L’Autonomia differenziata verrà momentaneamente archiviata perché il centrodestra vincerà comunque in Lombardia/ MATTINALE 921

30 gennaio 2023
  • Il progetto di Autonomia differenziata verrà approvato dopo le elezioni regionali in Lombardia. Anche per evitare che i tanti meridionali che vivono in Lombardia abbandonino il centrodestra. 
  • Renzi, Calenda, Stefano Bonaccini e l’ombra della Nuova DC che ha già preso forma in Sicilia con Totò Cuffaro  
  • L’idea para-leghista sulla scuola del Ministro dell’Istruzione Valditara 

Il progetto di Autonomia differenziata verrà approvato dopo le elezioni regionali in Lombardia. Anche per evitare che i tanti meridionali che vivono in Lombardia abbandonino il centrodestra. 

Com’era prevedibile, le elezioni regionali in Lombardia sono diventate un campo di battaglia politico a trecentosessanta gradi. Il centrodestra – che nei sondaggi è in netto vantaggio – ne vorrebbe approfittare per far passare l’Autonomia differenziata che, stringi stringi, non è altro che un nuovo scippo di 60-70 miliardi di euro al Sud e alla Sicilia. Ci riuscirà? Se nelle scorse settimane l’Autonomia differenziata sembrava una cosa fatta, oggi lo scenario è un po’ più complicato. Non perché la bozza del Ministro leghista delle Regioni, Roberto Calderoli, è stata superata dagli eventi; e nemmeno perché contro l’Autonomia differenziata si è schierato il PD, partito che su tale argomento non è credibile, dal momento che poco prima dell’esplosione della pandemia, quando era al Governo dell’Italia, questo partito era favorevole all’Autonomia differenziata. Con molta probabilità, è il Governo di Giorgia Meloni che, in questa fase problematica, non ha interesse a far passare l’Autonomia differenziata. Visto che, alla fine, come già accennato, non è altro che uno scippo a Sud e Sicilia, la Meloni non ha interesse a perdere consensi in una parte del Paese, creando problemi anche al suo partito – Fratelli d’Italia – nel Mezzogiorno. L’Autonomia differenziata da approvare subito – Autonomia differenziata che prima o poi il Nord Italia sempre più povero, perché sempre più periferia della Mitteleuropa, si prenderà – avrebbe avuto un senso per vincere le elezioni regionali in Lombardia. Ma, a parte i sondaggi che danno in Lombardia il centrodestra addirittura oltre il 50% dei consensi, la Meloni e i suoi sanno che nel centrosinistra è in corso una battaglia politica nella quale il terzo polo di Matteo Renzi e Carlo Calenda, con la candidatura alla presidenza della Regione di Letizia Moratti, punta non tanto a vincere – impresa quasi impossibile – ma a superare il PD: impresa invece possibile. Battaglia politica importantissima per il Terzo polo, perché comincerebbero a ‘svuotare’ il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle. In questo scenario il centrodestra non ha bisogno di forzare sull’Autonomia differenziata, anche per non perdere i voti dei tanti meridionali che vivono nel Nord Italia.

 

Renzi, Calenda, Stefano Bonaccini e l’ombra della Nuova DC che ha già preso forma in Sicilia con Totò Cuffaro  

