- Questo articolo non ha la pretesa di raccontare la storia del più grande capomafia degli ultimi trent’anni ma solo il tentativo tratteggiare, tra cronaca e storia, tra economia e politica, qualche caratteristica di un uomo che è stato un protagonista del suo ‘complicato’ mondo
- Perché Matteo Messina Denaro va oltre Michele Sindona
- Dall’Efebo al Satiro danzante
- Mafie e Politica dal 1994 in poi
Questo articolo non ha la pretesa di raccontare la storia del più grande capomafia degli ultimi trent’anni ma solo il tentativo tratteggiare, tra cronaca e storia, tra economia e politica, qualche caratteristica di un uomo che è stato un protagonista del suo ‘complicato’ mondo
Che succederà nel mondo politico dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro? E che succederà nel mondo dell’economia? Sono domande legittime, perché le risposte non possono che essere in parte racconti presi qua e là e in parte congetture. Ricordiamoci che siamo davanti non soltanto a uno dei più grandi boss della storia della mafia ma anche a un uomo dai mille misteri. Se c’è un personaggio della mafia a cui, come modo di pensare, assomiglia Matteo Matteo Messina Denaro, ebbene, questo è Luchy Luciano, uomo chiave dell’Operazione Husky, ovvero, lo sbarco degli americani in Sicilia nel 1943. Perché questo parallellismo? Perché Luchy Luciano è stato un innovatore come lo è stato Matteo Messina Denaro. Trasferitosi negli Stati Uniti d’America come tanti altri mafiosi al tempo del fascismo, Luciano non è mai stato un boss ‘rumoroso’. Certo, è finito in galera pure lui. Ma riuscì a uscire dal carcere americano a tornare in Sicilia grazie alla sua grande abilità. Le autorità americane e italiane negano che Luchy Luciano abbia preparato, insieme con i suoi amici mafiosi americani e siciliani, lo sbarco degli americani in Sicilia. Del resto, che figura ci farebbero ad ammettere di avere trattato con Cosa nostra americana e siciliana? Ancora oggi la trattativa tra Stato italiano e mafia andata in scena nei primi anni ’90 del secolo passato viene negata, così come certi storici continuano a negare il ruolo della mafia e della camorra, rispettivamente, nello sbarco in Sicilia di Garibaldi e nell’entrata dello stesso Garibaldi a Napoli. Due trattative paramassoniche volute e mediate dall’Inghilterra. Così come, oggi, i legami tra Garibaldi, gli inglesi, i massoni e i mafiosi sono ormai accertati, anche il ruolo di Luchy Luciano e della mafia nello sbarco degli americani in Sicilia sono ormai provati. Ma Luciano aveva una marcia in più non soltanto per i rapporti che intratteneva gli le autorità statali, ma anche nella conduzione degli affari, che dovevano svilupparsi senza clamore, senza violenza, ricorrendo alle armi solo in casi eccezionali.
Perché Matteo Messina Denaro va oltre Michele Sindona
Ebbene, se guardiamo alla storia di Matteo Messina Denaro – per quello che ovviamente si conosce – si nota una somiglianza operativa impressionante con Luchy Luciano. Pur avendo manifestato sempre deferenza e rispetto verso i grandi boss corleonesi alleati storici della sua famiglia, Matteo Messina Denaro ha messo in pratica un metodo mafioso imperniato sugli affari, tanto che è stato soprannominato dagli stessi mafiosi “l’affarista”. Non una mafia stragista, la sua, ma una mafia silenziosa, invisibile, di difficile decifrazione, capace di penetrare con grandissima abilità nei grandi affari che via via l’evoluzione della società offriva. E’ sbagliato dire che con Matteo Messina Denaro la mafia diventa imprenditrice? Sì, nel senso che è una definizione che finisce con l’essere riduttiva, se è vero che, dal passaggio dalle campagne alle città, negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, la mafia diventa già imprenditrice. E non c’è soltanto la mafia che entra nel cemento con i grandi affari legati all’edilizia, perché la mafia – per esempio con il banchiere siciliano di Patti, Michele Sindona – arriva a Milano a metà anni ’50. Con Matteo Messina Denaro la mafia fa un passo in avanti, anche rispetto a Sindona, che è stato per certi versi un genio della finanza, di fatto sconfitto dalla Massoneria: errore che non ha mai commesso Matteo Messina Denaro.
