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Russia e Iran puntano su una criptovaluta legata all’oro per aggirare le sanzioni occidentali. Rivolte popolari in Brasile e Perù/ MATTINALE 910

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  • Il mondo è in rivolta contro l’Occidente. Solo gli occidentali – Unione europea in testa – non se ne accorge 
  • I Paesi che non si riconoscono nell’Occidente e nel dollaro americano – che oggi sono la stragrande maggioranza nel mondo – vogliono superare le monete speculative per tornare a un sistema monetario agganciato all’oro e, in generale, all’economia reale
  • Le minchiate col ‘botto’ raccontate dagli occidentali su quanto sta avvenendo in Brasile e in Perù

Il mondo è in rivolta contro l’Occidente. Solo gli occidentali – Unione europea in testa – non se ne accorge 

L’ultima novità arriva dalla Russia, impegnata in guerra in Ucraina contro l’Occidente industrializzato, e dall’Iran, sotto scacco ad opera dell’Intelligence occidentale che sta provando in tutti i modi a fomentare la guerra civile. Questi due Paesi hanno deciso di mettere in campo una criptovaluta sostenuta dall’oro per aggirare il sistema bancario internazionale. Non c’è nemmeno bisogno di aggiungere che il sistema bancario internazionale è oggi controllato da un Occidente sempre più in crisi e sempre più diviso. Rispetto a ciò che oggi i Paesi occidentali rappresentano nel mondo – poco più di un miliardo di persone rispetto agli 8 miliardi di abitanti della Terra – il potere economico, monetario e bancario esercitato dall’Occidente è sproporzionato. Da qui le iniziative del resto del mondo per affrancarsi dal sistema ancora oggi imperniato sul dollaro americano. E’ in questo scenario che Russia e Iran hanno deciso una nuova strategia monetaria alla quale non dovrebbe essere estranea la Cina. Il quotidiano scenarieconomici.it riporta una dichiarazione dell’Agenzia di stampa russa Vedimosti, dove si dice a chiare lettere che questi due Paesi lavorano per la creazione di un “gettone della regione del Golfo Persico che servirebbe come metodo di pagamento nel commercio estero. Secondo Alexander Brazhnikov, direttore esecutivo dell’Associazione russa dell’industria crittografica e della blockchain – leggiamo sempre su scenarieconomici.it – il token dovrebbe essere emesso sotto forma di una stablecoin sostenuta dall’oro. La stablecoin mira a consentire transazioni transfrontaliere al posto di valute fiat come il dollaro statunitense, il rublo russo o il rial iraniano. Il rapporto osserva che la potenziale criptovaluta opererebbe in una zona economica speciale ad Astrakhan, dove la Russia ha iniziato ad accettare le spedizioni di merci iraniane”.

 

I Paesi che non si riconoscono nell’Occidente e nel dollaro americano – che oggi sono la stragrande maggioranza nel mondo – vogliono superare le monete speculative per tornare a un sistema monetario agganciato all’oro e, in generale, all’economia reale

La Russia non è un Paese che, fino ad oggi, ha dimostrato interesse per le criptovalute. Idem l’Iran. Ma adesso, come si usa dire in questi casi, sono disposti a fare di necessità virtù. Se servono che ben vengano. Soprattutto se servono a mitigare le sanzioni globali, che poi non sono altro che le sanzioni che l’Occidente ha appioppato  questi due Paesi. Oltre ad aggirare le sanzioni occidentali, in questa vicenda va segnalato l’aggancio dell’operazione all’oro. E’ il segnale che il mondo non occidentale potrebbe orientarsi su un sistema monetario che tornerebbe ad essere ancorato al noto metallo prezioso, come avveniva prima della guerra del Kippur, nei primi anni ’70 del secolo passato, quando gli Stati Uniti d’America decisero di ‘sganciare’ il dollaro dall’oro. Insomma, il mondo comincia a non ruotare più attorno all’Occidente e al dollaro statunitense. E’ probabile che ai Paesi riconducibili al BRICS, che ormai non sono solo Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, ma anche tanti Paesi dell’Africa, dell’Asia, del Medio Oriente e del Sudamerica vogliano mettere fine al tempo delle monete speculative per tornare all’economia reale. Ad imporlo sono anche i cambiamenti climatici che, piaccia o no, stanno facendo tornare al centro dell’economia i terreni legati all’agricoltura, a causa soprattutto della siccità che negli ultimi anni ha decimato molte produzioni agricole nel mondo. Oggi, nel nostro Pianeta, c’è un’inflazione monetaria, ma c’è anche un’inflazione dovuta a carenza di beni alimentari.

 

Le minchiate col ‘botto’ raccontate dagli occidentali su quanto sta avvenendo in Brasile e in Perù

Abbiamo citato il BRICS, anche se in effetti non si sa che fine farà il Brasile, se è vero che l’ex presidente Bolsonaro, che ha il merito di aver rilanciato l’agricoltura brasiliana e di aver posizionato il suo Paese in alleanza con la Cina, è stato sconfitto alle elezioni presidenziali con un voto che, con grande probabilità, è stato ‘taroccato’ dagli Stati Uniti d’America. Del resto, non è un mistero che il presidente che ha vito le elezioni in Brasile, il controverso ‘comunista’ Lula, oggi sembra appoggiato dagli Stati Uniti d’America. Lo stesso Lula, da parte sua, ancora non si è pronunciato sul BRICS che, è noto, lavora per una moneta alternativa al dollaro statunitense. Questa è la linea politica che è stata decisa da Bolsonaro, che gli Stati Uniti, non a caso, hanno messo da parte. Ma Lula non avrà vita facile in Brasile, tant’è vero che ci sono state già proteste. E solo solo le proteste iniziali. L’Occidente e gli Stati Uniti, facendosi scudo con la storia che Lula è ‘comunista’, stanno provando a far passare per ‘fasciste’ le rivolte popolari in corso in Brasile. In realtà, le proteste, in questo Paese, ci sono e andranno avanti perché i brasiliani non vogliono Lula e non vogliono più restare sotto il giogo degli americani. Lo stesso discorso vale per il Perù, altro Paese che non ne vuole più sapere di restare nell’orbita degli Stati Uniti. Di fatto, gli americani hanno organizzato un colpo di Stato in Perù per destituire il presidente socialista Petro Castillo, raccontando che voleva organizzare chissà quale regime antidemocratico. Minchiate totali di un’Occidente che ormai vive di informazioni fasulle, soprattutto in politica estera. In realtà, il presidente Castillo, che è un socialista, stava posizionando il Perù fuori dall’area del dollaro ed è per questo che è stato messo da parte. Ma sia in Brasile, sia in Perù l cose si mettono male per l’Occidente, perché sono in corso rivolte popolari che non si fermeranno. La realtà è che l’Occidente sta perdendo il controllo di tutto il Sudamerica, che non ne vuole più sapere del dominio del dollaro americano.

Foto tratta da Investire Oggi  

 

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