Proviamo a mettere in fila una serie di notizie che arrivano dall’Ucraina, dalla Russia, dagli Stati Uniti d’America, dal presidente del Senato Ignazio La Russa e dalla Sicilia. Cominciamo con la caduta dell’Eurofighter avvenuta Martedì sera e che ha provocato la morte del pilota, il capitano Fabio Antonio Altruda. Non stiamo parlando di un mezzo qualunque, ma di un aeroplano militare multiruolo di quarta generazione avanzata, bimotore, con ruolo primario di caccia intercettore e da superiorità aerea. In parole semplici, un aereo da guerra mentre è in corso una guerra che coinvolge il cosiddetto Occidente industrializzato, Stati Uniti e Unione europea in testa. L’aereo fa parte del 37° Stormo che ha sede presso l’aeroporto Trapani-Birgi. Le cronache di queste ore ci dicono che ancora non si sa nulla di questo incidente. Non è così: si sa, ad esempio, che il capitano Altruda non avrebbe lanciato alcun segnale di allarme alla torre di controllo, né il segnale automatico di espulsione del sedile. A noi questa parte della dinamica dell’incidente già nota sembra strana. Certo, bisogna attendere l’analisi dei dati e lo studio delle informazioni che gli inquirenti stanno raccogliendo in queste ore. Importante, anche, l’analisi sui resti del velivolo. Il sito dov’è precipitato l’aereo è stato messo in sicurezza ed è a disposizione degli specialisti dell’Aeronautica militare. Dopo l’incidente il capo di stato maggiore dell’Aeronautica, Luca Goretti, è rimasto per una giornata nella base del 37esimo Stormo. Siamo rimasti colpiti da un passaggio di un articolo pubblicato da La Sicilia dove si parla del pilota deceduto e anche di altro: “Al suo attivo aveva centinaia di ore di volo, anche all’estero: solo due mesi fa, a Ottobre, era rientrato dalla Polonia, dove l’Italia aveva schierato 4 Eurofighter nell’ambito della missione NATO a difesa dello spazio aereo dell’Alleanza. Una task force che ha visto i caccia italiani alzarsi in volo decine di volte per effettuare quello che in gergo si chiama ‘scramble’, l’intercettazione di velivoli – in questo caso russi – che si avvicinavano allo spazio aereo Nato”. Come si può notare, siamo in guerra a tutti gli effetti…
La seconda notizia che vogliamo mettere in fila arriva dagli Stati Uniti d’America. Ne abbiamo scritto nel MATTINALE di ieri: gli americani avrebbero dato il ‘permesso’ all’Ucraina di attaccare direttamente la Russia (attacco in territorio russo che, in realtà, è già avvenuto): e non si capisce se gli occidentali che stanno dietro gli ucraini potrebbero attaccare le basi militari presenti in Russia o le città russe. Poi c’è la storia degli americani che si accingerebbero a inviare in Ucraina i missili Patriot. La Casa Bianca non ha ancora detto a chiare lettere se la storia dei missili Patriot sia vera. Ma già c’è la posizione ufficiale dell’ambasciata russa a Washington: “Se fosse confermato, assisteremo ad un altro passo dell’amministrazione (Biden, ndr) che può portare a conseguenze imprevedibili”, ha riportato la Cnn. Un passaggio di un post su Telegram fa riflettere: “Anche senza consegnare i Patriot, gli Stati Uniti vengono coinvolti sempre più a fondo nel conflitto nella repubblica ex sovietica”. E’ inutile girarci attorno: la Russia sta dicendo a chiare lettere che dietro l’Ucraina ci sono gli Stati Uniti d’America. Il presidente Putin, da parte sua, ha chiamato in causa tutto l’Occidente, impegnato, dice il leader russo, in una “guerra economica contro la Russia”, fino ad ora fallimentare, se è vero che l’economia russa ha subito sì dei contraccolpi, che sono nulla, però, rispetto alla crisi economica che sta colpendo gli Stati Uniti e l’Unione europea. Ieri, per esempio, la solita truffa dello spread è schizzata all’insù prima che la Banca Centrale Europea innalzasse i tassi di interesse. Volendo, non è stato un innalzamento dei tassi di interesse pesante, ma è bastato per far crollare la Borsa Italiana. Oggi sicuramente la Borsa si riprenderà ma ciò avverrà con interventi ‘drogati’ che servono a nascondere il fatto che l’economia italiana ed europea stanno andando a rotoli proprio a causa della guerra in Ucraina. Chi lo nega vi racconta quelle che a Oxford si definiscono “minchiate”.
