La Cina fa quello che dovrebbero fare i Paesi europei per difendere la propria agricoltura e le industrie legate all’agricoltura. In parole semplici, difende le proprie produzioni dalla concorrenza sleale di paesi che vogliono affossare alcune produzioni agricole cinesi e alcuni prodotti agricoli cinesi trasformati. E lo fa con una intelligente politica protezionista, che in tempo di folle, demenziale e, perché no?, criminale globalizzazione dell’economia diventa un atto rivoluzionario. “Il Ministero del Commercio cinese – scrive l’analista dei mercati internazionali, Sandro Puglisi – ha dichiarato che continuerà a imporre tariffe antidumping e antisovvenzioni sui cereali essiccati dei distillatori di ingredienti per mangimi animali (DDGS) importati dagli Stati Uniti per altri cinque anni. I dazi antidumping sono compresi tra il 42,2% e il 53,7%, mentre i dazi antisovvenzioni vanno dall’11,2% al 12%. La mossa era ampiamente attesa dall’industria. La filiale dell’etanolo della China Alcohol Industry Association ha accolto con favore l’annuncio del ministero”. Puglisi riporta anche una dichiarazione di un funzionario dell’associazione Conto wechat: “Negli ultimi cinque anni, i doppi dazi hanno ottenuto risultati notevoli, frenando efficacemente il commercio sleale dei cereali dei distillatori dagli Stati Uniti e garantendo il sano sviluppo dell’industria dei cereali dei distillatori nazionali. Se le misure antisovvenzioni e antidumping verranno interrotte, è molto probabile che gli Stati Uniti tornino a esportare di nuovo grandi quantità di DDGS in Cina a basso prezzo provocando danni all’industria nazionale”.
La Cina non rifiuta il confronto con l’economia mondiale. Ma, a differenza dei Paesi del cosiddetto Occidente industrializzato, dove le multinazionali dettano la linea politica ed economica ai governi, in Cina opera un capitalismo di Stato che, quando c’è da intervenire per correggere le storture del mercato globale, interviene a tutela della propria economia. E’ quello che non fa l’Unione europea, dove interi settori economici sono nelle mani delle multinazionali che fanno il bello e il cattivo tempo. Un esempio lo fornisce il CETA, l’accordo commerciale tra Ue e Canada che è stato applicato in dispregio delle stesse leggi dell’Unione europea, ovvero senza l’approvazione dei Parlamenti dei 27 Paesi che fanno parte della Ue. Siccome il CETA interessava ad alcune multinazionali, è stato applicato in deroga. Peccato che la deroga vada avanti da anni! In cosa consiste il CETA? Semplice: l’Unione europea accetta di importare prodotti agricoli freschi e trasformati dal Canada e, in cambio, le multinazionali vanno a siglare affari nello stesso Canada nel settore industriale e dei servizi. In pratica, l’Unione europea – ribadiamo, senza il sì dei Parlamento di tutti i Paesi che fanno parte della Ue – ha sacrificato l’agricoltura mediterranea per favorire le multinazionali, con il consenso del Partito Popolare Europeo (PPE) e del Partito Socialista Europeo (PSE). Sarebbe interessante capire – alla luce di quanto sta emergendo in queste settimane in ordine alla corruzione del Parlamento europeo – se, anche per il CETA applicato di corsa e in deroga, ci sono state, come dire?, pressioni anomale…
Per l’Italia il CETA è stato rovinoso per il Sud e la Sicilia (come potete leggere qui). Poi, però, a rimetterci è stato anche il Nord Italia (come potete leggere qui). CETA a parte, la globalizzazione dell’economia, che la Cina lascia fuori dai propri confini quando la trova poco conveniente se non dannosa per il proprio Paese, sta invece distruggendo le agricoltura di alcuni Paesi dell’Unione europea, danneggiando non solo le aziende ma anche la salute dei consumatori. La competizione e la globalizzazione applicate all’agricoltura sono due forme di idiozia umana. Perché in agricoltura non sempre il prezzo più basso di un prodotto coincide con la qualità: anzi. Quando il prezzo di un prodotto agricolo è troppo basso le motivazioni possono essere tante. Il costo del lavoro più basso è una di queste. Ma ci sono altri fattori: per esempio l’uso smodato di pesticidi che la farmacopea agricola europea ha bandito da decenni perché pericolosi per la salute umana e, in generale, per l’ambiente. Pesticidi ammazza salute umana e ammazza-ambiente che in certi Paesi vengono utilizzati a man bassa per aumentare le produzioni. Ortofrutta che – per citare l’esempio della Sicilia – arriva dalle nostre parti a costi irrisori in palese concorrenza sleale, provocando la crisi delle nostre aziende agricole, portando sulle tavole dei siciliani prodotti di qualità scadente (questo spiega, ad esempio, perché ormai da anni tanta frutta estiva presente in Sicilia non ha sapore). Non sappiamo se la Cina difende anche la qualità dei propri prodotti: ma sappiamo che difende la propria economia bloccando gli effetti perversi della globalizzazione. Mentre nella fallimentare Unione europea non si difende né l’agricoltura, né la salute dei cittadini. Come dimenticare l’invasione a dazio zero dell’olio d’oliva tunisino in Europa approvata dal Parlamento europeo, olio d’oliva tunisino che non si capisce che fine faccia. o forse si capisce troppo bene… (anche su questo servirebbe una bella inchiesta per capire come sono andate le cose nel 2016).
Foto tratta da Agricolae