La moneta unica tra Brasile e Argentina è una barzelletta. Si tratta di due Paesi diversi con economie e scenari monetari diversi. Il Brasile, grazie all’ex presidente Bolsonaro, che ha avvicinato il suo Paese alla Cina, ha rilanciato la propria economia e, in particolare, l’agricoltura. Certo, il clima è stato clemente, nel senso che i cambiamenti climatici, tutto sommato, non hanno danneggiato il Brasile. Mentre l’Argentina, oltre ad essere stata massacrata dagli occidentali, lo scorso anno ha subito una siccità micidiale che ha ridotto le produzioni agricole di questo Paese, a cominciare dal grano. In più, l’Argentina ha un’inflazione elevata e, come scrive scenarieconomici.it, se dovesse dare vita a una moneta comune con il Brasile farebbe la fine che ha fatto l’Italia nell’euro. Allora cos’è ‘sta buttanata economica della moneta unica tra Brasile e Argentina? A nostro modesto avviso potrebbe essere una scombiccherata, male affastellata e disperata mossa americana per cercare di ostacolare il progetto dei Paesi del BRICS e degli alleati dei Paesi dello stesso BRICS che, è noto, lavorano alla creazione di una moneta alternativa al dollaro statunitense. Ricordiamo che BRICS è un acronico che sta per Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. Con il BRICS – di fatto con l’area del dollaro americano – si sono schierati quasi tutti i Paesi dell’Africa (fanno eccezione i 14 Paesi africani ancora oggi controllati dalla Francia e qualche altro Stato), quasi tutti i Paesi del Medio Oriente, buona parte dei Paesi asiatici e quasi tutto il Sudamerica. Il Brasile di Bolsonaro era d’accordo con la moneta alternativa al dollaro americano: è questo il motivo per il quale i giornali ‘liberi’ dell’Occidente lo hanno definito “fascista”. E adesso?
Come scriviamo spesso, c’è il dubbio – che in realtà è molto di più di un dubbio – che in Brasile gli americani abbiano ‘taroccato’ le elezioni presidenziali per fare perdere Bolsonaro e per fare vincere Lula, che nel frattempo è uscito di galera dove era finito per corruzione. Così il ‘comunista’ Lula è stato ricandidato e ha vinto. Ha vinto per modo di dire, perché mezzo Brasile e forse più non lo sopporta e la guerra civile in questo Paese è dietro l’angolo. Fino ad ora Lula, rispetto al BRICS, ha fatto il pesce dentro il barile. Non ci vuole molto a capire che se proverà a far uscire il Brasile dal BRICS succederà un ‘gran casino’. Così è venuto fuori dal cilindro il progetto senza capo né coda della moneta unica tra Brasile e Argentina. Con l’idea di coinvolgere altri Paesi del Sudamerica. Proposta ridicola, perché quasi tutti i Paesi del Sudamerica non vogliono più restare nell’area del dollaro americano. Così Lula prende tempo. Magari gli Stati Uniti hanno promesso al leader argentino, Alberto Fernandez, chissà quali agevolazioni se terrà questo paese nell’area del dollaro. Ma il tempo non gioca a suo favore. E’ chiaro che la storiella della moneta unica con l’Argentina è solo un maldestro tentativo di ‘sfilare’ il Brasile dal BRICS per farlo restare nell’area del dollaro americano. Ma il ‘comunista’ Lula non lo può dire, perché la popolazione del Brasile scenderebbe in piazza. Ma il tempo che passa non aiuta Lula il ‘comunista’. Come si usa dire in Sicilia, ormai semu ‘a strinciuta (traduzione per i non siciliani: siamo alla fine dei giochi e bisogna decidere) e il presidente ‘comunista’ del Brasile dovrà dire con chi sta: sta con la Cina o con gli Stati Uniti? Il resto sono chiacchiere.
Foto tratta da Il Messaggero