Dall’Efebo al Satiro danzante
Ribadiamo: apparentemente sulle grandi capacità imprenditoriali di Matteo Messina Denaro sembrerebbe di conoscere molte cose. In realtà, la vita di questo boss è misteriosa. Si sa, ad esempio, che il suo orizzonte è sempre stato il mondo intero, anche se non ha mai abbandonato la Sicilia. Si dice che conosce molto bene il mondo economico di Milano e del Nord Est. Ma anche Malta e anche altre capitali europee. Luciano era figlio del suo tempo e operava nei settori tradizionali della criminalità organizzata, tant’è vero che, nella metà degli anni ’30, in America, venne arrestato per sfruttamento della prostituzione. La strategia di Matteo Messina Denaro è sempre stata diversa, ovvero penetrare senza clamore nei vari settori dell’economia, possibilmente utilizzando prestanome al di sopra di ogni sospetto. Esplodeva il grande affare dei centri commerciali? Ed eccolo in questo settore. Oltre che, ovviamente, nei settori tradizionali dell’economia, ma sempre in modo felpato, senza fare schiumazza, per dirla in lingua siciliana. Matteo Messina Denaro è un grande conoscitore del ‘complicato’ mondo dei reperti archeologici, che in Sicilia, terra di tombaroli per antonomasia, è sempre stato molto florido. Non tutti possono entrare nel cosiddetto traffico d’arte: ci vogliono competenze specifiche e conoscenze particolari. Matteo Messina Denaro tentò di impossessarsi del Satiro Danzante custodito a Mazara del Vallo. Furto sventato casualmente, perché la sera in cui tutto era pronto per trafugare il Satiro due vigili urbani con un gruppo di amici si piantarono davanti i locali che custodiscono la statua per mangiare pizze. Ancora più rocambolesca la storia del furto dell‘Efebo, che risale al 1962, ad opera di Francesco Messina Denaro. Negli uffici del Comune di Castelvetrano nessuno conosceva il valore di questa statua. Che venne trafugata senza problemi e portata in America. Dove, però, non si riuscì a vendere. Così la statua è stata riportata in Europa, prima in Svizzera e poi di nuovo in Sicilia. Finì in una vecchia casa di Gibellina e venne miracolosamente recuperata dopo il terremoto del 1968. Dopo di che, non si capisce come, la statua finì in Umbria e venne recuperata. Primi anni 2000: inizia il grande affare dell’energia eolica: e Matteo Messina Denaro è lì.
Mafie e Politica dal 1994 in poi
Il rapporto con la politica, infine. E qui chissà quanti e quali scenari si potrebbero aprire, così come potrebbero restare chiusi. Storie già raccontate ce ne sono tante. Lo scorso Dicembre, per esempio, è arrivata la condanna definitiva per Antonio ‘Tonino’ D’Alì per concorso esterno in associazione mafiosa. I D’Alì sono una famiglia importante nel Trapanese: e sono, in particolare, i proprietari terrieri dove lavorava come fattore il padre del boss, Francesco Messina Denaro. Ma anche proprietari di saline ed ex proprietari di quella che è stata la più grande banca privata della Sicilia: la Banca Sicula. D’Alì, lo ricordiamo, è stato parlamentare nazionale di Forza Italia e sottosegretario. ‘Politico’ è anche il rapporto tra Matteo Messina Denaro e il boss Giuseppe Graviano. Detto questo, affermare che la mafia, dalla Seconda Repubblica in poi, abbia avuto a che fare solo con Forza Italia e solo con il centrodestra è un errore, perché la mafia – soprattutto con la gestione di Matteo Messina Denaro – ha abbandonato ogni ideologia: niente più convinzioni ma solo convenienze. Cosa, questa, che non è piaciuta nemmeno alla mafia corleonese. Detto questo, il fatto che quando si parla di mafia e politica, a partire dal 1994, in un modo o nell’altro si finisce – come nel caso di D’Alì – per arrivare a Forza Italia è un fatto. Ribadiamo: nessuna relazione con il partito di Berlusconi ma con le persone: persone che, comunque, chissà perché, si colorano spesso di azzurro…
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