Sul Titanic

I veri interessi che si celano dietro il Qatargate e i grandi affari del Marocco che hanno penalizzato pesca e agricoltura europea

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  • Il Qatar ha fatto sapere che non gradisce che vengano fuori altre notizie e minaccia di tagliare il gas all’Unione europea. La sensazione è che a far pressioni per bloccare l’inchiesta della Magistratura belga sia la politica ‘europeista’ che in questo momento si nasconde dietro il Qatar. Un terremoto che potrebbe coinvolgere PPE e PSE? 
  • Ecco come il Parlamento europeo – e non i singoli eurodeputati – ha danneggiato la pesca e l’agricoltura dell’Europa mediterranea 
  • Si comincerà a fare luce anche sui rapporti tra Parlamento europeo e Tunisia, con riferimento soprattutto a PPE e PSE? 
  • Sei anni fa, quando il Parlamento europei approvò “l’invasione” in Europa dell’olio d’oliva tunisino, l’europarlamentare siciliano Ignazio Corrao chiamò in causa le responsabilità politiche, a cominciare dal PD
  • La Magistratura belga avrà la forza di scoperchiare i pentoloni dei rapporti tra Ue da una parte e Qatar, Marocco e altri Paesi del Nord Africa dall’altra parte? I rapporti con le Ong   

Il Qatar ha fatto sapere che non gradisce che vengano fuori altre notizie e minaccia di tagliare il gas all’Unione europea. La sensazione è che a far pressioni per bloccare l’inchiesta della Magistratura belga sia la politica ‘europeista’ che in questo momento si nasconde dietro il Qatar. Un terremoto che potrebbe coinvolgere PPE e PSE? 

Lo scandalo che ha travolto il Parlamento europeo va avanti tra alti e bassi. Il Qatar ha fatto sapere che non gradisce che vengano fuori altre notizie e minaccia di tagliare il gas all’Unione europea. Per la cronaca, il Qatar è tra i primi esportatori di gas liquefatto al mondo. L’Unione europea ha bisogno di gas, anche se per utilizzare il gas liquefatto dovrà realizzare i rigassificatori, impianti molto pericolosi, soprattutto se posizionati a ridosso dei centri abitati. Non a caso a Piombino, in Toscana, dove dovrebbe trovare posto un rigassificatore infuriano polemiche e ricorsi. I ricorsi servono a poco perché tanto, nell’Unione europea, vincono sempre i potenti e i prepotenti; le polemiche possono diventare strategiche se diventano proteste di piazza. Grandi proteste ci sono state negli anni passati a Porto Empedocle, in Sicilia, dove volevano realizzare, a ridosso della cittadina e a un km circa dalla Valle dei Templi di Agrigento, il più grande rigassificatore d’Europa. Ma il tema, in questo momento, è un altro. I governanti del Qatar, come già accennato, non vogliono più sentire parlare di scandalo del Parlamento europeo che li coinvolge, sennò bloccano le forniture di gas all’Unione europea. Bisognerà capire, adesso, se la Magistratura belga si adeguerà. La sensazione è che a far pressioni per bloccare l’inchiesta non sia solo il Qatar, ma anche la politica ‘europeista’ che in questo momento si nasconde dietro il Qatar. Per dirla in breve: quanto scoperchiato fino ad oggi dalla Magistratura potrebbe essere l’inizio di un terremoto che potrebbe coinvolgere in pieno la politica europea. Riusciranno a ‘insabbiare’ l’inchiesta che parte dal Qatar ma coinvolge la politica e l’economia europea? Intanto sta scoppiando un altro scandalo che riguarda il Marocco. Tema: gli accordi tra Ue e Marocco che hanno ‘incaprettato’ gli agricoltori dell’Europa mediterranea, Spagna e Italia in primo luogo (in realtà, parlare di Italia è sbagliato, perché ad essere stata penalizzata dagli accordi tra Ue e Marocco sono state le agricoltura di alcune Regioni del Sud Italia e la Sicilia).

 

Ecco come il Parlamento europeo – e non i singoli eurodeputati – ha danneggiato la pesca e l’agricoltura dell’Europa mediterranea 

