di Enzo Guarnera
La democrazia vera è a rischio, forse in declino.
Il potere reale si è progressivamente trasferito dalle istituzioni rappresentative a coloro che gestiscono una economia dal volto rapace. Baroni della finanza e mafiosi padroni, anche per interposta persona, di numerose attività produttive.
Costoro costituiscono un clan trasversale che persegue interessi personali, camuffati da apparenti benefici collettivi.
Sono in aumento i profittatori che passano per filantropi e benefattori dell’umanità.
Attorno ad essi cresce un mondo di servi e cortigiani, che si pone al servizio per ottenere benefici e prebende varie.
Giornalisti rampanti che svendono la loro professione per diventare servili editorialisti; liberi professionisti loschi e corrotti a servizio di affari torbidi e innominabili; artisti di vario genere, senz’arte né parte, pietosi coreuti dei potenti.
Una classe politica, sempre più mediocre per competenza e qualità morali, incapace di autonome decisioni, per larga parte collegata con tale sistema di potere collocato fuori dalle istituzioni formali.
Ecco chi comanda veramente a tutti i livelli, da quelli internazionali a quelli nazionali e locali.
Trattasi di una cultura mafiosa che costituisce una sorta di nuova e diffusa identità. Talmente radicata che sta diventando una nuova antropologia.
È su tale fenomeno, subdolo e da molti non percepito, che occorre diffondere conoscenza.
Ma il sistema informativo, nella quasi totalità asservito al sistema, parla d’altro.
Magari dei quadri e degli abiti rinvenuti nei diversi covi di Messina Denaro, e facendo passare l’idea che la mafia sia stata sconfitta.
Mentre la mafia, quella potente e vera, sta fuori dai covi degli esponenti della sua ala militare.
Ed è quella, non tutta, in parte descritta sopra.
Diffondere consapevolezza è il dovere civile ed etico delle persone adulte e libere.