Si rimane stupiti dalla ‘leggerezza’ con la quale due donne in politica – la prima, Giorgia Meloni, attuale capo del Governo italiano e leader di Fratelli d’Italia; la seconda, Mara Carfagna, ex Ministra, già parlamentare nazionale di Forza Italia, oggi vicina all’accoppiata Matteo Renzi-Carlo Calenda – citino Garibaldi nel 2023 considerandolo ancora un padre della patria. Passi Giorgia Meloni, che è nata a Roma, città che non può certo essere associata al Sud Italia. Ma Mara Carfagna, che è nata a Salerno, dovrebbe conoscere un po’ meglio la storia di Garibaldi, prima di avventurarsi in considerazioni che lasciano l’amaro in bocca. Ricostruiamo i fatti. La Meloni, per motivare l’importanza dell’Autonomia differenziata, ennesima truffa ai danni di Sud e Sicilia – in questo momento indispensabile al centrodestra per vincere le elezioni regionali in Lombardia – ha riesumato una celebre frase pronunciata da Garibaldi durante la battaglia di Calatafimi: “Qui o si fa l’Italia o si muore”. Mara Carfagna ha risposto dicendo che il capo del Governo non può richiamarsi alla ‘celebre’ frase di Garibaldi, perché l’eroe dei due mondi combatteva per unificare l’Italia, mentre il Governo Meloni, con l’autonomia differenziata, vuole spaccare in due l’Italia. In questo articolo proveremo a illustrare perché le signore Meloni e Carfagna citano a sproposito Garibaldi e, soprattutto, proveremo a illustrare che la signora Carfagna dovrebbe approfondire meglio la storia di Garibaldi in Campania, dove l’ex Ministra è nata.
Intanto va detto che partiamo da una citazione inventata, perché a Calatafimi, al contrario di quello che hanno scritto e continuano a scrivere i libri di storia, Garibaldi aveva altro a cui pensare, dal momento che lui e le sue truppe le stavano prendendo di santa ragione. Nel campo di battaglia di Calatafimi – per la precisione nell’area di Pianto Romano – i militari Duosiciliani stavano stravincendo. Sono stati i vertici militari del Borbone, corrotti dagli inglesi – veri organizzatori e finanziari dell’Impresa dei Mille in Sicilia – a imporre la ritirata alle truppe Duesiciliane. Garibaldi e i garibaldini, a Calatafimi, non hanno vinto sul campo: hanno ‘vinto’ (per modo di dire!) perché chi gli stava facendo ‘un mazzo così’ è stato costretto a ritirarsi. Tutte queste cose sono note ormai dai primi anni ’70 del secolo passato, quando lo scrittore Carlo Alianello pubblico il saggio La conquista del Sud. Chi oggi nega le ricostruzioni storiche di Carlo Alianello sul Risorgimento in Sicilia e nel Sud, ebbene, probabilmente non sa che due romanzi di questo scrittore romano di origini lucane sono stati trasposti in sceneggiati televisivi trasmessi dalla RAI. Ci riferiamo al romanzo L’Alfiere, andato in onda nel 1956 con Aroldo Tieri, Domenico Modugno, Maria Fiore, e il romanzo L’eredità della priora, andato in onda nel 1980, con Alida Valli, Evelina Nazzari e Giancarlo Prete. Queste riduzioni televisive sono state dirette dal regista Anton Giulio Majano, che non era proprio l’ultimo arrivato nella televisione italiana di quegli anni. Perché nei libri di storia si continuino a dare versioni false sulle ‘gesta’ di Garibaldi in Sicilia e a Napoli non riusciamo a spiegarcelo, se non con la pervicace linea politica coloniale italica che deve tenere la verità nascosta per impedire che, già dagli anni della scuola, i giovani meridionali e siciliani prendano coscienza della storia dei luoghi in cui sono nati dal 1860 in poi. Oltre a Carlo Alianello ci sono tanti altri scrittori e intellettuali che hanno ricostruito la storia di quel grande equivoco che è stato il Risorgimento nel Sud e in Sicilia. Ne citiamo solo alcuni chiedendo scusa agli altri: ricordiamo Nicola Zitara, Giuseppe Scianò, che è venuto a mancare lo scorso anno, Gigi Di Fiore e Pino Aprile. Proprio sulla battaglia di Calatafimi invitiamo i lettori leggere o rileggere due capitoli del libro di Giuseppe Scianò … E nel mese di Maggio del 1860 la Sicilia diventò colonia (qui il primo capitolo sulla battaglia di Calatafimi e qui il secondo capitolo sempre sulla battaglia di Calatafimi).
Non pretendiamo che Giorgia Meloni legga gli scrittori del Sud che hanno ricostruito il grande imbroglio massonico, mafioso, ‘ndranghetista e camorrista che è stato il Risorgimento nel Sud e in Sicilia. Ma da Mara Carfagna, campana, ci aspettavamo qualcosa di diverso. Ma veramente la politica Mara Carfagna non sa che Garibaldi è entrato a Napoli grazie alla camorra? Veramente la parlamentare Carfagna non sa che Garibaldi nel Sud e in Sicilia non ha liberato nessuno ma ha solo consegnato, grazie agli inglesi, ai massoni e alla criminalità organizzata, il Sud e la Sicilia agli sgarrupati di Casa Savoia? Veramente l’ex Ministra non sa che l’eroe dei due mondi, senza i camorristi – lautamente retribuiti dagli inglesi – non avrebbe nemmeno potuto mettere piede a Napoli? Si si fosse trattato di un politico siciliano, ebbene, non saremmo nemmeno intervenuti, perché, pur continuando a difendere la Sicilia, sappiamo benissimo che la nostra Isola non ha speranza, dal momento che l’ascarismo è ancora oggi la nota dominante della politica: basti vedere come hanno ridotto la sanità pubblica siciliana, tra ospedali a corto di medici e infermieri, Pronto Soccorso nel caos permanente, mancanza di posti letto e un’attesa che va da sette a nove mesi per poter usufruire di una risonanza magnetica. Ma dalla Campania, regione di grande vivacità culturale, di grande memoria storica e di grande vitalità economica tutto ci aspettavamo, ma non che una parlamentare creda ancora alle favole su Garibaldi il liberatore!