Il titolo di questo articolo non è campato in aria, perché tutti sappiamo che gli emirati, ormai da qualche tempo, investono volentieri in Occidente. Perché non dovrebbero provare ad acquistare gli aeroporti di Palermo e di Catania se finiranno in vendita? Vero è che sui cieli italiani c’è l’opzione di Germania e Francia ma questo era uno scenario pre-bellico. Ormai, con la guerra in Ucraina destinata durare chissà quanto tempo ancora e, forse, a coinvolgere sempre di più l’Unione europea (come abbiamo scritto nel MATTINALE di oggi, ormai nella guerra tra Occidente e Russia può succedere di tutto), non è detto che Francia e Germania possano battere gli emirati, se questi ultimi decidessero di lanciare una sorta di ‘Opa’ sull’aeroporto Falcone e Borsellino di Palermo (già Punta Raisi) e sull’aeroporto Fontanarossa di Catania. Se è vero che a vincere sono i soldi – questa è la logica della privatizzazione – gli emirati non sono secondi a nessuno, soprattutto oggi che si sono distaccati dagli Stati Uniti d’America per avvicinarsi alla Cina. Ad un osservatore non sfugge la coincidenza tra lo scandalo che sta travolgendo il Parlamento europeo (scandalo che, a quanto pare, è soltanto all’inizio, se è vero che ad essere coinvolti sarebbero circa 60 eurodeputati) e il dibattito un po’ surreale sulla privatizzazione degli aeroporti siciliani che va in scena in queste ore nella nostra Isola.
Fino a qualche giorno fa abbiamo raccontato con piacere che, per la prima volta, in Sicilia c’è un presidente della Regione siciliana che ha deciso di condurre una sacrosanta battaglia politica contro il costo ultra ‘salato’ dei biglietti aerei. Prezzi alle stelle appioppati ai siciliani e ai turisti che decidono di venire in Sicilia, soprattutto per le vacanze di Natale. Ora, mentre è in corso questa battaglia politica – che fino ad ora non ha sortito alcun effetto positivo per i siciliani, perché aumentare il numero dei voli mantenendo lo stesso costo ultra ‘salato’ dei biglietti aerei favorisce le compagnie aeree, non certo i cittadini siciliani – arriva, improvvisamente, la voglia di privatizzare gli aeroporti siciliani. Il primo a tirare fuori questo tema è stato il Sindaco di Palermo, Roberto Lagalla: “Sul tema del caro voli non si può mettere da parte la riflessione che riguarda l’opportunità di privatizzare gli aeroporti. Solo con una gestione privata, che ormai si registra in tutta Italia tranne che in Sicilia, si può pensare di rendere gli scali ancora più competitivi, aumentando il numero di tratte e di aerei, anche a beneficio dei viaggiatori. Se si pensa all’aeroporto Falcone e Borsellino di Palermo, ad esempio, è chiaro che bisogna operare, mettendo in campo tutte le procedure per vendere lo scalo a un prezzo equo di mercato e non certo di svendere un patrimonio di questa portata”. Con tutto il rispetto per il Sindaco di Palermo, non riusciamo a cogliere il nesso connettivo tra le compagnie aeree che fanno ‘cartello’ per ‘incaprettare’ i cittadini siciliani costretti a pagare biglietti aerei stratosferici e la privatizzazione degli aeroporti. A meno che non ci siano sotto cose che non conosciamo…
Anche la dichiarazione del presidente della Regione siciliana, Renato Schifani, in questo momento, è un po’ strana: “Capisco che nella nostra Isola ci siano logiche profondamente radicate, ma il mondo delle gestioni aeroportuali in Italia ha subito una profonda trasformazione negli ultimi anni. Anche per la Sicilia è giunto il momento di cambiare. Come è avvenuto in tutto il Paese, con le privatizzazioni si sono ottenuti risultati concreti ed evidenti che sono sotto gli occhi di tutti: non contano soltanto gli utili, ma anche efficienza e servizi per i cittadini. Il nostro obiettivo adesso è quello di lavorare concretamente per adeguare le nostre strutture al mercato e crescere sempre di più, senza impantanarci nella sterile difesa di posizioni acquisite”. Il presidente Schifani è intervenuto dopo una dichiarazione, non meno strana, dell’amministratore delegato della Gesap (la società che gestisce l’aeroporto di Palermo), Giovanni Scalia, rilasciata ad Italpress: “Plaudendo alla posizione assunte dal presidente della Regione Renato Schifani in ordine all’elevato costo dei biglietti aerei per e dalla Sicilia e al suo impegno in tal senso occorre precisare, in merito alla sua affermazione che ‘per aumentare il numero di voli è necessario inserire governance competitive e che manca una gestione manageriale negli aeroporti siciliani’, che lo scalo Falcone Borsellino nel 2022 raggiungerà il record di passeggeri della sua storia”.