Renzi e Calenda – sul fronte del centrosinistra – puntano a sfruttare le profonde divisioni che oggi attraversano il PD. Anche se nessuno lo ammetterà mai, il tramonto di questo partito – che ormai è nei fatti – è stato provocato dall’Unione europea dell’euro. E’ stata la Ue a scegliere questa forza politica come punto di riferimento in Italia. La segreteria di Enrico Letta è stata imposta dall’Europa. Ma come tutte le cose fatte dall’Unione europea in Italia è finita male. La Ue non si è arresa, anche perché in questo momento non ha un’alternativa in Italia. Con molta probabilità, l’Unione europea, nella battaglia politica per il controllo del PD, sta giocando la carta di Elly Schlein. Ma questa carta non piace a una parte degli ex democristiani della Margherita, che minacciano di lasciare il partito. La verità è che, nella fusione tra ex comunisti ed ex democristiani della Margherita, alla lunga, ha avuto ragione Clemente Mastella, che è sempre stato contrario alla fusione. Mastella sosteneva e sostiene ancora oggi che ex comunisti e Margherita, divisi, non sarebbero mai scesi sotto il 30-35%; mentre il PD, a lungo andare, avrebbe drasticamente ridotto i propri consensi. I fatti stanno dando ragione a Mastella, se è vero che i sondaggi – che comunque vanno presi con le pinze – danno questo partito al 15%: in pratica, meno della metà dei voti che ex comunisti e ex democristiani avevano quando erano divisi in Democratici di sinistra e Margherita. Insomma, se la Schein dovesse diventare segretario del partito, tanti ex democristiani andranno via, magari con Mastella. E’ anche per questo – ma non solo per questo – che è venuta fuori la candidatura alla segreteria di Stefano Bonaccini, il presidente della Regione Emilia Romagna. Bonaccini – che con molta probabilità sarà eletto nuovo segretario del PD – punta a sbarrare la strada agli ‘europeisti’ che vorrebbero controllare il partito e a tenere nello stesso partito la componente democristiana che guarda alla ricostruzione della Nuova Democrazia Cristiana che è già nata in Sicilia con Totò Cuffaro. Di questa battaglia interna al PD ne approfitteranno Renzi e Calenda, che puntano a dare vita a un partito del 15-20% per diventare il riferimento in Italia di un’Unione europea sempre più ‘ammaccata’ dalla guerra in Ucraina.

 

L’idea para-leghista sulla scuola del Ministro dell’Istruzione Valditara 

Questo, in sintesi, lo scenario del centrosinistra italiano che si annuncia spaccato in tre tronconi: PD, Terzo polo e grillini. Con terzo polo e grillini divisi su tutto ma con in comune un obiettivo: ‘svuotare’ il PD. Tornando al centrodestra, va detto che questo schieramento politico, per vincere le elezioni regionali in Lombardia, non ha bisogno dell’Autonomia differenziata. Il progetto – lo ribadiamo – non viene ‘cassato’ dal centrodestra ma soltanto rinviato. Per il Nord il Governo Meloni ha già pronta un’altra ricetta: una nuova formulazione delle storiche ‘gabbie salariali’ già annunciata dal Ministro della Pubblica istruzione e del merito, Giuseppe Valditara. Come tutti sappiamo da decenni, il grosso della classe dei professori delle scuole del Nord Italia (e, in parte, anche del Centro Italia) è formato da meridionali. Ma oggi, con l’Italia che, di fatto, è diventato un Paese se non povero quanto meno molto impoverito, i laureati del Sud non hanno più interesse ad andare ad insegnare nelle scuole del Nord, perché con gli stipendi da fame che l’Italia ‘europeista’ eroga ai docenti della scuola è diventato difficile vivere al Nord. E’ difficile per i docenti della scuola che sono nati e vivono nel Nord Italia che, bene o male, se non debbono pagare l’affitto di casa vanno avanti; è diventato impossibile per i docenti meridionali trasferitisi nel Nord in abitazioni in affitto. E infatti non solo sono sempre meno i laureati del Sud e della Sicilia che si recano al Nord per insegnare; ma anche i meridionali e i siciliani che da anni insegnano al Nord cominciano a tornare nel Sud e in Sicilia. Detto in parole crude, le scuole del Nord Italia cominciano a presentare un deficit di docenti: da qui la proposta del Ministro Valditara, che non a caso è nato a Milano: pagare di più i docenti della scuola del Nord, perché al Nord il costo della vita è più elevato. E con quali soldi pagare meglio i docenti della scuola del Nord Italia? Non si capisce se dovranno essere pagati meno i docenti della scuola del Sud (cosa che comunque avverrà con l’applicazione dell’Autonomia differenziata che ridurrà nel Sud e in Sicilia i fondi per sanità e scuola), o se privatizzeranno le scuole. Come vedremo in un successivo articolo, sono rimedi rattoppati, perché se la guerra in Ucraina andrà avanti e se la Ue sarà ancora schierata con l’Ucraina l’Europa, alla fine di quest’anno, sarà molto diversa dall’Europa già claudicante di oggi.

Foto tratta da Sanità Informazione       

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