Dopo la doppia inchiesta sulla gestione dell’acquisto dei vaccini contro il Covid che coinvolge la Commissione europea (ricordiamo che c’è un’inchiesta della Procura europea e un’inchiesta della Corte dei Conti europea), uno scandalo coinvolge questa volta il Parlamento europeo. L’accusa è gravissima: si parla di mazzette e regali importanti a personalità di spicco del Parlamento di Strasburgo per influenzarne le decisioni. Il Paese tirato in ballo – stando almeno a quello che da ieri si legge su giornali e siti di informazione – è il Qatar, dove sono in corso i campionati mondiali di calcio. Colpisce una coincidenza: ieri, Venerdì 9 Dicembre, si celebrava la giornata internazionale contro la corruzione e proprio ieri la Polizia federale del Belgio ha condotto un blitz con 16 perquisizioni in alcuni Comuni dell’area che si snoda attorno ai Bruxelles. L’inchiesta è pesante. Tutti sono innocenti fino a che un processo non dica il contrario. Ma il fatto che ci siano stati addirittura arresti ‘eccellenti’ ci dice che la storia non è esattamente una storia di piccola corruzione. Anche perché il mondiali di calcio del Qatar sono stati accompagnati da aspre polemiche, perché i questo Paese non verrebbero rispettati i diritti umani. L’accusa non è infondata, ma che arrivi dall’Occidente, con in testa l’Unione europea, dove i diritti delle persone sono stati calpestati massacrando chi ha rifiutato di sottoporsi a un vaccino anti-Covid che non vaccina e carente in materia di sperimentazione è un po’ un paradosso. Questo, in ogni caso, non sminuisce lo scandalo che ha colpito il Parlamento europeo e, in particolare, il PSE, il Partito Socialista Europeo che di socialista, oggi, non ha proprio nulla, visto che ha abbracciato la ‘causa’ dell’ultra-liberismo e del globalismo economico. Lo scandalo che investe il Parlamento europeo rimane tale e grave, anche perché Magistratura penale e Corte dei Conti europea, come già ricordato, stanno indagando anche sullo scandalo dei vaccini anti-Covid. Come avviene sempre quando la politica è incapace di auto-emendarsi, è la Magistratura che deve intervenire.
Tornando allo scandalo che scuote il Parlamento europeo, la sensazione che viene fuori da ieri, cioè da quando sono cominciate le perquisizioni e gli arresti, è che potremmo essere davanti all’inizio di un terremoto politico e istituzionale. Ed è anche logico: un’istituzione che, da anni, ha fatto dei diritti umani una delle proprie bandiere non può cambiare opinione se di mezzo ci sono i soldi. Infatti, una delle ipotesi dell’inchiesta in corso è che siano arrivate mazzette e regali importanti per influenzare le decisioni del Parlamento europeo. “In particolare – scrive Il Fatto Quotidiano – per difendere la reputazione dei campionati mondiali di calcio”. Come già accennato, al centro di questa inchiesta ci sarebbe il solito, screditato Partito Socialista. “Quattro persone – leggiamo sempre su Il Fatto Quotidiano – sono state fermate e sono sotto interrogatorio: tra loro ci sono l’ex eurodeputato del PD e di Articolo 1 Antonio Panzeri – ex segretario della Camera del Lavoro a Milano dal 1995 al 2003 e poi parlamentare Ue fino al 2019 – e il sindacalista Luca Visentini, ex dirigente della Uil in Friuli Venezia Giulia che da poche settimane è a capo della Ituc, la confederazione sindacale mondiale (che rappresenta più di 200 milioni di lavoratori). Gli altri due fermati sono Francesco Giorgi, ex assistente parlamentare di Panzeri, e Niccolò Figà-Talamanca, segretario generale della Ong No Peace Without Justice. Tra le accuse contestate ci sono ‘organizzazione criminale’, corruzione e riciclaggio di denaro. Coinvolta la vicepresidente del Parlamento Ue: sospesa dal S&d. Tra le persone coinvolte anche la vicepresidente del Parlamento Eva Kaili, anche lei socialdemocratica, che è stata sentita dagli investigatori nel pomeriggio di Venerdì: la sua casa, dice il giornale Le Soir, è stata perquisita. Kaili è stata ‘fermata per essere interrogata’ dalla polizia, ha riferito all’Afp una fonte vicina alle indagini. Il coinvolgimento di Kaili è un passaggio cruciale dell’inchiesta. La politica greca è infatti la compagna di Francesco Giorgi. Essendo Kaili un’eurodeputata in carica, però, gode dell’immunità: l’unico modo per arrestare un eletto, infatti, è coglierlo in flagrante. Kaili in serata è stata sospesa ‘con effetto immediato’ dal gruppo dei Socialisti e Democratici al Parlamento europeo. Poche ore prima, già il Pasok, il suo partito in Grecia, aveva invece deciso già per la sua espulsione”.
