Tutti felici e contenti perché il Parlamento nazionale ha varato la legge Salva-Sicilia. Avendo raggiunto una certa età – e soprattutto avendo alle spalle un po’ di esperienza legata alla conoscenza di fatti passati legati alla vita dell’Assemblea regionale siciliana dai primi anni ’80 ad oggi – non ce la sentiamo di essere così ottimisti. Proviamo a riassumere quello che sta succedendo. A fine Dicembre 2022 la Regione siciliana ha davanti a sé due questioni: l’atteggiamento di chiusura – a nostro modesto avviso inspiegabile – della Corte dei Conti per la Sicilia sul ripianamento di un discutibilissimo ‘buco’ di Bilancio; e la restituzione, da parte dello Stato, dei fondi che lo stesso Stato scippa al Fondo sanitario regionale della Sicilia dal 2009. Proviamo ad esaminare separatamente le due questioni.
Il ‘buco’ del Bilancio regionale risale agli anni dei Governi regionali di centrosinistra, quando lo Stato ha quasi azzerato l’autonomia finanziaria regionale ‘saccheggiando’ le finanze della Sicilia con due ‘Patti scellerati’ Stato-Regione e con la cancellazione abusiva, dal Bilancio della Regione, di oltre 6 miliardi di crediti che la stessa Regione siciliana vantava, per lo più, nei confronti della Stato. Nel 2015 succede una cosa incredibile: non solo con una legge approvata dal Parlamento siciliano a maggioranza di centrosinistra la Regione perde oltre 6 miliardi di euro di crediti legittimi che lo Stato avrebbe dovuto riconoscere alla Sicilia (peraltro lo scippo alla Sicilia avviene in forza di una legge regionale rivista in modo improprio, perché lo scippo iniziale ammontava a 10 miliardi di euro e viene portato in seconda battuta a poco più di 6 miliardi di euro!), ma questi 6 miliardi e rotti di euro di crediti che la Regione vantava verso lo Stato vengono prima trasformati in disavanzo e poi, con l’applicazione della riforma della contabilità, vengono considerati come un ‘buco’ di Bilancio da ripianare! Così gli ignari siciliani stanno pagando due volte lo scippo dello Stato! Semplificando, oggi la Corte dei Conti contesta il ripianamento decennale di parte questo ‘buco’ in forza di una sentenza della Corte Costituzionale. E siccome il ripianamento decennale è già stato messo in atto con le firme delle più alte cariche dello Stato, la Magistratura contrabile si è rivolta alla Consulta.
La seconda questione – che non è meno importante della prima – è legata a quella che, con un linguaggio tecnico incomprensibile, viene definita “retrocessione delle accise petrolifere”. La parola “retrocessione” si usa nel calcio. La politica cialtrona, per nascondere le cose ai cittadini, usa questa parola al posto di restituzione, da parte dello Stato, di un bel po’ di soldi alla Regione siciliana. Lo scippo di fondi alla sanità siciliana, vera e propria vergogna di Stato, con responsabilità ‘ascare’ della politica siciliana, è una questione che affrontiamo spesso. Lo Stato, dal 2009, trattiene quasi 600 milioni di euro dal Fondo sanitario regionale. Li dovrebbe restituire insieme con gli arretrati. Invece non sta restituendo né i 600 milioni di euro all’anno, né gli arretrati. In tutto, per quest’anno, arriveranno 200 milioni di euro. Il Governo di Giorgia Meloni, in questa fase, è ricattato dai massoni & banditi dell’Unione europea e non può arrivare oltre. Di fatto, la questione dei 600 milioni all’anno che lo Stato deve restituire alla Regione è stata accantonata.
