“Il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, ha designato i due componenti di parte regionale della Commissione paritetica per le norme di attuazione della Regione, ai sensi dell’articolo 43 dello Statuto autonomistico. Si tratta degli avvocati Francesco Greco del Foro di Palermo e Rosanna Natoli del Foro di Catania. Greco è avvocato civilista-amministrativista, nel gennaio del 2022 è stato nominato vice presidente del Consiglio nazionale forense, mentre dal 2012 al 2018 ha ricoperto l’incarico di presidente dell’Ordine degli avvocati di Palermo. Inoltre, per alcuni anni è stato anche presidente dell’Amg energia, società partecipata del Comune di Palermo. Natoli è avvocato specializzato nel diritto contrattuale, rapporti di lavoro e appalti ed è stata consulente legale di enti pubblici e privati. Ha ricoperto anche l’incarico di consigliere e assessore al Comune di Paternò ed è stata pure componente del consiglio di amministrazione dell’Azienda municipalizzata acquedotto, società per azioni dello stesso Comune. Gli altri due componenti saranno indicati dal ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Roberto Calderoli, che procederà anche alla firma del decreto per la ricomposizione della Commissione”. Così recita un comunicato stampa diffuso ieri sera dal presidente della Regione siciliana, Renato Schifani. Ricordiamo ai siciliani che la Commissione Paritetica è sempre esistita, ma non ricordiamo nulla di eccezionale. Ecco alcuni atti della Commissione Paritetica di qualche anno fa ricordati in una lettera che l’ez parlamentare regionale Sergio Tancredi inviò ai suoi colleghi deputati regionali. Correva l’anno 2019 e Tancredi scriveva:
“E’ rassicurante per gli italiani potere fare affidamento finanziariamente sui siciliani che da tempo, è documentato finanziano lo Stato italiano. Infatti, la sistematica ignoranza delle disposizioni statutarie da parte del legislatore regionale – che riconoscono alle casse siciliane l’intero gettito delle imposte dirette ed indirette di competenza della Regione – unitamente alla mancata pretesa dell’adempimento delle leggi nazionali relative ai trasferimenti dovuti alla Sicilia sia per spese correnti, sia per spese in conto capitale, ha ridotto e continua a ridurre le risorse finanziarie che sono dei siciliani”. E ancora: “I siciliani, da popolo generoso quale sono – prosegue l’on. Tancredi – da tempo, trasferiscono la ricchezza prodotta nell’Isola alle altre Regioni d’Italia. Si tratta di un dato ampiamente documentato. Ed invero, per ultimo alle pag. 97/98 del DEFR 2017/2019 il Presidente Rosario Crocetta e l’Assessore Alessandro Baccei quantificarono in 30 miliardi 538 milioni di euro l’importo dell’IRPEF di competenza della Sicilia non trasferito dallo Stato nel periodo 2003/2014. L’Assessore Baccei a pag 39 allegato A alla delibera di Giunta n. 318 del 21/12/2015 quantificò in 20 miliardi 676 milioni il gettito spettante alla Regione siciliana (al netto di accantonamenti e riserve erariali), di cui 7 miliardi 878 milioni non furono riversate alla Sicilia che rilevò come accertato l’importo di soli 8 miliardi 529 milioni di euro (comprensivo delle riserve erariali)”. Insomma, alla fine, anche Baccei – che non era siciliano ed era stato designato dal PD di Renzi nel Governo Crocetta (nel nome dell’ ‘autonomia’ del PD siciliano…) – ha riconosciuto i ‘numeri’ li ha scritti ‘giusti’. Del resto, nel maggio del 2016, lo stesso Baccei confermò che lo Stato scippava alla Sicilia 7 miliardi di euro all’anno (QUI UN NOSTRO ARTICOLO).
