Sempre basso il prezzo del grano duro con il dubbio (fondato) che il grano canadese stia invadendo l’Italia

31 gennaio 2023
  • Il dubbio nasce anche dal fatto che da Novembre dello scorso anno le autorità italiane non forniscono i dati sull’importazione di grano estero 
  • Dal dubbio alla certezza: le esportazioni di grano canadese sono in netto aumento: e questo è un dato ufficiale 
  • Perché la guerra in Ucraina potrebbe fare schizzare all’insù il prezzo del grano in tutto il mondo  
  • Dal dubbio alla certezza: le esportazioni di grano canadese sono in netto aumento: e questo è un dato ufficiale 

Il dubbio nasce anche dal fatto che da Novembre dello scorso anno le autorità italiane non forniscono i dati sull’importazione di grano estero 

Un fatto è verto: il prezzo del grano duro è un po’ altalenante. Nei giorni scorsi abbiamo raccontato di una riduzione un po’ drastica del prezzo del grano duro siciliano, sceso a circa 40 euro al quintale. Quando abbiamo verificato questo dato, con la testimonianza di agricoltori della nostra Isola che avevano appena venduto la propria produzione a questo prezzo, il grano duro pugliese veniva pagato a circa 46-47 euro al quintale. Per la cronaca – e forse sarebbe più corretto scrivere per la storia – il prezzo del grano duro siciliano viene sempre pagato meno di quello pugliese, pur essendo prodotti di qualità identiche, ma forse questa volta la ‘forbice’ era un po’ eccessiva. Oggi torniamo sull’argomento partendo dal nostro punto di riferimento: il report dell’analista dei mercati internazionali, Sandro Puglisi. La nostra sensazione è che in Italia circolino grandi quantitativi di grano duro esteri. E siccome in Italia le industrie della pasta sono, come dire?, molto affezionate al grano duro canadese, siamo andati a leggere cosa scrive, a proposito della produzione e della commercializzazione del grano canadese Sandro Puglisi:

 

Dal dubbio alla certezza: le esportazioni di grano canadese sono in netto aumento: e questo è un dato ufficiale 

“In Canada – scrive Puglisi – il rapporto settimanale Grain Statistics ha registrato consegne di grano tenero da parte dei produttori a 503,1k tonnellate per la settimana 25 di questa stagione di spedizione. Era in calo rispetto ai 533,7k mt pubblicati la settimana precedente… Le esportazioni di grano duro, nel frattempo, sono state nettamente superiori passando da 167,3k mt a 220,0k mt… Le esportazioni cumulative di grano duro hanno raggiunto 2.503,3k tonnellate contro 1.253,9 di un anno fa. In questo contesto, le offerte in contanti per il grano duro canadese si sono sbriciolate di settimana in settimana. Infatti, osservando il prezzo medio regionale di 456,3 $C/ton al 27 gennaio, si tratta di un calo di 15,3 $C/ton rispetto alla settimana precedente, che si aggiunge al calo di 22,63 $C/ton registrato una settimana prima, per un totale di 37,93 $C$ in due settimane. Tuttavia, è interessante notare che il prezzo di strada medio per l’N1 CWAD 13% (grano duro di prima classe) a Rosetown era di C $ 503,39, al 23 gennaio, praticamente invariato rispetto alla settimana precedente”. Dando un’occhiata ai dati ufficiali ci accordiamo che l’Italia, da Paese importatore netto, potrebbe avere importato più grano canadese di quanto raccontano i numeri che, in realtà, sono fermi al Novembre dello scorso anno. Insomma, la mancanza di puntualità dell’Italia, nel rendere noti i dati sull’importazione di grano duro suscita qualche legittimo dubbio. Detto questo, non possiamo escludere che, in Italia, siano arrivate importanti quantitativi di grano duro. Anche se affermare che il prezzo – per esempio del grano duro siciliano – sia crollato a causa della presenza di grano duro canadese, almeno in questa fase, potrebbe essere un po’ prematuro. Anche perché non sappiamo se tra qualche settimana il prezzo salirà.

