Oggi dedichiamo il nostro MATTINALE a un argomento molto delicato: le grandi operazioni speculative che in Sicilia, con frequenza crescente, si celano dietro le energie alternative. Abbiamo visto che interessi c’erano dietro l’eolico del Trapanese (e, in verità, non soltanto nel Trapanese). Adesso l’attenzione si sta spostando verso l’energia fotovoltaica. Da tempo registriamo un attacco all’agricoltura siciliana da parte di speculatori del fotovoltaico. Ce ne siamo occupati più volte (come potete leggere qui e anche qui e ancora qui). Oggi riprendiamo un comunicato di Rifondazione comunista Sicilia. Premesso che, dopo l’esperienza che non esitiamo a definire devastante di questa formazione politica a Palermo con la vicenda del Tram, progetto folle che finirà di distruggere quel poco di città rimasta ancora in piedi dopo un ventennio di ‘saccheggio’ del territorio (basti pensare alla ‘cementificazione’ di Mondello), prendiamo atto che Rifondazione comunista, sulle speculazioni in corso nel nome dello ‘sviluppo’ dell’energia fotovoltaica sta tenendo una linea politica ferma in difesa del territorio. “Come spesso accaduto nella storia della Sicilia – leggiamo nel comunicato di Nicola Candido, Segretario regionale della Sicilia e di Alessandra Cappello, Responsabile regionale Ambiente Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea – quello che poteva rappresentare un miglioramento generalizzato della qualità della vita per tutti i cittadini e una più efficace tutela del territorio, le energie rinnovabili e il fotovoltaico, si sta trasformando in un’enorme speculazione e un’irreparabile devastazione ambientale. L’ordine di grandezza è di impianti fotovoltaici per migliaia di ettari (erano circa 14000 nel 2021 per 209 progetti presentati) che rischiano di saccheggiare altrettanti terreni agricoli, spesso produttivi ma incapaci di reggere ai facili guadagni dell’ondata speculativa. Ultimi in ordine di tempo sono due megaimpianti fotovoltaici, uno di 400 ettari nel Ragusano e un altro di 300 ettari nel Nisseno, in procinto di essere approvati e che avranno un impatto devastante su un territorio particolarmente pregiato, senza lasciare nessuna ricaduta positiva per la nostra terra. Anche l’energia e i profitti finiranno in impianti e tasche lontani”.
A questo punto i due esponenti politici di Rifondazione chiamano in causa il nuovo Governo regionale siciliana di Renato Schifani che, in questi giorni, con una scusa, si sono sbarazzati del professore Aurelio Angelini, che per cinque anni ha diretto la Commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale VIA-VAS (la sigla VIA sta per Valutazione di Impatto Ambientale, la sigla VAS sta per Valutazione Ambientale Strategica). I Nuovi Vespri non ha mai risparmiato critiche all’ex presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, e all’ex assessore al Territorio e Ambiente, Toto Cordaro. La gestione dell’emergenza incendi boschivi in Sicilia, da parte di Musumeci e Cordaro, è stata sbagliata. Così come sbagliata è stata la gestione del Bilancio regionale da parte del Governo Musumeci. Ma in materia di tutela dell’ambiente Musumeci e Cordaro sono stati molto attenti e va dato atto al passato Governo regionale di avere operato molto bene in questo settore con la coraggiosa scelta di Angelini al vertice di una Commissione tecnica che ha operato nel rispetto della legge. Certo, ci sono state molte autorizzazioni di impianti energetici, anche in aree di pregio poi bloccate dalla Magistratura amministrativa. Per questo siamo rimasti stupiti quando nella tradizionale conferenza stampa di fine anno il presidente della Regione Schifani ha attaccato il professore Angelini. Evidentemente il presidente Schifani è stato male informato si lavoro svolto dalla Commissione presieduta dal professore Angelini. E che non sempre il presidente Schifani venga informato bene – o addirittura che non sempre venga informato – lo dimostra l’incredibile caso dei quasi 4 milioni di euro che dovrebbero essere ‘immolati’ per una mostra fotografica a Cannes, spesa programmata dagli ‘intellettuali’ dell’assessorato al Turismo. Ma torniamo alle speculazioni sul fotovoltaico.
