di Ciro Lo Monte
segretario politico di Siciliani Liberi
Ancora una volta, le analisi di Siciliani Liberi si sono rivelate fondate. Invitando il Sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, a dichiarare il dissesto del Comune per salvare gli stipendi dei dipendenti comunali e delle aziende comunali, invitavamo il Sindaco a rendere noto l’ammontare del tributo rifiuti (la Tari) pagato da famiglie, imprese e uffici pubblici nel 2022. Perché, a nostro avviso, non copre che metà del mostruoso costo annuale della Rap: pari ad oltre 125 milioni di euro. Ed ecco giungere la conferma: nel 2021 l’importo della Tari non ha raggiunto neanche i 70 milioni di euro. Nel 2022, con la perdita di altri 8.000 residenti, l’inflazione reale ben oltre il 12% indorato dal governo, e la chiusura di centinaia di piccole aziende schiacciate dal costo insostenibile dell’elettricità, l’importo Tari a nostro avviso supererà di poco i 50 milioni euro. E cosa fanno le forze politiche tutte di comune accordo? Danno ordine alla Rap di procedere alla selezione di oltre 300 nuovi addetti. Quando Legambiente ha già mostrato come il numero di addetti all’igiene ambientale per abitante a Palermo sia il triplo di Milano.
Siciliani Liberi è una forza politica matura, lontana dalle banalità del radicalismo. Sappiamo benissimo che pagare stipendi pubblici in città come Palermo equivalga a fare Stato sociale, perché si dà un buon stipendio a tempo indeterminato a persone che poi potranno anche mettere su famiglia. Il punto qui è che il Comune fa finta di non sapere leggere. Lo Stato italiano in condizioni di pre-default con Monti nel 2011 ha trasferito ai Comuni l’intero costo della gestione rifiuti. Se Rap costa 125 milioni e il Comune ne introita a stento 50 con la Tari pagata da chi ancora può farlo, ogni anno cumula 75 milioni di perdite come azionista unico di Rap. E se facessimo lo stesso conto per ognuna delle aziende comunali, da Reset ad Amat, vedremmo che il Comune ogni anno accumula una cifra enorme – forse oltre 100 milioni, caro professore Lagalla? lo chieda agli uffici, vedrà che a lei lo dicono – che si aggiunge a quelle che il Comune già sostiene fra “debiti fuori bilancio” e accantonamenti per crediti ormai inesigibili. Siciliani Liberi lo ribadisce con forza a inizio 2023: dichiarare ora il dissesto significa trasferire al Tesoro gli stipendi di Palermo. Non farlo, sperando che il Governo nazionale interverrà trasferendo le centinaia di milioni auspicati dal Sindaco e da tutti i partiti è, appunto, infantile radicalismo politico.
Foto tratta da La Sicilia