Nei giorni scorso è stato sbandierato come l’accordo del secolo. In effetti, un accordo sul gas tra ENI e Libia da 8 miliardi di euro non è una cosa di tutti i giorni. Colto probabilmente, è stato questo il motivo del viaggio della presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni, in Libia. Ma adesso apprendiamo che l’accordo è saltato. Così scrive scenari economici.it: “Il Ministero del Petrolio libico ha respinto l’enorme accordo da 8 miliardi di dollari che il colosso energetico italiano ha firmato con la National Oil Corporation (NOC) libica nel fine settimana, affermando che l’accordo viola la legislazione e non è stato approvato dal Ministero prima della firma”. Per l’Italia e, in generale, per l’Unione europea è una doccia fredda. Ricordiamo che l’accordo avrebbe consentito di avviare lo sviluppo delle Strutture A&E per aumentare la produzione di gas da fornire alla Libia, garantendo, contemporaneamente, l’esportazione di grandi volumi di gas verso l’Unione europea (qui un articolo che illustra i termini dell’accordo). Di fatto, un accordo che scavalca la Russia e la Cina, sfruttando il fatto che in Libia – così si pensava fino a ieri – comandava l’Occidente. Invece non è affatto così. E a nulla vale il fatto che l’accordo sia stato firmato alla presenza del capo del Governo italiano e del primo ministro del Governo di unità nazionale libico, Abdul Hamid Al-Dbeibah. In ogni caso, al di là dell’enfasi che ha accompagnato la presentazione in pompa magna di questo evento, si tratta di un accordo nato male, perché non affronta l’emergenza, se è vero che la fornitura di gas sarebbe iniziata nel 2026. E’ chiaro che i governanti libici se la sono presi comoda, in attesa di capire cosa sarebbe successo. E infatti è arrivata la sorpresa.
“Mohamed Aoun, ministro libico del petrolio e del gas nel governo di Tripoli guidato da Al-Dbeibah – leggiamo sempre su scenari economici.it – ha respinto l’accordo perché, a suo dire, ha aggirato l’approvazione del suo ministero del petrolio e del gabinetto e ha modificato un precedente accordo firmato nel 2008… Secondo Aoun, l’accordo è illegale e manca di uguaglianza tra la Libia e l’Italia, ha dichiarato il ministro del petrolio in una registrazione video vista da Libya Herald. La lotta politica interna alla Libia potrebbe ritardare l’avvio dei flussi di gas del progetto dalla Libia all’Europa, che ha riposto le sue speranze – soprattutto attraverso l’Italia – in un aumento delle forniture di gas dal Nord Africa e dal Mediterraneo orientale”. Non sappiamo se questo sia l’epilogo di tale storia. In ogni caso – almeno fino a questo momento – l’operazione a scavalco di Russia e Cina da parte dell’Unione europea sembra fallita. E’ difficile non vedere, in questa storia, l’ombra della guerra in Ucraina e, in particolare, il ruolo di Cina e Russia, che oggi esercitano una grande influenza in tutto l’Africa, a cominciare dal Nord Africa. Anche il Governo di Giorgia Meloni, come il precedente Governo di Mario Draghi, ha giocato la carta del Nord Africa. Il Governo Draghi ha provato a stringere accordi con l’Algeria, dimenticando che si tratta di un Paese molto vicino a Tussia e Cina. Il Governo Meloni e l’ENI hanno provato con la Libia, dove pensavano, evidentemente, di trovare una sponda nell’attuale Governo. ma, come già accennato, il fatto che i libici abbiano sostanzialmente rinviato l’operazione gas al 2026 lasciava presagire qualche retro-pensiero.
Foto tratta da Qualenergia