- L’inghippo del payback lo ha combinato il Governo di Mario Draghi, che ha riesumato un’iniziativa del Governo Renzi per ‘alleggerire’ le tasche delle aziende che forniscono strutture medicali agli ospedali. Chiesto l’intervento del Governo siciliano
- “La Regione siciliana, come Ente a statuto speciale, avrebbe anche il potere di abrogazione di questi provvedimenti”
L’inghippo del payback lo ha combinato il Governo di Mario Draghi, che ha riesumato un’iniziativa del Governo Renzi per ‘alleggerire’ le tasche delle aziende che forniscono strutture medicali agli ospedali. Chiesto l’intervento del Governo siciliano
Niente da fare, signori, a Roma cercano soldi. I tassi d’interesse della Banca Centrale Europea (BCE) sono in crescita e nel folle sistema economico e monetario dell’Unione europea i soldi per andare avanti si chiedono in prestito. O bisogna trovare via alternative. Qualche settimana fa il nostro Economicus ha commentato il tentativo del Governo – in realtà ancora non palesato – di utilizzare il denaro investito dagli italiani (leggere il risparmio privato) con i conti di risparmio presso il Tesoro. Mossa che avrà un senso solo se l’Italia uscirà dall’Unione europea. Alla Sicilia il Governo nazionale ha tolto quasi 9 miliardi di euro di fondi strappati alla sanità pubblica della nostra Isola, con il Governo siciliano di Renato Schifani che, al pari dei Governi siciliani a guida PD, invece di difendere la Sicilia appoggia lo Stato! Ora tocca alle aziende che forniscono dispositivi medici. Asfo Sicilia, associazione fornitori in sanità che fa capo a Fifo e Confcommercio ha già lanciato l’allarme: “È il reale rischio che si corre in Sicilia se dovesse essere confermato il cosiddetto ‘Payback’, ovvero la richiesta di restituzione di oltre 2 miliardi di euro alle imprese che forniscono al sistema sanitario gli strumenti essenziali per le sale operatorie: dispositivi chirurgici e diagnostici”. Asfo Sicilia ha inviato una lettera al presidente della Regione siciliana Renato Schifani, all’assessore alla Salute Giovanna Volo e al presidente dell’Ars Gaetano Galvagno, per richiedere un incontro urgente e scongiurare questo scenario: “Ancora non abbiamo ricevuto alcuna risposta – sottolinea Giacomo Guasone, presidente Asfo Sicilia – per una situazione urgente che è davvero inaccettabile e che viola i principi costituzionali. Per evitare il fallimento di centinaia di piccole e medie aziende che Asfo rappresenta, chiediamo alla Regione siciliana di intervenire tempestivamente, così come è accaduto in Sardegna, dov’è stato messo in pausa – fino al pronunciamento definitivo del TAR – il provvedimento che costringe tutte le imprese fornitrici di medical device alla compartecipazione per risanare il ‘buco’ sanitario causato dallo sforamento dei tetti di spesa dal 2015 al 2018. Ci appelliamo anche all’assessore regionale Marco Falcone, perché questo scenario metterebbe in ginocchio l’economia e lo sviluppo della nostra terra”.
“La Regione siciliana, come Ente a statuto speciale, avrebbe anche il potere di abrogazione di questi provvedimenti”
La misura, contenuta nell’articolo 18 del decreto Aiuti bis del 6 Luglio scorso, è stata impugnata a livello nazionale da oltre 600 aziende, che hanno fatto ricorso al Tar del Lazio (Tribunale amministrativo regionale): “Chiediamo almeno di attendere il pronunciamento del Tribunale amministrativo e di far slittare la data perentoria di Gennaio, che prevede il ripianamento con il cosiddetto payback. Inoltre, la Regione siciliana, come Ente a statuto speciale, avrebbe anche il potere di abrogazione di questi provvedimenti: attendiamo con urgenza un’interlocuzione per poter trovare reali vie d’uscita e salvaguardare il futuro di migliaia di lavoratori che operano nell’indotto. Ci sono piccole e medie aziende che devono pagare centinaia di migliaia di euro, per una norma iniqua e illegittima, che segnerà la storia dell’imprenditoria sanitaria, costringendo alla chiusura e ai licenziamenti”. La storia rischia di finire male perché queste aziende potrebbero bloccare con una serrata la fornitura di ferri chirurgici, disinfettanti e antisettici, valvole cardiache e pacemaker. Si tratta di una ‘genialata del Governo di Matteo Renzi, riesumata dal Governo di Mario Draghi: “L’applicazione di una norma introdotta dalla Finanziaria nazionale del 2015 e ‘riesumata’ dal Governo Draghi – conclude Guasone – rischia di travolgere il sistema. La Regione siciliana ha l’obbligo di difendere e proteggere la sanità siciliana e la salute dei cittadini”. La parola passa, adesso, non soltanto al Governo siciliano, ma anche al Governo nazionale di Giorgia Meloni.
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