“Ancora una volta – prosegue il comunicato di Rifondazione comunista – la Sicilia è terra di conquista e di saccheggio con la complicità e l’assenso del notabilato politico locale, a partire dall’ineffabile Presidente regionale Schifani, pronto a genuflettersi ai diktat di Confindustria e a calpestare le comunità locali e la tutela dell’ambiente e del paesaggio, umiliando un proprio assessore e defenestrando il presidente della Commissione tecnica specialistica, Angelini. Non certo dei pericolosi ambientalisti. Il profitto prima e al di sopra di tutto. Le regole, le leggi, perfino il buon senso, devono essere piegate e messe a servizio dei profitti e delle speculazioni di pochi ‘prenditori’ che, come già accaduto, passata l’euforia speculativa lasceranno il deserto e, cosa irreparabile, comprometteranno per sempre la bellezza e la vocazione agricola del territorio, uniche vere e remunerative risorse economiche. È evidente che non si tratta di reperire energia rinnovabile e di creare nuove opportunità di sviluppo, perché si potevano ottenere gli stessi risultanti energetici e maggiori ricadute economiche prevedendo l’insediamento delle strutture fotovoltaiche su spazi di servizio e strutture inutilizzate ed abbandonate (tetti di capannoni industriali, agricoli, scuole, ospedali, cave e discariche) e creando comunità energetiche con zero impatto sui terreni agricoli e sul paesaggio e garantendo gli introiti alle collettività locali. Ma si preferiscono i grandi investimenti speculativi perché gli introiti debbono andare a pochi grandi ‘prenditori’ (spesso nel Nord Italia) e ad alimentare quel sottobosco di ceti parassitari (politici, professionisti, faccendieri, ecc.) che su questo tipo di interessi e clientele hanno fatto le loro fortune. Da parte nostra ci sarà la più decisa ed energica resistenza in tutte le sedi e ad ogni livello per fermare questo scempio. Chiediamo perciò a tutte le persone, le associazioni, le forze politiche, culturali e sociali di mobilitarsi per tutelare il nostro territorio e per l’immediata sospensione dell’iter autorizzativo di questi dannosi impianti fotovoltaici. Occorre fermare tutti i progetti speculativi e regolamentare la costruzione dei grandi impianti incentivando, anche con finanziamenti regionali, un grande progetto di decentramento e risparmio energetico che veda come protagonisti tutti i cittadini e le comunità energetiche. Per ogni tetto un pannello! Per azzerare l’impatto ambientale e per rendere ogni città energeticamente autosufficiente e sostenibile il costo dell’energia anche per le fasce popolari”.
Noi ci rivolgiamo in primo luogo alle opposizioni presenti in Assemblea regionale siciliana e, in particolare, al gruppo politico che fa capo all’onorevole Cateno De Luca. E ‘ da lì – dal Parlamento siciliano, baricentro della vita politica della nostra Isola – che deve cominciare la difesa del territorio siciliano dalle volgari speculazioni. E ci rivolgiamo anche all’assessore regionale all’Agricoltura, Luca Sammartino, all’assessore regionale all’Energia, Roberto Di Mauro, all’assessore al Territorio e Ambiente, Elena Pagana. Una domanda per questi tre assessori: gli impianti del Ragusano e del Nisseno occuperanno terreni agricoli? Ci auguriamo che questa domanda venga posta anche dalle opposizioni in Assemblea regionale siciliana. Ben vengano le energie alternative. Ma bisogna intendersi su cosa si intende per energie alternative. Sbaraccare centinaia di ettari di terreni agricoli per fare posto a panelli fotovoltaici è un triplo errore gravissimo. E’ un errore perché si distrugge il paesaggio agrario e la millenaria cultura siciliana che si basa anche sul rapporto con l’agricoltura. E’ un errore perché ci troviamo nel pieno di cambiamenti climatici che negli ultimi due anni sono stati devastanti. Qualche giorno fa abbiamo raccontato gli effetti che il “vortice polare” sta provocando nel Nord degli Stati Uniti d’America con aree dove la temperatura ha raggiunto i -50 gradi centigradi. Con molta probabilità, il gelo di alcune aree del mondo è legato al cosiddetto riscaldamento globale. Negli ultimi due anni, in Estate, in Sicilia sono state registrate temperature elevate (nell’Estate del 2021 in alcune aree dell’Isola sono stati toccati i 50 gradi centigradi, temperature più elevate in Europa). I 15-20 gradi centigradi a Dicembre e a Gennaio in Sicilia e in altre parti d’Italia sono un’anomalia che non annuncia nulla di buono. Togliere alberi e piante per fare posto ai pannelli fotovoltaici sapendo che alberi e piante mitigano gli effetti negativi del riscaldamento globale è una follia. Il terzo errore è legato sempre ai cambiamenti climatici che negli ultimi due anni hanno ridotto le produzioni agricole in alcune aree del mondo. Ridurre la superficie agricola mentre i cambiamenti climatici riducono l’offerta mondiale di prodotti agricoli è dabbenaggine allo stato puro. Bisogna assolutamente evitare di trasformare la Sicilia in una grande Palermo, città a perdere nella quale, oltre a nuove lottizzazioni senza fine (che, come sempre, solo la Magistratura ha cercato di bloccare), gli appalti ferroviari dell’ultimo decennio hanno comportato la perdita di migliaia di alberi e la contestuale ‘cementificazione’ del territorio. La desolazione di piazza Politeama a Palermo – piazza lasciata quasi senza alberi, che in Estate si trasforma in un forno a microonde – e la prospettiva di altre sette o otto linee di Tram che comporteranno la scomparsa di altro verde debbono essere da monito per salvaguardare il resto della Sicilia dalla devastazione del cemento e dagli ‘affaristi ecologici’.
Foto tratta da Il Gazzettino