Il Consiglio dei Ministri ha approvato la bozza sull’Autonomia differenziata messa a punto dal Ministro leghista, Roberto Calderoli. Su questo passaggio c’è molta confusione e ci sono anche mezzi di informazione che raccontano cosa cambierà nelle regioni e bla bla bla. In realtà, non cambierà alcunché, almeno da qui a un anno-un anno e mezzo. L’approvazione della bozza Calderoli da parte del Governo è un atto politico che non avrà alcuna conseguenza in termini operativi. Con il sì di Palazzo Chigi è iniziato un iter che sarà lungo e che potrebbe concludersi anche con un nulla di fatto. La bozza approvata, infatti, dovrà andare adesso all’esame della Conferenza Stato-Regioni che dovrebbe approvarla, quasi sicuramente senza unanimità. Poi dovrà tornare al Governo che dovrebbe ‘girarla’ al Parlamento, cioè alla Camera e al Senato. Dopo l’approvazione da parte del Parlamento la bozza tornerà al Governo e poi di nuovo alla Conferenza-Stato-Regioni. Considerato che la sinistra, o presunta tale, oggi è contraria all’Autonomia differenziata – a differenza del 2019, quando invece era favorevole – il provvedimento si scontrerà con mille difficoltà. Viene da chiedersi: allora perché la sceneggiata di queste ore? Semplice: perché l’approvazione dell’Autonomia differenziata da parte del Governo di Giorgia Meloni è, come già accennato, un atto politico che serve per stravincere le elezioni regionali, soprattutto in Lombardia. Il centrodestra non vuole vincere le elezioni regionali: li vuole stravincere, soprattutto in Lombardia. Una vittoria alle elezioni regionali, magari molto netta, rafforzerebbe il Governo Menoli che oggi è un difficoltà.
Ciò posto, è interessante il comunicato del Movimento Siciliani Liberi, che prende la palla al balzo per lanciare una proposta particolare: “Il partito Siciliani Liberi – leggiamo nel comunicato – lancia un appello all’unità dei Siciliani, rivolto in primo luogo ai Sindaci, ma anche a tutte le istituzioni pubbliche, le associazioni di categoria, le forze economiche, sociali e culturali dell’Isola, non ‘contro’ l’Autonomia Differenziata, ma per far sì che questa svolta istituzionale non si traduca in un’ulteriore sfregio alle regioni meridionali e insulari, mentre, al contrario, deve essere occasione per rilanciare la complessiva Questione Siciliana, soprattutto in materia finanziaria. La Sicilia ha bisogno di interventi finanziari che diano stabilità strutturale ai conti di Regione e Comuni e non di ‘oboli’ una tantum per chiudere un bilancio qua e là. Siciliani Liberi pertanto chiede allo Stato, rivolgendosi a tutti i soggetti pubblici disponibili, a fare un fronte comune, intanto una corretta definizione dei Livelli Essenziali di Prestazioni, da basare non su una spesa storica distorta ma da ridefinire ex novo, e in condizioni di pari dignità con tutti i cittadini italiani, nonché, con l’occasione, una radicale e totale attuazione dello Statuto della Regione siciliana in materia finanziaria e amministrativa, e delle condizioni di insularità riconosciute dai trattati europei, come condizione per un assenso a forme speciali di autonomia per altre regioni del Paese”. Noi non crediamo che lo Stato metterà la Regione siciliana nelle condizioni di applicare lo Statuto, anche perché l’attuale Governo regionale va al traino di Roma, se è vero che sta consentendo allo Stato di tenersi 9 miliardi di euro scippati al Fondo sanitario siciliano con un vergognoso raggiro parlamentare. Tuttavia Siciliani Liberi non si pone in netta contrapposizione con l’Autonomia differenziata come stanno facendo solo oggi alcune Regioni del Sud (ci riferiamo soprattutto a Campania e Puglia amministrate dal PD) ma invita la Sicilia nel suo complesso ad accettare la sfida: le Regioni del Nord si tengano pure tutte le imposte che pagano i cittadini di ognuna di queste Regioni ma la Sicilia venga messa nelle condizioni di applicare lo Statuto. In realtà, alla Sicilia basterebbe applicare soltanto l’articolo 37 dello Statuto, che consentirebbe alla Regione di incassare le imposte di tutte le imprese del resto d’Italia ed estere con stabilimenti o sedi operative nella nostra Isola e sedi sociale fuori dalla Sicilia. Basterebbe questo per risanare i conti della Regione in un paio di anni.