Da Roma, dove è in corso il dibattito sulla manovra finanziaria nazionale 2023, arriva la notizia che una legge – se non abbiamo capito male una norma inserita come emendamento nella legge di stabilità nazionale approvata dalla Commissione Bilancio della Camera dei deputati – consente alla Regione di ripianare il ‘famigerato’ buco di bilancio in 10 anni. Ciò significa che la Regione non dovrà togliere dal Bilancio 2023 circa 700 milioni di euro. “Abbiamo lavorato molto, personalmente e anche come gioco di squadra regionale e nazionale, salvando così il Bilancio della Sicilia che rischiava di essere compromesso – dice in una nota il presidente della Regione Renato Schifani -. Andiamo avanti con determinazione nell’interesse dei siciliani. Abbiamo promesso e ci impegneremo a realizzare un progetto di riforme, sviluppo, crescita e lavoro”. Leggiamo anche un comunicato del parlamentare nazionale di Forza Italia, Tommaso Calderone, protagonista dell’emendamento cosiddetto Salva-Sicilia. Calderone precisa che l’emendamento è stato approvato, come già ricordato, dalla Commissione Bilancio di Montecitorio presieduta da un altro deputato di Forza Italia, Giuseppe Mangialavori. Grazie a tale emendamento, dice sempre Calderone, “la Regione siciliana potrà ‘spalmare’ in dieci anni, anziché in tre anni, il debito di 866 milioni di euro contestato dalla Corte dei Conti a decorrere dall’esercizio 2023”. Il riferimento è al disavanzo 2018 e alle relative quote di disavanzo non recuperate alla data del 31 dicembre 2022. “Ho sentito forte il dovere di fare qualcosa per risolvere una situazione difficile per la mia Regione, che avrebbe avuto pesanti ricadute su tutti i Siciliani – aggiunge Calderone -. Siamo riusciti, con l’approvazione dell’emendamento Salva Sicilia, a risolvere i pressanti problemi finanziari della Regione. Ringrazio la Commissione Bilancio, con in testa il Presidente Mangialavori e il mio Partito per l’impegno sinergico che ha portato a questo importante risultato”.
Agli atti c’è anche una dichiarazione dell’assessore regionale all’Economia, Marco Falcone. “L’inserimento nella Finanziaria nazionale della norma Salva Sicilia – dice Falcone – ci consente di guardare al futuro equilibrio finanziario della Regione con maggiore serenità. Grazie all’impegno e all’autorevolezza del presidente Renato Schifani e alla sensibilità della commissione Bilancio della Camera, guidata dal presidente Mangialavori, la Sicilia potrà ripianare in dieci anni il proprio disavanzo, azzerando il contenzioso che la Corte dei Conti aveva sottoposto alla Consulta. Finalmente, dopo lunghi anni di interlocuzioni carenti, le aspettative della Sicilia hanno trovato a Roma reale apertura e attenzione, nell’interesse comune a lavorare per il risanamento della Regione e per garantire servizi e qualità della vita dei siciliani. Va altresì rimarcata – aggiunge l’assessore Falcone – la concreta disponibilità del presidente del Consiglio Giorgia Meloni e del ministro delle Finanze Giancarlo Giorgetti a trovare le opportune soluzioni per garantire alla Sicilia di rialzare la testa ottemperando al proprio dovere di risanamento e cura dei conti, senza però penalizzare l’ordinario funzionamento della Regione e le azioni per lo sviluppo”. Sulla vicenda interviene anche il parlamentare regionale della Lega, Vincenzo Figuccia: “Esprimo tutto il mio apprezzamento per la norma spalma debito esitata dalla Commissione bilancio della Camera. Il provvedimento che consente alla Sicilia di ripianare il debito in dieci anni è espressione del buon senso e dell’armonia di entrambe le coalizioni di Governo nazionale e regionale. Governi che, ora come in futuro e diversamente da un recente passato, sono certo collaboreranno lungo il nuovo asse, per il bene della nostra Regione”.
Ricordiamo al presidente Schifani, all’onorevole Calderone e all’assessore Falcone che approvare – e soprattutto applicare – una norma in attesa che la Corte Costituzionale si pronunci sul medesimo argomento è un atteggiamento temerario. Non spetta certo a noi ricordare a tre avvocati che la Corte Costituzionale potrebbe travolgere anche una norma dello Stato, in questo caso la norma Salva Sicilia, anche se tale legge viene controfirmata dalle più alte cariche dello Stato. A nostro modesto avviso, questa storia del ‘buco’ del Bilancio regionale non ripianabile in dieci anni – storia creata da un’esagerata Corte dei Conti mai vista così severa negli ultimi quattro decenni – rischia di prolungarsi ulteriormente, perché l’Unione europea sta facendo di tutto per mettere in difficoltà il Governo nazionale. E’ chiaro che siamo davanti a un accanimento nei riguardi del Governo nazionale e del Governo regionale. Si poteva trovare un’altra soluzione, anche a maggiore tutela delle finanze regionali partendo dalle accise che spettano alla Regione a proposito dello scippo alla sanità siciliana. Ma di questo scriveremo nel pomeriggio di oggi.
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