- Le pagliacciate della politica italiana non risparmiano la scuola
Tutti in campagna elettorale hanno promesso un aumento degli stipendi ai docenti delle scuole. Ma oggi sembra che i soldi non ci siano, mentre tanti i soldi si trovano per acquistare armi da regalarle all’Ucrania
Oggi ci si accorge che gli stipendi dei docenti della scuola italiana sono i più bassi d’Europa. Ma queste cose le diceva oltre due anni fa l’ANIEF; un sindacato autonomo della scuola: “Scorrendo il Rapporto Eurydice 2020, risultano infatti decisamente più alti gli stipendi iniziali degli insegnanti in Belgio, Irlanda, Spagna, Paesi Bassi, Austria, Finlandia, Svezia e Scozia. Stipendi ancora maggiori si registrano in Paesi con PIL pro-capite alto: Danimarca, Germania, Lussemburgo, Svizzera, Islanda, Liechtenstein e Norvegia. Le stime europee indicano che gli stipendi dei nostri prof possono aumentare di circa il 50% solo dopo 35 anni di servizio” (qui il nostro articolo dell’Ottobre 2020). L’argomento è stato affrontato dal giornale on line Orizzontesciola.it nell’Ottobre dello scorso anno: “In Italia gli stipendi iniziali degli insegnanti non sono solo modesti e abbondantemente sotto l’inflazione, inoltre dopo 35 anni di servizio crescono nemmeno del 50%; ci sono Paesi europei, invece, come Irlanda, Cipro, Paesi Bassi e Polonia, dove lo stipendio iniziale degli insegnanti può aumentare di oltre il 60% già nei primi 15 anni di carriera; in altri Paesi del Vecchio Continente, come il Portogallo, lo stipendio finale, dopo 34 anni di servizio addirittura supera il doppio di quello iniziale arrivando al 115,9%. Sono numeri e percentuali che potevamo immaginare, ma non in queste proporzioni, quelli contenuti nel rapporto di Eurydice sugli stipendi e le indennità degli insegnanti e dei capi di istituto in Europa, Teachers’ and School Heads’ Salaries and Allowances in Europe, 2020/2021, pubblicato in corrispondenza della Giornata mondiale degli insegnanti svolta ieri”. Anche Orizzontescuola.it riporta una dichiarazione del sindacato ANIEF, per la precisione del suo presidente, Marcello Pacifico: “Oggi l’inflazione è troppo alta e non possiamo perdere tempo a cambiare tutto il contratto. Anche perché i dipendenti della scuola sono gli unici del pubblico impiego a non aver ancora firmato un contratto. È tempo quindi di dare loro 100 euro di aumento lordi e quasi 3.000 euro di arretrati. Governo e Ministero dell’Istruzione, una volta arrivato il sì della Funzione pubblica, potranno finalmente dare il consenso e andare insieme a firmare il contratto in Aran, per poi – conclude il leader Anief – andare a contrattare con il successivo Ccnl l’entità degli aumenti ulteriori, promessi in campagna elettorale da quasi tutti i partiti politici, andando anche a fare crescere di consistenza e di numero gli scatti di stipendio”.
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