Incredibile. Sì, incredibile. Nel giorno in cui Paolo Amenta viene eletto all’unanimità presidente dell’ANCI Sicilia, l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, apprendiamo che le priorità per i 391 Comuni della nostra Isola non sono le scuole senza riscaldamento, non sono le città al buio, non sono i servizi sociali ridotti al lumicino, non sono le strade scassate, non sono i cumuli di immondizia che rimangono per le strade per settimane e magari per mesi, non sono gli autovelox e le ZTL inventate per fare ‘cassa’ sulla pelle delle famiglie siciliane sempre più impoverite. No, non sono queste le priorità dei Comuni siciliani, in questo momento la priorità degli amministratori dei Comuni isolani sono le indennità dei Sindaci, degli assessori comunali e dei consiglieri comunali che vanno aggiornate. Il Governo di Mario Draghi, nell’Ottobre dello scorso anno, ha raddoppiato le indennità degli amministratori comunali. In Sicilia, dopo quattro mesi – cinque mesi con Febbraio – le indennità degli amministratori comunali non sono ancora state raddoppiate. Mamma mia che guaio! Che ingiustizia! Ma insomma, cosa fanno Assemblea regionale siciliana e Governo dell’Isola? Cosa aspettano per aumentare le indennità a Sindaci, assessori comunali e consiglieri comunali? Naturalmente, noi siamo ‘qualunquisti’, perché ci permettiamo di dire che, prima di aumentare le indennità di Sindaci, consiglieri comunali e assessori comunali si dovrebbero almeno riscaldare le aule delle scuole e illuminare le città piccole e grandi della Sicilia dove la sera la visibilità – che in molti casi lascia comunque a desiderare – è assicurate dalla presenza delle attività commerciali, senza le quali interi quartieri di città piccole e grandi sarebbero al buio. Ma noi ‘esageriamo’ ovviamente…
Ci dispiace scrivere queste cose ma non possiamo non sottolineare con forza che l’elezione di Paolo Amenta alla presidenza dell’ANCI Sicilia non si sta materializzando sotto buoni auspici. Sindaco di Canicattini Bagni, Provincia di Siracusa, Amenta succede all’ex Sindaco di Palermo, Leoluca Orlando. Amenta, che conosce molto bene lo scenario finanziario dei Comuni e delle ex Province siciliane, avrebbe fatto bene a non legare la sua elezione – avvenuta all’unanimità – con la vicenda, pur legittima, delle indennità. Ma tant’è. Noi ieri ci aspettavamo un’operazione verità da parte del neo presidente dell’ANCI Sicilia sulle scuole senza riscaldamento, visto che il problema non riguarda solo il Comune di Palermo, dove una bambina è finita in ospedale a causa del freddo ma tanti Comuni della nostra sempre più sbrindellata Sicilia. Invece notiamo – e ci dispiace – che la questione scuole senza riscaldamento è stata ignorata. Le cronache di queste ore ci raccontano che, oltre al nuovo presidente, l’Assemblea dell’ANCI ha eletto, sempre all’unanimità, il Consiglio regionale, del quale fanno parte 55 componenti fra Sindaci e altri amministratori locali. “Accetto con onore e con orgoglio la carica di Presidente dell’ANCI Sicilia – ha detto il neo Presidente Paolo Amenta – e ringrazio Leoluca Orlando per il lavoro fin qui svolto e i Sindaci di Palermo, Messina, Trapani, Caltanissetta e Siracusa che, in prima battuta, hanno sostenuto la mia candidatura. Sono commosso per la fiducia che mi stanno dimostrando. Una fiducia che si è basata sulla presentazione di una lista unica che non ha fatto altro che cementare il percorso unitario dell’Associazione. La strada da percorrere nell’immediato futuro non sarà sicuramente agile per gli enti locali, soffocati come sono dalle disuguaglianze e da una fragilità economica aggravata dalla pandemia. Ma ci impegneremo ancora di più per una radicale inversione del trend negativo che ha, purtroppo, caratterizzato la realtà di questi ultimi anni”. Il neo Presidente Amenta nella sua relazione ha parlato dei temi fondamentali che caratterizzano la vita degli enti locali: il Fondo regionale delle Autonomie locali che la politica ha ridotto, la gestione integrata dei rifiuti e delle acque, la gestione delle risorse del PNRR, l’Autonomia differenziata e, naturalmente, il già citato adeguamento delle indennità per gli amministratori locali. Arriverà prima “l’adeguamento” delle indennità degli amministratori dei Comuni siciliani alla normativa nazionale o il riscaldamento delle aule nelle scuole? Questa è una bella domanda. Detto questo, su una cosa possiamo stare certi ed accettiamo scommesse: l’adeguamento delle indennità dei Sindaci, dei consiglieri e degli assessori comunali arriverà prima del ritorno di una era illuminazione nelle città e di tutto il resto. I Siciliani – soprattutto la tante famiglie siciliane che non arrivano a fine mese, le famiglie siciliane che non possono pagare le bollette di luce e gas – saranno ‘felici’ nel sapere che anche in Sicilia è arrivato l’aumento delle indennità disposto dal Governo Draghi per gli amministratori comunali. Questa sì che è vera amministrazione pubblica. Quanto a noi, ci ‘vergogniamo’ di scrivere un articolo come quello che state leggendo…
