“I legami tra Socialisti e Ong vicine ai Radicali”: così titola Il Fatto Quotidiano in uno degli articoli dedicati al Quatargate, i soldi di questo Paese ricchissimo che finiscono, ‘a sacchi’, nelle tasche di alcuni ‘presunti’ Socialisti europei. Se è vero che ad essere coinvolto in questo scandalo ‘europeista’ sono alcuni eurodeputati e dirigenti Socialisti, è altrettanto vero che la dizione ”presunti’ Socialisti riguarda tutto il PSE, partito che non ha nulla di Socialista, dal momento che, ormai da anni, appoggia senza ritegno le istanze ultra-liberiste e globaliste. Così come non c’è da stupirsi se nel calderone di questo scandalo a nove zeri si mescolano diritti umani (troppo umani, direbbe qualcuno…), affari, soldi a palate e, sullo sfondo, l’ombra delle Ong. “Lo scandalo sulle mazzette del Qatar al Parlamento Ue – si legge su Il Fatto Quotidiano – ha penetrato nel profondo la famiglia dei Socialisti europei, colpendo eurodeputati di oggi e di ieri, i loro assistenti parlamentari fino ad arrivare a una dei vicepresidenti dell’aula. Ma i suoi tentacoli hanno rotto il nucleo delle formazioni raccolte nel gruppo S&D e si sono allargati fino a coinvolgere anche l’ambiente dei Radicali Italiani. Non attraverso i loro rappresentanti a Bruxelles, dato che +Europa non ne ha eletti, ma tramite le associazioni e Ong legate al partito guidato da Emma Bonino, che risulta estranea alle indagini. Perché l’inchiesta della Procura federale belga si è concentrata anche su Fight Impunity, associazione fondata nel settembre 2019, tra gli altri, da Antonio Panzeri, colui che viene considerato il grande manovratore in tutta questa vicenda, e attiva nel campo della lotta in favore dei diritti umani, e su No Peace Without Justice, Ong che combatte in favore delle stesse tematiche. Scavando all’interno delle due organizzazioni e analizzando i profili dei componenti principali, emergono i collegamenti tra di esse e, di nuovo, l’intreccio tra ambienti socialisti e radicali” (qui per esteso l’articolo de Il Fatto Quotidiano che vi consigliamo di leggere per comprendere l’intreccio tra Socialisti europei, Radicali e Ong).
Lo scriviamo subito per essere chiari: noi, da tempo, nutriamo molti dubbi sulle Ong. Nel 2016, per esempio, siamo rimasti colpiti da una polemica sollevata da Frontex: “L’Agenzia europea per le frontiere accusa queste organizzazioni di collusione con gli scafisti. Il documento, confidenziale, è stato pubblicato dal Financial Times e spiega che ai migranti verrebbero date “chiare istruzioni prima della partenza sulla direzione da seguire per raggiungere le imbarcazioni delle Ong”. E ancora: “L’agenzia Ue ha scritto che si tratta del ‘primo caso in cui le organizzazioni criminali hanno trafficato i migranti direttamente sull’imbarcazione di una Ong’. Ci sarebbe inoltre, un netto calo delle richieste di soccorso in coincidenza con un aumentato numero di salvataggi in mare messo in atto appunto dalle Ong. Queste ultime, sempre secondo Frontex, avrebbero risposto a oltre il 40% degli Sos lo scorso ottobre contro il 5% dell’inizio dell’anno” (qui l’articolo per esteso). Un anno dopo, nel 2017. sono arrivate le dichiarazioni del procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania, Carmelo Zuccaro: “A mio avviso alcune Ong potrebbero essere finanziate dai trafficanti e so di contatti. Un traffico che oggi sta fruttando quanto quello della droga. Forse la cosa potrebbe essere ancora più inquietante. Si perseguono da parte di alcune Ong finalità diverse: destabilizzare l’economia italiana per trarne dei vantaggi. Se l’informazione è corretta, questo corto circuito non si può creare salvo per effetto di persone che vogliono creare confusione”. Ancora Zuccaro qualche tempo dopo: “Le Ong fanno parte di un sistema profondamente sbagliato, che affida la porta d’accesso all’Europa a trafficanti che sono criminali senza scrupolo. Questo è l’aspetto sbagliato delle cose che non risponde né a senso di umanità né di solidarietà. E non parlo di inchieste in corso, non lo farei con i giornalisti, ma di un fenomeno generale. È necessario che non sia questo, che venga interrotto questo tipo di canale di afflusso e che invece nei Paesi che sono direttamente coinvolti dalle partenze di questi migranti si aprano degli hot spot nei quali si possa effettivamente fare un primo esame delle richieste e poi dividere le varie quote secondo ovviamente le esigente e le disponibilità dei Paesi europei. Se non combattiamo il traffico dei migranti non riusciremo mai a debellare un fenomeno che sta avendo effetti devastanti di corruzione anche in Paesi ovviamente meno strutturati, parlo della Libia e non solo della Libia purtroppo”.
