranno a scendere – cosa che non è esclusa, visto che l’Italia è piena di grano duro che arriva da mezzo mondo – non è detto che convenga raccogliere il grano con le mietitrebbie, se è vero che anche il costo della mietitrebbiatura è raddoppiato. Speriamo di sbagliarci ma se la speculazione al ribasso del grano duro continuerà e scenderà e il prezzo in Sicilia sotto i 30 euro al quintale, ebbene, abbiamo l’impressione che gli allevamenti di animali di Sud Italia e Sicilia potrebbero utilizzare il grano duro non raccolto come alimento… Un’esagerazione? Nient’affatto. Se in Sicilia il prezzo del grano duro – che non è mai andato oltre i 50-52 euro al quintale – la scorsa settimana si attestava a 38 euro al quintale, non si può certo dire che le cose vadano meglio nelle altre piazze: nel mercato di Milano il prezzo del grano duro è crollato di 2 euro al quintale (il prezzo oscilla tra 45 e 46 euro al quintale); a Foggia, ‘Capitale’ italiana del grano duro, il prezzo è sceso di 2,5 euro al quintale (il prezzo attuale è poco più di 45 euro al quintale); a Bologna si registra un calo di 2 euro al quintale (e il prezzo oscilla tra 41 e 42 euro al quintale). Come si può notare, il prezzo del duro va giù ovunque, ma in Sicilia il crollo del prezzo è clamoroso! Totalmente assente la politica siciliana e la politica nazionale. Dal Governo siciliano non c’è nulla da aspettarsi, dal momento che l’assessorato regionale all’Agricoltura è solo un ‘contributificio’ senza speranza. Sconcertante il comportamento del Governo nazionale di centrodestra che ha fatto letteralmente scomparire la CUN grano duro, la Commissione Unica Nazionale che dovrebbe proteggere i produttori di grano duro del Sud e della Sicilia. Complimenti ‘vivissimi’ al Ministro delle Politiche agricole Francesco Lollobrigida, un vero ‘meridionalista’… Ci sarà alla camera e al Senato qualcuno che chiederà al Ministro Lollobrigida e alle industrie della pasta – comprese quelle del Sud Italia – con quale grano stanno producendo la pasta?
Foto tratta da AgroNotizie
,
Visualizza commenti