 

Perché la guerra in Ucraina potrebbe fare schizzare all’insù il prezzo del grano in tutto il mondo  

Per completezza d’informazione va aggiunto che in questo momento l’euro un po’ forte non agevola la crescita del prezzo del grano. Se poi alle aste vinte dagli europei i prezzi sono bassi, ebbene, lo scenario ribassista è più che giustificato. Però segnaliamo che il blog DURODICILIA, pur raccontando della caduta del prezzo del grano duro, non sembra molto pessimista sul futuro. In effetti, in un futuro anche vicino non possono essere esclusi elementi che possono far salire i prezzi del grano duro, prezzi che oggi, rispetto ai costi di produzione e alla presenza di una sostenuta domanda di grano da parte di alcuni Paesi del mondo, sono troppo bassi. Non dobbiamo dimenticare che è in corso la guerra in Ucraina. E che alcuni Paesi europei – come per esempio la Francia e la Polonia – agiscono, di fatto, per creare le condizioni di un’accentuazione del conflitto. Cosa potrebbe significare questo? Che, pur con tutti i limiti del corridoio umanitario voluto dall’ONU e accettato dalla Russia per fare transitare il grano ucraino (e non soltanto il grano ucraino ma anche altri prodotti agricoli freschi e trasformati, dal mais all’olio di girasole) dal Mar Nero, se la guerra dovesse prendere una piega peggiore – cosa che purtroppo sembra verificarsi – l’Ucraina potrebbe non esportare più grano, almeno per le vie ufficiali, sia perché il Governo di questo Paese non avrebbe più il tempo di dedicarsi all’esportazione di prodotti agricoli, sia perché la stessa Russia, per creare difficoltà all’Occidente, potrebbe chiudere il corridoio umanitario del Mar Nero, e, volendo, potrebbe anche ridurre drasticamente l’export di grano. La Russia è il più grande produttore di grano del mondo. Oggi la Russia esporta grano perché ha una convenienza economica (perché ci guadagna) e perché ha una convenienza geopolitica (la Russia esporta grano in Africa e in Medio Oriente, aree del mondo che non sono legate all’Occidente). In presenza di possibili effetti climatici negativi in Occidente, la Russia – che di fatto in Ucraina è in guerra contro l’Occidente – potrebbe decidere di non esportare più grano in Occidente, magari di concerto con la Cina. Cosa, questa, che farebbe schizzare all’insù i prezzi del grano in tutto il mondo. E potrebbe farlo continuando ad esportare a prezzi bassi il grano in Africa e in Medio Oriente. Intanto, in questi giorni la Russia ha aumentato  la tassa sulle esportazioni di grano, mais e orzo: ciò significa che punta, già da oggi, a ridurre le esortazioni.

 

Lo scenario in Sicilia: dalla paura della siccità ai timori per piogge eccessive

Quanto all’Ucraina riprendiamo sempre il report di Puglisi: “Dall’Ucraina, la Grain Association (UGA) ha affermato che, a causa di un calo dell’area legato al conflitto in corso, prevede che la produzione totale di cereali e semi oleosi diminuirà per il secondo anno consecutivo, a circa 50 milioni di tonnellate (67 milioni di tonnellate l’anno precedente). La produzione di grano ucraina nel 2023-24 dovrebbe rimanere al di sotto dei 16 milioni di tonnellate (20 milioni di tonnellate l’anno precedente) e il mais è stato fissato a 18 milioni di tonnellate (22 milioni di tonnellate-23 milioni di tonnellate). Si prevedeva che la produzione di soia e colza sarebbe leggermente cambiata di anno in anno, intorno ai 3 milioni di tonnellate ciascuna”. Nel report si legge che tale previsione è provvisoria e rappresenta gli scenari migliori, con livelli di produzione potenzialmente in calo più marcato a seconda delle condizioni meteorologiche e finanziarie delle aziende agricole”. A proposito di clima, è noto che lo scorso anno la siccità ha tormentato il Centro Nord Europa, compreso il Nord Italia. C’è stata una riduzione della produzione di grano ma senza raggiungere il disastro che, ad esempio, la siccità sta provocando in Argentina. Quest’anno non sappiamo come finirà. Per la Sicilia, ad esempio, fino a una ventina di giorni fa – quando il clima si manteneva mite – c’era chi preconizzava problemi di siccità. Poi è arrivata anche nella nostra Isola un’andata di piogge. E oggi c’è chi, addirittura, teme che le piogge possano risultare eccessive. Questo per dire che, oggi, con i cambiamenti climatici in corso, non è facile lanciarsi nelle previsioni.

 

 

 

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