Ribadiamo: quelle in corso sono indagini e, almeno fino a questo momento, ci sono ipotesi di reato. Però gli arresti e le perquisizioni nelle abitazioni di personalità di rilievo non sono certo passaggi secondari di questa storia. Anche i soldi trovati durante le perquisizioni – circa 500 mila euro in contanti – non sono cose da sottovalutare. La notizia del ciclone che si è abbattuto sui Socialisti europei e sulla stesso Parlamento europeo è stata anticipata dal quotidiano Le Soir e dal settimanale Knack, due mezzi di informazione del Belgio. Il Fatto Quotidiano riporta anche una nota della Procura di Bruxelles: “Le indagini hanno consentito agli investigatori di mettere le mani su 600 mila euro in contanti. Sono state sequestrate attrezzature informatiche e telefoni cellulari, che saranno saranno analizzati nell’ambito dell’indagine. Questa operazione riguarda in particolare gli assistenti parlamentari che lavorano nel Parlamento europeo”. Nell’inchiesta sono coinvolte anche la moglie e la figlia di Panzeri: Maria Colleoni, di 67 anni, e Silvia Panzeri, di 38. Per loro l’ipotesi accusatorie è il favoreggiamento. Nelle indagini degli inquirenti è finita anche la Ong Fight Impunity, fondata nel Settembre 2019 da Panzeri che, da europarlamentare, ha ricoperto il ruolo di presidente della sottocommissione Diritti umani del Parlamento Europeo.
Colpisce un altro passaggio dell’articolo de Il Fatto Quotidiano: “Quella iniziata a luglio 2022 dalle autorità belghe e coordinata dalla Procura federale è un’inchiesta che sta provocando un terremoto senza precedenti all’interno dei palazzi delle istituzioni europee. Un caso di corruzione e riciclaggio di denaro che, se venissero dimostrati legami ben più ramificati con altri esponenti politici seduti tra gli scranni dell’Eurocamera, rischierebbe di minare la credibilità delle istituzioni stesse. Gli inquirenti ‘sospettano che un Paese del Golfo stia cercando di influenzare le decisioni economiche e politiche del Parlamento europeo pagando ingenti somme di denaro o offrendo doni significativi a terzi che rivestono una posizione politica e/o strategica significativa all’interno del Parlamento europeo’. L’accusa, precisano i giornali belgi, non menziona il Qatar, ma diverse fonti ben informate hanno riferito che a pagare le mazzette sia stata proprio Doha. Il loro obiettivo, mentre sono ancora in corso le partite dei Mondiali di calcio, sarebbe stato proprio quello di difendere la legittimità della competizione dalle accuse di violazione di diritti umani e dei diritti dei lavoratori, sottolineando i presunti progressi della monarchia qatariota. Maggiori informazioni sull’architettura dell’organizzazione potrebbero emergere dalle analisi delle apparecchiature informatiche e dei telefoni sequestrati dagli inquirenti nel corso dei blitz che hanno riguardato soprattutto gli assistenti parlamentari legati al gruppo Socialisti e Democratici e, in un caso, al Partito Popolare Europeo”. Come già accennato, la sensazione che viene fuori è che l’inchiesta potrebbe essere agli inizi. A parte gli atti del Parlamento europeo, con riferimento ai mondiali di calcio, che sono al vaglio degli inquirenti, non possiamo non segnalare il cambio di passo a cui stiamo assistendo non in materia di diritti umani – che rimangono importanti – ma sul fronte di chi utilizza i diritti umani per organizzare comitati di affari. E’ di questi giorni la testimonianza del registra Michelangelo Servegnini il cui film “L’urlo” è stato censurato al festival napoletano dedicato ai diritti umani, perché sui migranti che, partendo dal Nord Africa, attraversano il Mediterraneo per arrivare in Europa racconta – con testimonianza inoppugnabili – una verità opposta a quella che ci propinano da anni. “La maggior parte di questi migranti – racconta il registra – arriva in Libia dietro raggiro, attraverso un sofisticato sistema di tratta di esseri umani. Solo uno su 18 arriverà in Italia, gli altri rimangono in Libia dove vengono trattati come schiavi”.
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