Delle Ong ha parlato anche il regista Michelangelo Servegnini, il quale, a Napoli, al festival ai diritti umani, è stato censurato: “Da quattro anni raccolgo e pubblico messaggi vocali, video, fotografie ricevuti attraverso i social dai migranti. Li ha pubblicati Der Spiegel, persino Saviano sul Corriere della Sera. Dal punto di vista giornalistico nessuno ha mai potuto mettere in discussione il mio materiale”. E riguardo alle Ong aggiunge: “Loro sostengono che le cose le sanno meglio perché sono in mare. Ma se tu parli con una persona che sta affogando, con l’acqua alla gola, è ovvio che questa possa chiedere solo di essere salvata. Ma se ci parli direttamente quando ancora sono in Libia, ti raccontano tutta un’altra storia. Lì è scattato il cortocircuito, di fronte a una sala gremita di sostenitori delle Omg. Peraltro in questo periodo erano già avvenuti altri episodi, anche se mai di questa gravità. Mi era già capitato di non essere invitato, di essere emarginato, di essere censurato o tenuto fuori dalla mischia. Proprio perché i contenuti di questa ricerca non solo mettono in crisi le narrazioni delle Ong, ma provengono dagli stessi migranti”. Quindi il passaggio inquietante: “La maggioranza dei migranti in Libia non chiede di arrivare in Europa, in Italia, ma di essere riportata a casa. Sembrerebbe inspiegabile, secondo la consueta narrazione, ma bisogna scendere in profondità nelle storie di questi ragazzi per capirlo. La maggior parte di loro arriva in Libia dietro raggiro, attraverso un sofisticato sistema di tratta di esseri umani. Raccontano loro che raggiungeranno l’Europa in tre mesi, invece dopo quattro anni si ritrovano ancora bloccati in stato di schiavitù. Solo uno su diciotto sbarca effettivamente in Italia, gli altri diciassette non ci approderanno mai”.
Brutte storie. Forse è il caso di cominciare a guardare questo mondo un po’ più attentamente. Mettendo insieme le polemiche e le inchieste del passato sbrigativamente dimenticate, le verità non smentite del regista Michelangelo Servegnini e lo scandalo che coinvolge alcuni esponenti dei Socialisti europei si comincia a capire che cosa c’è dietro il mondo della ‘presunta’ sinistra che mette al centro della propria azione politica i diritti civili. Non c’è solo il vergognoso e maldestro tentativo di presentare agli elettori che ancora gli vanno dietro (che per fortuna in Italia cominciano ad essere sempre di meno) i diritti civili al posto dei diritti sociali, ma ci sono anche grandi affari a nove zeri. Per esempio, migranti costretti a diventare tali dopo essere stati raggirati, migliaia e migliaia di persone che vorrebbero tornare nei Paesi di origine e che sono costrette a rimanere in Libia come nuovi schiavi; criminali che gestiscono il traffico verso l’Europa di una minima parte di queste persone raggirate guadagnando montagne di soldi; il giro impressionante di denaro che sta dietro la cosiddetta accoglienza a Lampedusa, in Sicilia e nel resto d’Italia. Il tutto con la retorica del buonismo e dell’accoglienza. E’ in questo scenario che è maturato lo scandalo del Parlamento europeo, che si basa su un Paese dove di diritti civili ce ne sono pochi e che cerca di acquistare credibilità internazionale – dentro il Parlamento europeo – corrompendo esponenti del PSE. Può fare qualcosa il Governo italiano? Sì. Cominciando a ridurre drasticamente i soldi che vengono erogati ai centri di accoglienza dei migranti. Anche perché sappiamo benissimo che solo una parte minima di questi soldi finisce ai migranti. La strategia potrebbe essere quella di dare qualcosa un più al giorno direttamente ad ogni migrante, tagliando il 50% dei fondi che vanno ai centri di accoglienza. Se il ‘sistema’ comincia ad essere poco ‘appetibile’ in Italia, ebbene, le scarpe cominceranno ad essere ‘strette’ per tutta la filiera.
Foto tratta da Il Tempo
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