Se volete conoscere i particolari di questa vergogna ‘europeista dovete leggere Il Fatto Quotidiano e, segnatamente, questo articolo: “Mazzette Ue, nelle carte segrete di Rabat l’influenza di Panzeri per il voto che penalizzava pure i produttori agricoli italiani“. Noi vi possiamo raccontare quello che ricordiamo degli accordi tra Ue e Marocco. Ricordiamo bene quando il Parlamento europeo ‘bocciò’ l’accordo sulla pesca nel Dicembre del 2011. Ma il Marocco e i partiti politici che hanno sempre sponsorizzato gli accordi commerciali con il Marocco sono tornati subito alla carica. E infatti pochi mesi dopo arriverà il sì del Parlamento europeo all’accordo su pesca e agricoltura con il Marocco, accordo votato dai parlamentari europei del PPE (Partito Popolare Europeo) e del PSE (Partito Socialista Europeo). Il riferimento ai partiti è importante. Fino ad ora si è parlato solo di singoli eurodeputati. Ma i voti nel Parlamento europeo li hanno espressi tanti europarlamentari! E sono i risultati di queste votazioni che contano veramente, oltre ai soldi dentro i sacchi trovati nelle abitazioni di alcuni eurodeputati. L’accordo del 2012 non è una cosa da nulla: “Un successo per il Paese nordafricano – leggiamo su Il Fatto Quotidiano – che, così, può aumentare il flusso di esportazioni di prodotti agricoli e ittici verso l’Ue: nel 2010, l’export verso l’Europa ammontava già a circa 2 miliardi di euro. L’intesa prevedeva infatti la liberalizzazione con effetto immediato del 55% dei dazi doganali, contro l’allora 33%, e la liberalizzazione entro dieci anni del 70% dei dazi doganali sui prodotti agricoli e della pesca dell’UE, contro l’allora 1%. Un settore, quello agricolo, che per Rabat vale tra il 15% e il 20% del Pil e il 12% delle esportazioni del Paese, assorbendo il 38% della forza lavoro”.

 

Si comincerà a fare luce anche sui rapporti tra Parlamento europeo e Tunisia, con riferimento soprattutto a PPE e PSE? 

Da qui alcune domande. Comincia adesso ad essere chiaro perché sono in crisi le marinerie siciliane e interi comparti dell’agricoltura siciliana, a cominciare dall’agrumicoltura? Chi ha un po’ di memoria dovrebbe ricordare le proteste dei produttori siciliani di agrumi contro “l’invasione” degli agrumi marocchini. Comincia ad essere chiaro il perché sono stati voluti dall’Unione europea cervellotici regolamenti sulla pesca che hanno tagliato le gambe alle marinerie del Sud Europa, marinerie italiane in testa? Regolamenti che i pescatori dei Paesi dell’Unione europea debbono rispettare, mentre gli altri Paesi che si affacciano nel Mediterraneo non li rispettano, pescano come gli pare e, magari, esportano il pesce che pescano in Italia. Una beffa! Di fatto, il Parlamento europeo – e non i singoli eurodeputati – non ha certo sfavorito agricoltori e pescatori del Nord Africa ma ha sicuramente penalizzato pescatori e agricoltori dell’Europa mediterranea. In queste ore si parla di Qatar e Marocco. Ma come dimenticare, nel 2016, “l’invasione” dell’olio d’oliva tunisino nell’Unione europea voluta dal Parlamento europeo? Noi eravamo già in rete. Ecco cosa scrivevamo sei anni fa: “Un colpo durissimo per Puglia, Calabria e Sicilia e, in generale, per le agricolture mediterranee. Contrariamente a quello che cercano di farci credere, l’iniziativa del Parlamento di Strasburgo non aiuterà il popolo tunisino ma, come ha raccontato nelle scorse settimane il presidente di Confragricoltura Sicilia, Ettore Pottino, aiuterà gli imprenditori italiani e tedeschi che, senza pagare tasse, miscelano legalmente il loro olio tunisino con quello siciliano o italiano, o lo vendono con etichetta tunisina nei supermercati a prezzi low cost. Il nostro olio non può competere e viene svenduto o non viene acquistato”. Nel marzo del 2016 il Parlamento europeo approvò “l’invasione” dell’olio tunisino a dazio zero con 500 sì, 107 no, 42 astenuti.

 

Sei anni fa, quando il Parlamento europei approvò “l’invasione” in Europa dell’olio d’oliva tunisino, l’europarlamentare siciliano Ignazio Corrao chiamò in causa le responsabilità politiche, a cominciare dal PD

