Ci occupiamo di sanità siciliana da quando siamo in rete. Prima de I Nuovi Vespri ce ne siamo occupati su Link Sicilia. Abbiamo la presunzione di conoscere i politici siciliani che, a partire dal 2006, hanno affossato la sanità siciliana e quei pochi politici che hanno cercato di difenderla.il Governo regionale di Raffaele Lombardo 2008-1012, ad esempio, ha due volti: ha provato, senza riuscirci, ad opporsi allo scippo di poco più di 600 milioni di euro all’anno dal Fondo sanitario regionale: scippo operato dello Stato grazie a politici siciliani ascari (vicenda che si sta concludendo malissimo per la Sicilia con la sostanziale dichiarazione di resa dell’attuale Governo regionale di Renato Schifani). Contemporaneamente – l’assessore alla Sanità del Governo Lombardo, Massimo Russo, non ha certo brillato nella gestione di questo settore. A partire dal 2016, abbiamo più volte denunciato lo scippo – sempre dal Fondo sanitario regionale – di 280 milioni di euro all’anno, questa volta da parte dello stesso Governo regionale che, fino allo scorso anno, con questi soldi tolti ogni anno agli ospedali pubblici, ha pagato spese che con la sanità non ha nulla a che vedere, fino a quando non sono intervenute prima la Corte dei Conti per la Sicilia e poi, grazie alla stessa Magistratura contabile, la Corte Costituzionale. Sono state insomma due Magistrature – Coorte dei Conti e Corte Costituzionale che hanno posto fine a questa vergogna. Oggi leggiamo che il Coordinamento dei Comitati per la salute Sicilia ha scritto a Babbo Natale per avere in Sicilia una sanità pubblica degna di questo nome e che all’iniziativa ha anche aderito il Comitato delle isole Eolie. Non eravamo a conoscenza di questi Comitati ma che ci siano è una bella notizia. Certo, se ci avessero pensato qualche anno fa sarebbe stato meglio. Ma va bene lo stesso. L’importante è che in questo Coordinamento di Comitati non compaiano esponenti politici del centrodestra, del centrosinistra e del Movimento 5 Stelle, perché non sarebbe credibile.
Tanto per cominciare, ci chiediamo come mai, oltre alle isole Eolie, dove la sanità pubblica è carente, non abbiano aderito all’iniziatica anche le isole Pelagie (Lampedusa e Linosa), le isole Egadi, Pantelleria (dove una tromba d’aria, lo scorso anno, ha messo in evidenza le carenze sanitarie) e Ustica. Dopo di che non si può che essere d’accordo sulla richiesta di questo Comitato: sanità efficiente, pubblica, gratuita, accessibile a tutti; e, ancora, un piano di reintegro degli organici del personale, visto che mancano medici e infermieri; si ritorna a parlare dei Punti nascita, smantellati ai tempi del Governo di Mario Monti e il riconoscimento delle zone disagiate per le aree interne della nostra Isola, in tanti casi carenti di strutture sanitarie. Poi la medicina del territorio, praticamente assente in tante zone della Sicilia. Quindi il caos nei Pronto Soccorso, la mancanza di posti letto, la mancanza di anestesisti e rianimatori. Le tesi di questo Coordinamento dei Comitati per la salute Sicilia sono giuste e vanno appoggiate. Anche se manca un elemento centrale nell’analisi di questo Comitato: la retribuzioni dei medici pubblici. I medici pubblici italiani sono i meno pagati d’Europa. Il Coordinamento dei Comitati per la salute Sicilia chiede più medici e, in particolare, anestesisti e rianimatori. Il problema – segnalato da tempo – è che i giovani medici italiani specializzati, se possono, preferiscono andare a lavorare fuori dall’Italia, perché vengono pagati di più. Tra l’altro, in Italia, dalla fine degli anni ’90 vige la cervellotica legge Bindi che, di fatto, scoraggia molti medici pubblici ad operare al di fuori dagli ospedali, riducendo così l’offerta di prestazioni mediche. Il risultato di questa legge sbagliata è che, da un lato, aumenta la pressione dei malati sulle strutture pubbliche, mentre i medici che svolgono attività privata possono farsi pagare di più. In tutto questo operando in condizioni precarie i medici pubblici optano le la medicina ‘difensiva’, anche perché si debbono difendere da una pubblicità martellante di società che offrono i propri servizi ai pazienti e ai patenti dei pazienti per ottenere risarcimenti là dove insorgono controversie. Questo scenario scoraggia molti giovani medici specializzati a restare in Italia, Paese dove la sanità pubblica è sempre più in difficoltà.
Segnaliamo anche un problema siciliano (di altre Regioni non sappiamo). Si tratta della proliferazione nelle Aziende Sanitarie Provinciali (ASP) e nelle Aziende ospedaliere di personale amministrativo che appesantisce i costi provocando, inevitabilmente, lo spostamento di risorse finanziarie dalla medicina – cioè dalla gestione degli ospedali e, in generale, dalle strutture sanitarie – al pagamento delle retribuzioni a questo personale amministrativo, effettivo e precario (nelle strutture sanitarie pubbliche della Sicilia ci sono infatti anche amministrativi precari). In generale, la proliferazione del personale amministrativo è frutto di clientelismo politico e sindacale (in Sicilia si tratta, nella stragrande maggioranza dei casi, dello stesso tipo di clientelismo a scopo elettorale, perché buona parte del sindacalismo siciliano ‘classico’ è colluso con la politica). Sempre con riferimento all’utilizzazione impropria dei dei fondi della sanità siciliana per pagare soggetti e prestazioni che nulla hanno a che vedere con la sanità, ricordiamo la denuncia di sei anni fa della Corte dei Conti per la Sicilia: “Sanità siciliana: invece di assumere nuovi medici e infermieri si pagano i dipendenti SAS, i precari e i mutui!“. Da allora ad oggi, rispetto, a questo articolo, la situazione è peggiorata, se è vero che con i fondi della sanità pubblica siciliana la politica paga anche l’ARPA, l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente, che dovrebbe essere sostenuta con i fondi dell’assessorato regionale del Territorio e Ambiente, non con i fondi della sanità pubblica. Se vuole fare una cosa meritoria il Coordinamento dei Comitati per la salute Sicilia per porre fine a questo follia.