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La carica dei 9 mila precari Covid: vanno assunti solo infermieri e medici specializzati

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  • Il Fondo sanitario regionale siciliano, già ‘saccheggiato’ dalla politica, non può caricarsi tutti i 9 mila precari Covid
  • La sanità pubblica della nostra Isola non può essere trasformata in un ufficio di collocamento
  • L’ennesimo allarme CIMO (Confederazione Italiana Medici Ospedalieri) e del CIMO-FESMED (Federazione Sindacale Medici Dirigenti)

Il Fondo sanitario regionale siciliano, già ‘saccheggiato’ dalla politica, non può caricarsi tutti i 9 mila precari Covid

I soldi in Italia sono finiti. Da quando la Banca Centrale Europea (BCE) ha smesso di acquistare titoli di Stato si è andati avanti con la Banca d’Italia. Ma adesso sembra che che si bloccherà anche questa via. Non a caso, in queste ore, si torna a parlare del MES, sigla che sta per Meccanismo Europeo di Stabilità, il mezzo con il quale un’ormai fallita Unione europea cercherà di mettere le mani sui conti correnti degl’italiani e, in particolare, sul risparmio privato che ammonta a circa 5-6 miliardi di euro. E che cosa fa una Regione siciliana senza soldi che aspetta e spera di ricevere da Roma la restituzione dei fondi che lo Stato scippa alla nostra Isola dal 2009, ovvero circa 600 milioni di euro all’anno? Proroga per due mesi il contratto all’esercito di ‘vaccinatori’ contro il Covid per il quale non si vaccina più nessuno perché – con il permesso degli algoritmi ‘ammaestrati’ dalle multinazionali farmaceutiche – non è un vaccino per il semplice motivo che non dà immunità. Sono 9 mila soggetti tra medici, infermieri e tecnici amministrativi. Domanda preliminare: come verrà pagato questo personale? Con i soldi del Fondo sanitario regionale già insufficienti per fronteggiare le spese degli ospedali e, in generale, delle strutture sanitarie siciliane?

La sanità pubblica siciliana non può essere trasformata in un ufficio di collocamento

Tra l’altro, sarebbe interessante capire quanti, tra questi 9 mila soggetti, sono i medici, quanti sono gli infermieri e quanti sono gli amministrativi. Se proprio bisogna fare uno sforzo, di questi 9 mila andrebbero assunti subito gli infermieri, perché negli ospedali pubblici siciliani la carenza di infermieri è drammatica. Non possono essere assunti gli amministrativi, perché la sanità pubblica siciliana di amministrativi ne ha già troppi e alcuni di questi sono anche precari. Se oggi i medici pubblici italiani sono i peggio pagati in Europa ciò è anche dovuto al fatto che la politica italiana ha riempito di personale non medico e non infermieristico gli ospedali pubblici. In questo scenario assumere nelle strutture sanitarie pubbliche altri amministrativi sarebbe una follia! E i medici? Se proprio bisogna fare uno sforzo – anche se non capiamo con quali soldi – andrebbero assunti i medici specializzati, perché, fino a prova contraria, la sanità pubblica può assumere solo medici specializzati. L’assunzione di nuovi medici – ribadiamo: specializzati! – è oggi una necessità, perché i medici pubblici italiani, oltre ad essere, come già ricordato, mal pagati, sono soggetti a turni massacranti appunto perché sono pochi. Ricordiamo che tra il 2019 e il 2021 oltre 8 mila medici italiani hanno lasciato gli ospedali non solo perché sono andati in pensione (e, detto per inciso, non sono stati sostituiti) ma perché si sono dimessi. Mentre molti giovani medici italiani specializzati preferiscono andare a lavorare all’estero dove vengono pagati più che in Italia. Concludendo, andrebbero assunti tutti gli infermieri e i medici specializzati. Il resto del personale, con grande rispetto, non può andare ad appesantire i conti della sanità siciliana. La sanità esiste per curare i cittadini non per dare posti di lavoro clientelari. La sanità pubblica siciliana non può essere trasformata in un ufficio di collocamento.

