di Andrea Piazza
Sembrerebbe sensazionale la testimonianza di Ismaele La Vardera, ex Iena approdato a Sala d’Ercole e vice Presidente della Commissione Regionale Antimafia. Dobbiamo riconoscere alla nota rubrica televisiva, unitamente a al Direttore di Telejato, Pino Maniaci, il merito di avere portato la luce nel tunnel in profondità che si occupava della gestione dei beni sottoposti a sequestro di prevenzione e /o successivamente confiscati. In separata sede ritornerò sul punto per esplicitare la necessità di un’antimafia sociale francescana e la vendita beni confiscati, onde evitare discrezionalità associative.
Ritornando sulle dichiarazioni che l’On. La Vardera (che trovate qui) avrebbe appreso da un testimone diretto, ovviamente sarà interessante il filone di indagine che si aprirà e che potrebbe innescare una dinamica con effetto domino… feste private con ricostruzione dei rapporti tra i soggetti, analisi tabulati telefonici, magari scopriremo che l’acqua oltre ad essere calda è anche fredda. Trovo interessante come spunto di riflessione l’ipotesi di un’appartenenza del super boss ad una strutturazione massonica deviata, all’occorrenza funzionale allo sviluppo di piani operativi macroeconomici, con un ruolo operativo o apparente alla mafia nostrana di matrice siculo americana, strutturazione sovraordinata. Sarebbe l’aggregazione più in linea alla vocazione sociale e territoriale della provincia del boss Matteo Messina Denaro, maggiormente presente e ramificata sul territorio secondo un imprinting culturale a circuito chiuso, ricalcando le orme del predecessore palermitano Stefano Bontade. Su questa latitudine dovremo restare sintonizzati ed attenti ad evitare che si riproponga il copione delle stragi del ’92, il cui esito a distanza di oltre trent’anni ci consegna qualche frammento di verità, una pagliuzza visibile ed una trave invisibile che consente ad una parte delle nostre istituzioni preposte di vedere il bicchiere della ricerca della verità mezzo pieno.