Arriviamo così alla Commissione Paritetica: “In questa meritoria attività di aiuto allo Stato italiano – scrive sempre Baccei – un cenno particolare merita la Commissione Paritetica (Commissione Paritetica Stato-Regione ndr) che, consapevole delle difficoltà finanziarie italiane, non ha mai mancato di offrire il supporto finanziario indiretto e molto consistente della Sicilia. Nella precedente legislatura, infatti, rispetto all’intero gettito tributario spettante sulla base delle disposizioni Statutarie, la Commissione – con un accordo a saldo e stralcio con lo Stato (non vi fu nemmeno la previsione di un ristoro per gli anni passati) – concordò che alla Sicilia spettassero per l’IRPEF i 5,61 decimi per il 2016, i 6,74 decimi per il 2017 e i 7,10 per il 2018 (un decimo di IRPEF molto prudenzialmente vale 792 milioni di euro); per l’IVA la Commissione concordò i 3,64 decimi dal 2017 (un decimo di IVA molto prudenzialmente vale 550 milioni di euro). Su questa quantificazione – prosegue impietoso l’on Tancredi – è bene aprire una parentesi per descrivere quanto è accaduto in Commissione Paritetica e avviare una riflessione. Infatti, dalla lettura dei verbali della Commissione salta immediatamente all’occhio come tali norme di attuazione siano state votate e ratificate addirittura con la presenza di soli 3 componenti, con il quarto in collegamento telefonico. D’altronde – osservava sempre il deputato grillino – vista la scarsa importanza della questione non ci si poteva aspettare null’altro (la quantificazione di un punto percentuale d’IVA vale, approssimativamente per difetto, circa 600 milioni di euro per anno). Verosimilmente, poiché non si hanno documenti a supporto di queste decisioni, la Commissione, conscia delle difficoltà finanziarie dello Stato italiano, avrà concordato i decimi in relazione alle possibilità finanziarie nazionali”. “Avete bisogno di soldi? Prendevi i soldi della Regione siciliana, cioè di 5 milioni di siciliani”. E ancora: “Premesso che non sono un giurista – prosegue l’on Tancredi – personalmente ritengo tali decisioni, ratificate senza la presenza di tutti i componenti della Commissione Paritetica, giuridicamente NULLE e, pertanto, soggette ad una nuova discussione soprattutto in relazione alla quantificazione delle somme da riconoscere alla Sicilia per quel che riguarda l’IVA ed altri tributi di spettanza regionale non attribuiti, ma previsti per statuto”. Noi circa quattro anni fa ci chiedevamo: “Ci sarà un giudice che riconoscerà la restituzione di queste somme alla Regione siciliana? E ancor prima di un giudice, tale riconoscimento non dovrebbe arrivare dal Movimento 5 Stelle che, oggi, è al Governo dell’Italia?”.
“Ma la generosità dei siciliani continuò anche dopo la proficua attività di quella Commissione Paritetica – proseguiva la lettera – ed, infatti, dopo quegli accordi, la Corte dei Conti in un passo della sua relazione al Rendiconto 2017 rilevò: ‘Infatti, le modifiche delle disposizioni di attuazione, non attribuiscono risorse aggiuntive alla Regione siciliana, ma apportano solamente idonei correttivi agli effetti distorsivi – sul gettito delle entrate tributarie di spettanza regionale – recati da alcuni provvedimenti normativi che avevano spostato, nel tempo, il luogo di riscossione fuori dalla Sicilia per intere categorie di contribuenti, sottraendo, in tal modo, la relativa quota di gettito fiscale dal coacervo dei tributi devoluti. Tuttavia, l’incremento di gettito delle entrate tributarie conseguente al mutamento del sistema della loro attribuzione in ragione del “maturato fiscale”, non ha consentito di migliorare il risultato complessivo delle entrate correnti (titoli 1-2-3) che, globalmente, registra una flessione di un punto percentuale rispetto al 2016’”.
“E così dopo l’accordo sul nuovo metodo del ‘maturato’ – commenta Tancredi – la Sicilia incassò di meno continuando a finanziare lo Stato italiano. Ma anche con l’IRES la Sicilia non manca di aiutare le altre Regioni italiane ed, infatti, il gettito accertato e riscosso nel 2018 è di appena 359 milioni di euro, in consistente decremento nonostante le tante attività d’impresa operanti in Sicilia ma con domicilio fiscale in altri territori. Sempre in tema di generosità non si può fare a meno di menzionare l’utilissima attività della attuale Commissione Paritetica che ha evitato sia di affrontare la materia delle norme di attuazione in materia finanziaria e fiscale (ed infatti non ha nemmeno sottoposto allo Stato la delibera di Giunta n. 197/2018 relativa alle nuove norme di attuazione dello Statuto, atteggiamento, per il sottoscritto, abbastanza incomprensibile dato che almeno la componente regionale della Commissione dovrebbe seguire l’indirizzo politico dato dalla presidenza della Regione siciliana, tra l’altro subordinando le proprie valutazioni al tavolo tecnico Stato/Regione, ACCANTONANDO UN INDIRIZZO POLITICO che invece avrebbe dovuto essere seguito in maniera prioritaria, seguito e DIFESO) sia di riconsiderare tutti gli accordi con lo Stato della precedente legislatura, accordi che se esaminati nei profili giuridici, economici e finanziari, potrebbero ledere gli interessi dello Stato italiano”.
Dopo di che non ci resta che augurare buon lavoro ai due nuovi componenti della Commissione Paritetica Stato-Regione siciliana, nella speranza di vedere qualcosa di diverso dal passato. Ah, dimenticavamo: lo sapete che tutto il ‘casino’ dei 9 miliardi di fondi che lo Stato ha scippato al Fondo sanitario regionale è un vicenda che avrebbe dovuto essere affrontata dalla Commissione Paritetica? Anche la Sicilia, gozzanianamente parlando, ha avuto le sue “buone cose di pessimo gusto…”.
Foto tratta da Regione siciliana