Com’è noto, nei conti della Regione siciliana c’è un ‘buco’ finanziario di circa un miliardo di euro. Nei giorni scorsi vi abbiamo raccontato cos’ha combinato nel 2014 il presidente della Regione siciliana dell’epoca, Rosario Crocetta, che dice di essere estraneo ai disastri finanziari della Regione. In realtà, il vero protagonista dell’attacco alle finanze regionali è stato il Partito Democratico, che in quel momento governava a Roma con Matteo Renzi e in Sicilia con il citato Crocetta. Qualche giorno fa vi abbiamo raccontato le ‘gesta’ di Crocetta nel 2014, oggi vi raccontiamo cosa hanno combinato il PD e Crocetta ai conti della Regione siciliana nel 2015. Oggi Crocetta e i dirigenti del PD siciliano fanno finta di non ricordare: ci pensiamo noi a rinfrescargli la memoria, visto che delle porcate del 2015 siamo stati testimoni. Ricordiamo che, a un certo punto – era il 2015 – Renzi, che allora era il segretario nazionale del PD e il Presidente del Consiglio, decide di inviare in Sicilia un personaggio per ‘sistemare’ i conti della Regione. Questo personaggio si chiama Alessandro Baccei. I ‘compagni’ del PD siciliano e lo stesso Crocetta hanno dimenticato Baccei e quello che ha fatto? E’ strano, perché il toscano Baccei è stato nominato assessore all’Economia da Crocetta. Il Governo nazionale di allora ha segnalato Baccei, ma la nomina l’ha fatta il presidente della Regione Crocetta. L’ex presidente Crocetta e i ‘compagni’ del PD siciliano hanno già dimenticato Baccei e quello che ha combinato? Proviamo a riassumere.
Baccei viene inviato in Sicilia, come già accennato, per ‘sistemare’ i conti della Regione. Nel 2015 la Regione siciliana deve applicare la riforma della contabilità pubblica, ovvero il Decreto legislativo n. 118 del 2011. Senza scendere troppo nei tecnicismi, possiamo affermare, semplificando al massimo, che dalle amministrazioni pubbliche scompare il Bilancio di competenza e tutti i Bilanci diventano di cassa. Che significa? Semplicissimo: con il ‘dualismo’ tra Bilancio di competenza e Bilancio di cassa una pubblica amministrazione metteva tutti i crediti vantati verso terzi fra le entrate e se tali crediti non si ‘materializzavano’, pazienza: si reinserivano l’anno successivo fino a quando i creditori non ‘cacciavano’ i soldi. Il Decreto 118, per chiudere le partire sospese, impone il cosiddetto “riaccertamento dei residui attivi”: in pratica, una pubblica amministrazione deve accertare la natura dei crediti che vanta verso terzi, incassare quelli che può incassare e cancellare i crediti diventati inesigibili. Questo passaggio è fondamentale per capire cos’ha combinato il Governo Crocetta nel 2015, con la sola opposizione dei grillini. Al 31 Dicembre del 2014 la Regione vantava circa 10 miliardi di crediti; la stragrande maggioranza di tali crediti la Regione li vantava verso lo Stato. In pratica, tra leggi mai applicate e sentenze della Corte Costituzionale, lo Stato doveva alla Regione siciliana circa 10 miliardi di euro. Ebbene, il Governo Crocetta con l’assessore Baccei in testa, decidono di eliminare questi 10 miliardi di crediti dal Bilancio della Regione siciliana. Per attuare questa manovra, lo ricordiamo, Decreto 118 del 2011 alla mano, debbono effettuare il ‘riaccertamento’: debbono in pratica stabilire se questi crediti sono esigibili o meno.
Questo è il primo punto strano di questa storia. Può capitare – anzi capita quasi sempre nei fallimenti – che un debitore non abbia i soldi per pagare i creditori. Ma è in verità assai strano che lo Stato italiano non abbia i soldi per onorare debiti nei riguardi di una Regione! Ma tant’è! Il presidente Crocetta, l’assessore Baccei e i deputati di centrosinistra dell’Assemblea regionale siciliana decidono che i 10 miliardi di euro di crediti che la Regione siciliana vanta verso lo Stato vanno cancellati! Il Governo regionale propone la cancellazione, ma è il Parlamento siciliano che decide approvando una legge apposita. Così avviene. A questo punto scoppia un gran casino. C’è il dubbio che la cancellazione sia avvenuta senza il ‘riaccertamento’. Il dubbio lo solleva un deputato regionale del Movimento 5 Stelle, Sergio Tancredi, che si trascina dietro gli altri parlamentari grillini. Tancredi presenta una richiesta di accesso agli atti. Il Governo, con molta probabilità, non si aspettava tale mossa, anche perché tutto il centrodestra siciliano rimane silenzioso, compreso l’attuale assessore all’Economia, Marco Falcone, che allora era già deputato regionale. La semplice richiesta di accesso agli atti scatena un pandemonio: il Governo Crocetta presenta di corsa un disegno di legge dove, sostanzialmente, si dice che, in effetti, dal Bilancio regionale non andavano cancellati 10 miliardi di euro, ma 6 miliardi e rotti di euro! L’ex presidente Crocetta, che oggi si dice estraneo ai disastri finanziari della Regione, ha dimenticato tutto questo dopo appena sette anni? Ma andiamo avanti.