 

L’ennesimo allarme CIMO (Confederazione Italiana Medici Ospedalieri) e del CIMO-FESMED (Federazione Sindacale Medici Dirigenti)

A proposito della crisi degli ospedali siciliani riprendiamo una nota del segretario regionale CIMO (Confederazione Italiana Medici Ospedalieri) Giuseppe Bonsignore e del presidente regionale della Federazione CIMO-FESMED (Federazione Sindacale Medici Dirigenti) Riccardo Spampinato (ella foto). “Le soluzioni che riguardano la crisi degli ospedali siciliani non possono non passare attraverso un confronto con le organizzazioni sindacali che hanno tutto il diritto ad esprimere la loro opinione su materie così delicate che riguardano l’organizzazione del lavoro e il destino professionale di tanti colleghi – sottolineano Bonsignore e Spampinato -. Oggi il nuovo assessore regionale alla Salute, Giovanna Volo, si trova ad affrontare una situazione che era già drammatica ai tempi del suo predecessore Ruggero Razza, e che adesso è diventata catastrofica. Chiediamo quindi all’assessore Volo di convocare urgentemente le organizzazioni sindacali della dirigenza sanitaria per discutere insieme delle problematiche dell’intera Regione e delle possibili soluzioni che non possono passare come sempre sulla pelle dei medici e dei pazienti”. I due medici citano il caso dell’ospedale di Caltagirone dove si registrano carenze: “Purtroppo non solo Caltagirone – aggiungono – ma diversi altri ospedali della Sicilia versano in condizioni che definire critiche è un semplice eufemismo: mancano medici nei Pronto Soccorso, dove gli organici sono ben al di sotto del 50% della dotazione prevista, ma la situazione non è diversa anche in altre discipline, dall’anestesia e rianimazione, alla cardiologia alla pediatria. La soluzione chiesta dai sindaci del comprensorio di Caltagirone che è quella di creare un Dipartimento Interaziendale – evidenziano Bonsignore e Spampinato – non può essere la soluzione, in primis perché non in linea con quanto previsto dal DM 70 e dalle Rete Ospedaliera regionale per l’emergenza e poi perché, in ogni caso, sembra di difficile realizzazione stante l’esiguità di risorse umane anche negli ospedali delle altre aziende. Dopo decenni di scelte politiche perverse – tuonano i due sindacalisti – fatte di tagli ai posti letto, di sforbiciate alle unità operative e di annientamento del personale, era inevitabile che i nodi venissero al pettine e adesso, la stessa politica che ha creato il problema, pretende di risolverlo con soluzioni fantasiose che alla fine saranno, come sempre, a carico e sulle spalle di quei medici che già sono spesso costretti a rinunciare alle ferie, ai riposi e che vengono presi e sbattuti in giro per i Reparti sguarniti, usati come veri e propri tappabuchi per turare le falle di una nave che affonda per colpe altrui e per precise responsabilità di chi non ha saputo governare. Eppure, nel mese di Luglio scorso la Segreteria Regionale CIMO e la Federazione CIMO FESMED della Sicilia, nel corso di una partecipata Conferenza stampa tenutasi all’Ordine dei Medici di Palermo, alla presenza dell’allora assessore della Salute, Ruggero Razza, lanciarono un accorato grido di allarme sulla crisi degli ospedali in generale e dei Pronto Soccorso siciliani in particolare, proponendo soluzioni e chiedendo di far presto. Avevamo chiesto di prevedere un’indennità di funzione per i medici di Pronto Soccorso e il pagamento di gettoni di guardia adeguatamente remunerativi in modo da attrarre quei medici che oggi sono in fuga verso il privato o che, in ogni caso, non ne vogliono sapere di sacrificare tutto per un piatto di lenticchie. Avevamo anche chiesto di sospendere temporaneamente le attività di quei PPI (Punti di Primo Intervento) che erogano un basso numero di prestazioni in modo da recuperare risorse umane da inviare nei Pronto Soccorso in estrema sofferenza. Purtroppo non se ne fece nulla – concludono Bonsignore e Spampinato – ed oggi il contesto è notevolmente peggiorato sotto ogni aspetto”.

P.s.

Una cosa la vogliamo aggiungere noi: i governanti siciliani, che quando stanno male preferiscono l’ISMETT di Palermo, hanno idea di come è stata ridotta la sanità pubblica della nostra Isola? Hanno mai messo piede nelle stanze di Osservazione breve intensiva dei Pronto Soccorso? Per correttezza, comunichiamo al presidente Renato Schifani e all’assessore alla Salute-Sanità Giovanna Volo che in questi luoghi non si osserva un bel niente, il soggiorno in queste stanze dei Pronto Soccorso non è affatto breve e, soprattutto, in termini di assistenza sanitaria, non è esattamente intensiva…

 

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