di Andrea Piazza
Resta la domanda canonica: il criminale Matteo Messina Denaro espressione di vertice della MAFIA di matrice siculo americana è realmente la cucchiara di tutte le pignate? Personalmente resto convinto di NO. Non metto in dubbio che Matteo Messina Denaro è un super boss ( allievo di Totò Riina ) autore di omicidi e conseguentemente un criminale altamente qualificato. Ma ritornando alla stagione stragista del 1992 e tenuto conto di una serie di elementi valutativi ovvero:
a) gli accordi capestro di Maastricht 92;
b) le stragi in Sicilia;
c) l’avvio di Tangentopoli e conseguentemente il preludio per lo STRAVOLGIMENTO DELLA PRIMA REPUBBLICA post caduta Muro di Berlino;
d) l’inconciliabilità di un diverso modello atlantista;
e) il patrimonio di conoscenza di Giovanni Falcone strutturato sul blocco atlantico;
f) l’ inserimento tecnico politico di Giovanni Falcone al Ministero della Giustizia in area socialista craxiana;
g) in conseguenza della strage, il venir meno delle condizioni per eleggere Presidente della Repubblica Giulio Andreotti, decretando la fine di una politica estera dialogante con il mondo Arabo, ovvero più in sintonia ad un modello atlantista moderato che negli ultimi decenni aveva valorizzato l’Italia il ruolo dell’Italia nel mondo. UNITAMENTE ai ciclici DEPISTAGGI DI STATO.
Ecco, tutti questi elementi mi proiettano alla logica conclusione che le intelligences hanno pianificato ed eseguito gli attentati, relegando alla MAFIA un ruolo in comparsa, funzionale alla sostanziale valorizzazione scenica. Non metto indubbio il profilo di responsabilità criminale in concorso dei mafiosi o che una parte di essi è convinta di essere stata determinante nell’esecuzione delle stragi. Ma resto nella convinzione che, negli accadimenti di Capaci, gli appostati mafiosi presenti nella decentrata torretta sono state comparse funzionali ad occultare l’operativo back stage, inducendo noi tutti a a vedere la pagliuzza “i malviventi incalliti mafiosi” e non la trave delle intelligences raffinatissime. Continuare a dare la croce al solo colpevole apparente rinnega la ricerca della verità e a non valorizzare il principio di assicurare tutti i colpevoli alla giustizia. Sotto tale profilo assegnerei la croce alla nostra magistratura, che continua a delineare il movente nella definitività delle sentenze in relazione al maxi processo, IDEOLOGICAMENTE rinunciando ad ampliare il raggio valutativo, anche se i reali professionisti del male hanno agito cancellando contestualmente ogni traccia ed unitamente alle complesse operazioni di depistaggio di Stato delegato/deviato e reso impossibile un accertamento processuale. L’onestà intellettuale dovrebbe imporci di aprire il dibattito almeno sul piano storico, libero e non perimetrato alle rigide regole processuali. Sino a quando scaricheremo alla sola banda mafiosa criminale non raffinatissima tutto, attribuendogli alti prestigi professionali che dovrebbero essere studiati sui libri perché GENI TALENTUOSI DEL MALE AL PARI DI LEONARDO DA VINCI, piu abili di un équipe militare altamente specializzata, continueremo a prenderci come accade da oltre trent’anni in giro, illudendoci e ritrovando nelle immagini dell’arresto di questi giorni uno stato di esaltazione eccessivo, contaminante al pari del Covid 19, nella errata convinzione di avere sconfitto il male assoluto, razionalmente una vittoria della società tutta senza nessun costrutto perché privo di identità.
Foto tratta da Il Fatto Quotidiano
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