Cominciamo a citare il nostro articolo del Dicembre 2015: “Costretti a rispondere, Baccei e i suoi fidati burocrati hanno ‘scoperto’ di avere sbagliato nel fare i conti… Un ‘piccolo’ errore di 105 milioni di euro all’anno per trent’anni!”. Ecco alcuni passaggi del comunicato stampa del grillino Sergio Tancredi: “105 milioni per 30 anni per un totale di 3 miliardi e 150 milioni in meno che la Regione dovrà restituire allo Stato. Lo prevede un disegno di legge del Governo presentato in commissione Bilancio che ridetermina i residui attivi erroneamente cancellati dalla Regione con delibera approvata dalla Giunta Crocetta lo scorso 10 Agosto. La delibera passava un colpo di spugna su centinaia di capitoli di bilancio, parte dei quali, per il Movimento 5 Stelle, non andavano assolutamente cancellati. Parecchie cose non ci tornavano. Per questo abbiamo chiesto chiarimenti. Con il disegno di legge n. 1108, di fatto, l’assessorato ci dà ragione ricomputando le somme che permettono all’amministrazione di ridurre il ‘buco’ di bilancio con una spesa annuale diminuita di oltre 100 milioni l’anno per trent’anni. Questa vicenda lascia un po’ perplessi – conclude Tancredi – e non escludiamo di segnalarla alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti”. Proseguiamo con il nostro articolo di sette anni fa dove raccontavamo della nostra presenza ad una burrascosa conferenza stampa convocata dall’allora assessore Baccei negli uffici dell’assessorato regionale all’Economia: “Noi abbiamo partecipato, qualche tempo fa, a una conferenza stampa convocata dall’assessore Baccei. Con lui erano presenti i due dirigenti generali dell’assessorato all’Economia: i dottori Giovanni Bologna e Salvatore Sammartano. In quell’occasione abbiamo fatto presente che la cancellazione di circa 10 miliardi di crediti vantati dalla Regione non stava né in cielo, né in terra. Noi non siamo bravi come i dottori Bologna e Sammartano. I quali hanno negato che tra i 10 miliardi di euro circa cancellati ci potessero essere crediti esigibili che non avrebbero dovuto essere cancellati… In conferenza stampa noi abbiamo contestato questa manovra-furto da 10 miliardi di euro. Ma Baccei, Sammartano e Bologna hanno detto che ci sbagliavamo. E ci hanno anche invitato a recarci negli uffici dell’assessorato per approfondire il tema. Noi ci siamo rifiutati, perché per noi la legge era e restava truffaldina”.
Qui arriva la parte più incredibile di questa storia, che noi abbiamo raccontato per filo e per segno sette anni fa. Parliamo di cosa avvenne subito dopo il voto dell’Ars che cancellò sbrigativamente 10 miliardi di euro di crediti che la Regione vantava verso lo Stato: “Per fortuna i deputati regionali grillini hanno presentato richiesta di accesso agli atti. La risposta arrivata dal Ragioniere generale della Regione, dottore Sammartano, è stupefacente. I grillini, Tancredi in testa, chiedono agli uffici della Ragioneria generale della Regione ‘lumi’ su trenta capitoli di Bilancio cancellati: cioè sui miliardi di euro di crediti vantati dalla Regione, ma che gli stessi uffici regionali hanno definito “inesigibili” e, di conseguenza, da cancellare dal Bilancio regionale 2015: cancellazione che è avvenuta con una legge approvata dall’Ars. Il dottore Sammartano risponde ai grillini su alcuni capitoli. Poi, alla fine, scrive: “Per tutti gli altri capitoli di pertinenza di altri dipartimenti regionali, i dirigenti generali in indirizzo avranno cura di provvedere al riscontro diretto della nota della S.V. secondo le rispettive competenze”. Questo passaggio della risposta è gravissimo: in pratica, il Ragioniere generale certifica in un documento ufficiale (che dato a un deputato diventa pubblico) di non conoscere la genesi dei capitoli di altri dipartimenti che sono stati cancellati! In pratica, l’assessorato all’Economia ha cancellato crediti vantati da altri dipartimenti regionali sulla base della ‘parola’ dei rispettivi dirigenti generali, senza conoscere il quadro d’insieme. E questo non lo diciamo noi: lo afferma il Ragioniere generale che, rispondendo all’onorevole Tancredi, dice: le notizie sui crediti cancellati che fanno capo a certi capitoli non sono in grado di fornirli: si deve rivolgere ai rispettivi dirigenti generali!”. Per oggi ci fermiamo qui, nel MATTINALE di domani vi racconteremo la seconda puntata di questa porcata messa in atto dallo Stato ai danni di 5 milioni di siciliani. Il tutto con un Governo regionale di centrosinistra e con il silenzio dei deputati del centrodestra. Chiudiamo questa prima puntata sottolineando che, senza l’intervento del deputato grillino Tancredi e dei parlamentari grillini che lo hanno appoggiato, oggi il ‘buco’ della Regione siciliana non sarebbe di un miliardi di euro, ma di poco più di 4 miliardo di euro. (Fine prima puntata – continua)