Intanto per il nuovo presidente dell’ANCI Amenta si presenta subito il primo problema. In Assemblea regionale siciliana, dove è già iniziato l’iter dell’esame che dovrebbe portare in tempi brevi (o almeno così si spera) all’approvazione del Bilancio e della legge di stabilità 2023, è già iniziato il normale ‘assalto alla diligenza’. Sono i deputati dell’Ars che cercano in ‘infilare’ nella legge Finanziaria – che, per ironia della sorte è stata ribattezzata legge di stabilità – tutte le clientele immaginabili e inimmaginabili. Ovviamente, ogni clientela ha un costo e di soldi ce n’è pochi. Così i parlamentari, a colpi di emendamenti, hanno deciso di intaccare il Fondo regionale per le Autonomia locali. non lo diciamo noi: lo dice l’assessore regionale alle Autonomie locali e alla funzione pubblica, Andrea Messina: “Il governo Schifani – dice l’assessore Messina – ha previsto nella manovra finanziaria un fondo da 327 milioni destinato alle spese correnti degli Enti locali, ma registriamo un tentativo di aggressione allo stanziamento mediante alcune riserve proposte in commissione Bilancio all’Ars, che sottraggono risorse essenziali destinate ai Comuni. Gli emendamenti presentati da alcuni deputati – aggiunge l’assessore – comportano una riduzione del Fondo per tentare di finanziare altre piccole attività o piccoli investimenti. Ho sempre avuto il massimo rispetto per le dinamiche parlamentari, ma non ha senso che il Governo regionale fissi un budget di 327 milioni e poi si spostino risorse ad altre finalità causando una riduzione degli stanziamenti a 280-260 milioni di euro. Noi non ci fermeremo e, come governo, difenderemo le nostre scelte”. Per la cronaca, quello che resta del Fondo per le Autonomie locali serve per sostenere quello che resta dei Comuni e delle nove ex Province dell’Isola. Quello che i partiti politici nazionali non raccontano è che fino a prima dell’arrivo del Governo nazionale di Matteo Renzi il Fondo per le Autonomie locali ammontava a quasi un miliardo di euro all’anno oggi ridotto, appunto, a 327 milioni. Perché su questa vergogna tacciono tutti i rappresentanti dei partiti politici nazionali? Semplice. I soldi alla Regione siciliana, ai Comuni siciliani e alle nove Province siciliane li ha tolti il Governo Renzi, allora espressione del PD, partito che ha governato l’Italia per nove anni. Poi sono arrivati i grillini, che hanno governato cinque anni l’Italia e non hanno restituito i fondi alla Regione siciliana. Ora è arrivato il Governo di centrodestra di Giorgia Meloni, che si sta guardando bene dal restituire alla Regione siciliana i soldi scippati tra il 2014 e il 2016 dallo Stato. Anzi, per completezza d’informazione, il Governo Meloni sta finendo di ‘incaprettare’ la Sicilia, se è vero che, con la connivenza dell’attuale Governo siciliano di centrodestra presieduto da Renato Schifani, si sta tenendo i 9 miliardi di euro che lo Stato ha scippato al Fondo sanitario regionale della Sicilia. Questi sono i fatti, il resto sono minchiate.
Segnaliamo anche una dichiarazione del parlamentare della Lega, Vincenzo Figuccia, sulle strade siciliane: “Con le precipitazioni abbondanti di questi giorni – dice Figuccia – riaffiorano drammaticamente tutte le carenze che attanagliano la rete stradale regionale. Insieme al Parlamento regionale, il Governo pianifichi la realizzazione di opere da porre in essere attraverso un ordine del giorno in Finanziaria al fine di garantire quella viabilità e quelle infrastrutture che rimangono una priorità per i siciliani. A causa degli smottamenti, crolli, restringimenti delle sedi stradali molte tratti risultano impercorribili, pericolosi e impraticabili soprattutto per gli autotrasportatori con importanti ripercussioni nei confronti delle aziende. Rilanciare l’economia della Regione significa anzitutto garantire collegamenti interni che siano idonei ed efficienti”. Tutto giusto. Bisognerà capire se ci sono i soldi. Fino ad oggi la Regione siciliana ha ‘alleggerito’ il Fondo sanitario regionale – cioè i soldi che servono agli ospedali pubblici della Sicilia – per pagare spese che nulla hanno a che vedere con la sanità. Dopo le critiche della Corte dei Conti e un ricorso della stessa magistratura contabile alla Corte Costituzionale – che ha dato ragione alla Corte dei Conti – non sarà facile ‘depredare’ fondi alla sanità pubblica siciliana. Nulla contro l’onorevole Figuccia al quale diamo un consiglio: quando si indica una priorità – e le strade che cadono a pezzi sono una priorità – sarebbe bene indicare ai cittadini dove dovrebbero essere prese le risorse finanziarie per affrontare e risolvere il problema.
Foto tratta da Telesud
Visualizza commenti