Certo che c’è da sorridere nel leggere in questi giorni le dichiarazioni di esponenti del PD che si dichiarano contrari all’Autonomia differenziata, ovvero lo scippo di 60-70 miliardi di euro all’anno alle Regioni del Sud e alla Sicilia? Per chi come noi si occupa di questa porcata nordista da oltre cinque anni è una notizia. Chi avrebbe mai immaginato di vedere dirigenti e presidenti delle Regioni amministrate dal Partito Democratico schierarsi contro l’Autonomia differenziata? Eppure è così, oggi anno di grazie 2013, sia il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, sia il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, si dichiarano contrari all’Autonomia differenziata. Qui potete leggere le dichiarazioni di Vincenzo De Luca e qui potete leggere le dichiarazioni di Michele Emiliano. Insomma, il PD è diventato un partito ‘meridionalista’! Sapete quali sono le stranezze? Che noi, nel 2018, quando insieme ad altri mezzi di informazione del Sud e ad autorevoli esponenti del Sud, ci opponevamo all’Autonomia differenziata non ricordiamo di aver visto il PD schierato contro questa infamia di Stato. Non ricordiamo, ad esempio, grandi adesioni del PD alla petizione contro l’Autonomia differenziata lanciata dall’economista Gianfranco Viesti nel 2018. Così come non ricordiamo dichiarazioni di esponenti del PD contro l’allora Ministro delle Regioni, Francesco Boccia, anche lui del Partito Democratico e, per giunta meridionale, visto che è pugliese. Rileggiamo insieme le dichiarazioni dell’allora Ministro Boccia rilasciate nell’Autunno del 2019. Allora non si parlava ancora di pandemia e il Ministro sembrava pronto per varare l’Autonomia differenziata:
“Ho fatto una sintesi di tutto quello che ho raccolto in questi due mesi e ho trasmesso oggi alla Conferenza Stato-Regioni una bozza della legge quadro sull’Autonomia che tiene dentro tutti gli articoli del titolo quinto, dal 114 al 120 compreso. Il perimetro della legge – proseguiva Boccia – come più volte annunciato, tocca tutti gli articoli rilevanti del titolo V (della Costituzione ndr) e garantisce che l’attuazione del 116 comma 3 avvenga in un quadro di coesione nazionale. Ognuno potrà correre alla velocità prescelta ma tutti potranno contribuire alla crescita del Paese. Ora inizia un grande gioco di squadra con tutte le Regioni e spero senza distinzione di colori politici. Mi aspetto contributi costruttivi da tutti. Speriamo di andare presto in Parlamento e di uscirne con un sostegno unanime- In settimana inizierà in Conferenza Stato-Regioni un bel confronto – diceva sempre il Ministro degli Affari regionali -. La bozza, è il miglior lavoro che potessi fare. Abbiamo ascoltato tutti, fatto una sintesi, e ora tocca agli altri dirmi se c’è qualcosa che non va, cosa integrare, cosa modificare, cosa migliorare. E io vorrei entro fine novembre presentare la legge quadro in Parlamento. Se il Parlamento ci darà fiducia, vorrei il voto di tutte le forze politiche, la legge quadro entro fine anno c’è. A quel punto si tratta di definire gli accordi tra Regioni e Governo e io sono pronto già a gennaio a firmare i primi accordi. Poi i tempi dipenderanno dal Parlamento”.
Anche Boccia, nell’Autunno del 2019, come il Ministro leghista Roberto Calderoli oggi, era pronto per andare in Parlamento. “Per i Lep, i livelli essenziali delle prestazioni – precisava Boccia – ho voluto utilizzare il modello che fu utilizzato sulle leggi Bassanini e quindi proporrò un commissario, un alto dirigente dello Stato. Serve qualcuno che abbia l’autorità di pretendere quei dati e penso che mentre noi lavoriamo sulla legge quadro e sulle intese, intanto un nucleo di tecnici dello Stato avrà questo compito. Ovviamente se ne corso del 2020 i Lep non dovessero vedere la luce partiremo con i fabbisogni standard, su cui si sta già lavorando”. Di fatto, Boccia, nel Novembre del 2019 avrebbe voluto fare quello che il Ministro leghista Calderoli vuole fare oggi: affidare al Governo il calcolo dei Livelli essenziali delle prestazioni per evitare sperequazioni tra Regioni del Nord e Regioni del Sud. Ecco cosa scrivevamo noi nel 2019: “Già qui si dovrebbero rompere i telefoni con tutto il Sud. A che titolo, infatti, i ‘tecnici’ scelti dal Ministro si dovrebbero sostituire al Parlamento? Ma come gli è saltata in testa un’idea del genere al Ministro targato PD? Dal nostro punto di vista, questa proposta è irricevibile!”. Quando noi ed altri scrivevamo contestando il Ministro del PD Boccia non ricordiamo interventi di esponenti del PD contro il Ministro Boccia. Oggi la scelta del Ministro leghista Calderoli – che grosso modo è la stessa dell’ex Ministro Boccia – viene contestata dal PD. Perché, nell’Autunno del 2019 non veniva contestata dal PD? Perché la proposta partiva dallo stesso PD? Quindi, per questo partito, una scelta politica è giusta se la fa il PD e diventa invece sbagliata se la stessa scelta politica la fa un altro partito? Quindi il merito della questione – che in questo caso è la penalizzazione delle Regioni del Sud – non vale nulla? (qui per esteso il nostro articolo del Novembre 2019. Superfluo aggiungere che l’allora Ministro Boccia non ha potuto applicare l’Autonomia differenziata perché, com’è noto, di lì a poco sarebbe esplosa la pandemia. Cosa ci dice questa storia, con i due volti del PD sull’Autonomia differenziata? Sappiamo tutto che l’Autonomia differenziata è stata inventata per fottere le Regioni del Sud e la Sicilia. Il PD che oggi cambia linea politica solo perché è all’opposizione dimostra, ancora una volta, che questo partito è poco credibile in linea generale e che non è affatto credibile nel Sud e in Sicilia. Il problema, si badi, non è il PD, che è quello che è: il problema sono i meridionali e i siciliani che continuano a votare questo partito e, in generale, gli altri partiti politici nazionali che vogliono solo fregare i cittadini del Sud e della Sicilia.
Foto tratta da MargheritaViva
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