Interessante anche le notizie che arrivano dall’Ucraina. Parla il presidente Zelensky: “I prossimi sei mesi saranno decisivi sotto molti aspetti nel confronto che la Russia ha avviato con questa aggressione. Aggressione contro l’Ucraina e contro ognuno di voi, perché l’obiettivo finale della Russia va molto oltre il nostro confine e la sovranità ucraina. I prossimi sei mesi richiederanno da parte nostra sforzi ancora maggiori rispetto a quelli finora compiuti”. In questa dichiarazione c’è una notizia vera e una notizia destituita di fondamento. La notizia vera è che Zelenky dà per scontato che la guerra durerà almeno per altri sei mesi: e saranno sei mesi di ulteriore della crisi economica per l’America e per l’Unione europea. La notizia destituita di fondamento è che la Russia abbia intenzione di aggredire altri Paesi oltre l’Ucraina. Notizia farlocca che Zelensky ‘strilla’ per far capire agli europei che dovranno ‘cacciare altri soldi e altre armi. Poi c’è la notizia che arriva dalla presidenza del Senato italiano, ovvero da Ignazio La Russa, che dice di voler appioppare ai giovani da 16 anni a 24 anni una mini naja da 40 giorni su base volontaria. Ma attenzione a quello che dice La Russa: “Ho predisposto, e lo presenteranno, non io perché come presidente non posso, ma un gruppo di senatori, un disegno di legge per portare a 40 giorni questo aspetto sia pure, voglio essere realista, nella proposta di volontarietà di partecipazione, perché oggi come oggi renderlo obbligatorio probabilmente costerebbe in termini di risorse più di quanto è possibile oggi ottenere – annuncia – ma è un primo passo”. Come si può notare, La Russa non ha proposto il servizio militare obbligatorio perché per ora mancano i soldi. Volete vedere che tra un po’ li troveranno i soldi per obbligare i giovani italiani a “servire la patria”?
Una notizia arriva anche dalla Sicilia, per la precisione dal Governo siciliano con un comunicato stampa di ieri: “Il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, ha ricevuto questa mattina (ieri per chi legge ndr) a Palazzo d’Orléans, a Palermo, il console generale degli Stati Uniti a Napoli, Tracy Roberts-Pounds, accompagnata dal comandante della base aeronavale Usa di Sigonella, capitano di vascello Aaron Shoemaker“. “Un incontro – ha detto il presidente Schifani – improntato sulla grande amicizia storica che lega i nostri popoli e di cui siamo fieri. Abbiamo affrontato alcuni dossier sui quali ci sarà massima collaborazione. Sicuramente ci saranno altri incontri perché la nostra Isola è legata agli Stati Uniti anche per tante questioni di politica economica e internazionale“. Per il console Roberts-Pounds “gli Stati Uniti hanno legami molto forti con la Sicilia. Oltre venti milioni di italo-americani, molti dei quali di origini siciliane, hanno contribuito ad arricchire la nostra società, dalla politica alla cultura, dalle arti alla scienza. Oggi, grazie anche all’ospitalità che il popolo e le autorità siciliane offrono alle forze militari statunitensi e della Nato, la Sicilia fornisce un contributo fondamentale alla difesa e alla sicurezza dei nostri Paesi, alle relazioni transatlantiche e alla stabilità nel Mediterraneo. Un contributo fortemente apprezzato dal governo statunitense”. In piena guerra il console americano e il comandante di Sigonella che incontrano il presidente della Regione per parlare di “amicizia”? Non ci crediamo. In realtà, la Sicilia non offre alcuna ospitalità agli americani, ai quali la nostra Isola insieme con il resto d’Italia si è arresa con il cosiddetto armistizio lungo firmato a Malta il 29 Settembre del 1943 (da distinguere dall‘armistizio corto siglato in Sicilia, a Cassibile, il 3 Settembre del 1943). Quello importante è l’armistizio lungo, che segna la resa senza condizioni dell’Italia nella seconda guerra mondiale. Mettete insieme Zelensky che vuole altre armi e che dice che la guerra continuerà, il ritorno dello spettro di un “esercito europeo”, il ritorno del servizio militare, il console e il comandante della base aeronavale di Sigonella che piombano in Sicilia per incontrare il capo del Governo dell’Isola, gli aerei da guerra italiani che partecipano alle missioni NATO “a difesa dello spazio aereo dell’Alleanza” e non sarà difficile capire che, tra un po’, potrebbero chiedere all’Europa di mandare militari in guerra in Ucraina sotto le bombe russe. Esageriamo? Vedremo.
Foto tratta da Il Riformista