Nella polemica interviene anche la Filt Cgil di Palermo: “Esprimiamo preoccupazione – dichiarano i segretari Mario Ridulfo e Francesco Piastra per la Cgil Palermo e il segretario Gaetano Bonavia per la Filt Cgil Palermo – per il rischio che si avvii un processo di privatizzazione di un’azienda che funziona, e che ha prodotto buoni risultati, senza un confronto con i lavoratori e con lo scopo di fare solo cassa. Chiediamo all’amministrazione comunale di avviare una discussione pubblica sul tema delle aziende partecipate del Comune come chiesto nell’incontro di alcune settimane delle organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil con il sindaco Lagalla”. Anche questa dichiarazione è strana: non c’è, da parte della Cgil – come dovrebbe essere per un’organizzazione sindacale che dice di essere si sinistra – una chiusura netta alla proposta di privatizzazione dell’aeroporto di Palermo. Se la Cgil di Palermo fosse contraria alla privatizzazione dell’aeroporto di Palermo dovrebbe dirlo in modo chiaro e ultimativo. Invece mette in mezzo l’avvio di una bizzarra “discussione pubblica sul tema delle aziende partecipate del Comune”, che è cosa ben diversa dall’esprimere un secco “No” alla privatizzazione dell’aeroporto del capoluogo siciliano. La verità è che la Cgil di oggi non riesce ad essere convincente nemmeno quando cerca di apparire di sinistra…
Contro la privatizzazione dell’aeroporto Falcone-Borsellino si schiera Gianluca Colombino, segretario generale della Legea Cisal, sindacato maggiormente rappresentativo dello scalo aeroportuale: “Privatizzare oggi la Gesap sarebbe un errore imperdonabile: proprio nel momento in cui il turismo sta ripartendo e la società di gestione dell’aeroporto Falcone-Borsellino sta tornado ai numeri pre-pandemia, avvicinandosi in un paio d’anni allo storico traguardo dei 10 milioni, la privatizzazione si trasformerebbe in una svendita a danno dei cittadini. Le ultime gestioni della Gesap hanno dimostrato, numeri alla mano, che il pubblico non è sempre sinonimo di inefficienza e che il privato non lo è di efficienza e il caro-voli con le società di gestione non c’entra assolutamente nulla. Terremo alta la guardia e rimarremo vigili – continua Colombino -. Qualsivoglia ipotesi di revisione del sistema regionale o avvio di un percorso di privatizzazione che metta a rischio i livelli occupazionali o che si trasformi in un regalo al privato di un bene pubblico non potrà non passare dal tavolo sindacale. La vera ricetta per rilanciare la Gesap è invece la sua quotazione in Borsa, come già fatto con successo altrove, che consentirebbe di rivitalizzare ulteriormente uno scalo i cui buoni risultati sono sotto gli occhi di tutti. Non consentiremo il ripetersi di scelte che si sono già dimostrate sbagliate”.
Contrari alla privatizzazione anche Frank Ferlisi, segretario federazione provinciale Rifondazione Comunista e Ramon La Torre segretario cittadino dello stesso partito: “Giudichiamo il recente annuncio natalizio del Sindaco Roberto Lagalla e del suo amico di partito il presidente della Regione Renato Schifani, di voler privatizzare la gestione dell’aeroporto Falcone e Borsellino come proposta inaccettabile, primo passo di una politica di svendita delle partecipate comunali all’offerta del libero mercato speculativo. Neppure i precedenti Presidenti della Provincia e sindaci del capoluogo del centrodestra hanno mai messo in discussione la proprietà pubblica dell’aeroporto avventurandosi in improbabili ipotesi di privatizzazione, riconoscendo la migliore funzionalità di una gestione pubblica”. Le cose non stanno proprio così, se è vero che, nel 2013, il Consiglio comunale di Palermo, come leggiamo in un articolo di Tele Occidente dell’Agosto 2013, “ha approvato la delibera proposta dalla Giunta di Leoluca Orlando per l’avvio della procedura di vendita di una parte delle quote societarie in possesso del Comune della Gesap, la società partecipata che gestisce i servizi dell’aeroporto Falcone e Borsellino”. Ipotesi che è tornata nella ribalta politica nel Gennaio di quest’anno, come si legge in un articolo de Il Gazzettino di Sicilia che riprende un comunicato di Unicoop Sicilia: “Un vero e proprio autogol quello del sindaco Leoluca Orlando. Vendere, anzi svendere le azioni della Gesap è un errore macroscopico”. Per la cronaca, Rifondazione Comunista appoggiava la Giunta di Palermo di Leoluca Orlando. Detto questo, la posizione di Rifondazione Comunista oggi è molto chiara: “È evidente che gli attuali successi dello scalo di Punta Raisi si devono esclusivamente alla gestione pubblica, che ha rilanciato l’aereoporto di Palermo, portandolo alle vette degli scali italiani. I bilanci positivi da diversi anni di Gesap ed i programmi di ampliamento dell’importante infrastruttura lo dimostrano ampiamente leggiamo sempre nella nota di questo partito -. Affermare che una acquisizione da parte del privato abbasserebbe i costi è una grossa bugia. Lagalla sa bene che un gestore privato volendo e dovendo fare profitti, innalzerebbe i prezzi di tutti i servizi aeroportuali da quelli delle compagnie aeree a quelli dei passeggeri. E, come al solito, un privato non avrebbe scrupoli a peggiorare le condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori dello scalo. La privatizzazione sarebbe un’operazione puramente speculativa difficile da gestire, alla quale i soliti interessi criminali potrebbero essere fortemente interessati”. Concordiamo totalmente su questo passaggio del comunicato di Rifondazione comunista: “Le intenzioni di dismissione del pubblico di Lagalla Sindaco metropolitano, che oggi detiene la maggioranza azionaria di Gesap, fra quote comunali e dell’ex Provincia, vanno fermate per il bene della comunità palermitana e dell’hinterland interprovinciale. Quindi deciso NO alla privatizzazione della Gesap da parte di Rifondazione Comunista che chiama tutti i consiglieri dei gruppi di sinistra presenti in Consiglio comunale a costruire una decisa opposizione alla paventata privatizzazione di Gesap”.
Foto tratta da La Sicilia