Ricordiamo, in proposito, la battaglia politica condotta dal parlamentare europeo siciliano, Ignazio Corrao: “Quello andato in scena oggi in Parlamento Europeo è l’ennesimo atto di tradimento dei rappresentanti politici italiani nei confronti dei propri cittadini. Abbiamo provato in tutti i modi a stoppare il provvedimento che porta la firma dell’alto rappresentante Federica Mogherini, longa mano di Renzi in Europa – aggiunge Corrao – ma evidentemente gli interessi che difendono i signori della maggioranza sono diversi rispetto a quelli dei cittadini. 500 favorevoli, 107 contrari e 42 astenuti. Tra i 500 voti favorevoli ovviamente ci sono quelli degli europarlamentari italiani del PD. Il provvedimento è stato voluto dal Governo targato Matteo Renzi ed avallato dai parlamentari del Partito Democratico. Gli stessi che poi vanno nei territori a parlare di tutele dell’agricoltura e sbandierare i mirabolanti numeri del PSR 2014-2020 così come avviene in Sicilia, dove il novello assessore Cracolici, insieme ad una europarlamentare del PD lanciano numeri e fanno disinformazione” (nel 2016 la Regione siciliana era governata dal PD e assessore regionale all’Agricoltura era Antonello Cracolici, tutt’ora parlamentare regionale del PD ndr). Ovviamente – prosegue Corrao – il modo migliore di reagire all’imbarazzo di appartenere al gruppo politico che affossa il settore dell’agricoltura va bilanciato con una dose di mistificazioni dei fatti. Cracolici e soci infatti durante questi incontri nelle città siciliane addossano alla burocrazia europea la colpa del mancato utilizzo delle risorse del PSR 2007/2013, quando invece tutti sanno che l’Autorità di gestione dei fondi UE è la Regione siciliana e che negli ultimi 3 anni questo ruolo è stato ricoperto dal governo di cui Cracolici è esponente. Morale, delle figure istituzionali come il ministro Martina (Maurizio Martina,. PD, in quegli anni Ministro dell’Agricoltura ndr), l’assessore o peggio ancora dipendenti della Commissione europea si prestano a partecipare a tristi teatrini politici che andavano di moda negli anni ’70. Oltre al danno (risorse PSR e UE finiti in mano alla mafia, mai arrivati a potenziali beneficiari e sperperati per eventi, sagre e loghi da migliaia di euro), il settore agricolo siciliano è costretto a subire anche la beffa, infatti, almeno per altri 2 anni – conclude Corrao –  la gestione dei nuovi fondi sarà nelle mani di chi ha creato, alimentato e non risolto i problemi dell’agricoltura siciliana”.

 

La Magistratura belga avrà la forza di scoperchiare i pentoloni dei rapporti tra Ue da una parte e Qatar, Marocco e altri Paesi del Nord Africa dall’altra parte? I rapporti con le Ong 

La magistratura belga avrà la forza per reggere l’urto della politica europea coinvolta non soltanto nelle vicende del Qatar – che sono molto importanti – e negli affari del Marocco e di altri paesi del Nord Africa? Corrao, nel 2016, raccontava a chiare lettere chi erano i protagonisti del fallimento dell’agricoltura siciliana. Se volete invece approfondire che cosa e soprattutto che interessi economici e finanziari ci sono dietro il Qatar vi consigliamo la lettura di un articolo pubblicato dall’Agenzia Italia: “Il Qatar punta a diventare il primo fornitore di gas per l’Europa“. Che dire? Speriamo che la Magistratura belga riesca a scoperchiare tutto il pentolone del Qatar e del Marocco. E speriamo anche che si faccia luce sui rapporti tra Ue e Tunisia. E speriamo che si faccia luce anche sulle Ong e sul grande affare dei migranti che arrivano in Europa dal Mediterraneo. Ricordiamo che l’inchiesta sfiora anche le Ong: “Lo scandalo sulle mazzette del Qatar al Parlamento Ue – si legge su Il Fatto Quotidiano di qualche giorno fa – ha penetrato nel profondo la famiglia dei Socialisti europei, colpendo eurodeputati di oggi e di ieri, i loro assistenti parlamentari fino ad arrivare a una dei vicepresidenti dell’aula. Ma i suoi tentacoli hanno rotto il nucleo delle formazioni raccolte nel gruppo S&D e si sono allargati fino a coinvolgere anche l’ambiente dei Radicali Italiani. Non attraverso i loro rappresentanti a Bruxelles, dato che +Europa non ne ha eletti, ma tramite le associazioni e Ong legate al partito guidato da Emma Bonino, che risulta estranea alle indagini. Perché l’inchiesta della Procura federale belga si è concentrata anche su Fight Impunity, associazione fondata nel settembre 2019, tra gli altri, da Antonio Panzeri, colui che viene considerato il grande manovratore in tutta questa vicenda, e attiva nel campo della lotta in favore dei diritti umani, e su No Peace Without Justice, Ong che combatte in favore delle stesse tematiche. Scavando all’interno delle due organizzazioni e analizzando i profili dei componenti principali, emergono i collegamenti tra di esse e, di nuovo, l’intreccio tra ambienti socialisti e radicali” (qui per esteso l’articolo de Il Fatto Quotidiano che vi consigliamo di leggere per comprendere l’intreccio tra Socialisti europei, Radicali e Ong) (qui invece potete leggere il nostro articolo per esteso).

Foto tratta da Italia Oggi

 

 

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