Ma cosa sta combinando il Governo Meloni con la raffineria della Lukoil di Priolo? /MATTINALE 881

6 dicembre 2022
  • Poniamo la domanda perché in questa storia ci sono aspetti poco chiari. O ci sbagliamo?
  • Qual è stato in questa storia il ruolo delle banche? 
  • E’ veramente necessario il ricorso all’amministrazione controllata? 

Poniamo la domanda perché in questa storia ci sono aspetti poco chiari. O ci sbagliamo?

Oggi dedichiamo il nostro MATTINALE al petrolio. Da ieri sono scattate le sanzioni al petrolio russo da parte dell’Unione europea. La Sicilia è colpita direttamente dalle sanzioni Ue, dal momento che la raffineria Isab di Priolo è gestita dalla Lukoil, il colosso petrolifero russo. Da ieri, in teoria, a Priolo non dovrebbe arrivare più petrolio russo. Intanto, ieri, primo giorno dell’embargo, i prezzi del petrolio sono aumentati. Motivo: le preoccupazioni che un nuovo limite al prezzo del greggio russo possa interrompere le forniture globali nei prossimi mesi. Anche perché i principali Paesi produttori di petrolio – che ormai non sono più in linea con il cosiddetto Occidente industrializzato – potrebbero sempre decidere di ridurre ulteriormente la produzione per tenere alti i prezzi del petrolio. Ieri mattina il prezzo del greggio Brent è andato su di oltre il 2% attestandosi intorno a 87,40 dollari al barile. Vedremo cosa succederà stamattina. Proviamo adesso a illustrare cosa succede e cosa potrebbe succedere nei prossimi giorni a Priolo. In questa analisi noi facciamo riferimento in parte a quanto leggiamo sulla stampa specializzata e, soprattutto, seguendo i report dell’analista dei mercati internazionali, Sandro Puglisi, che oltre ad analizzare e studiare i mercati agricoli segue ovviamente anche l’andamento del mercato internazionale degli idrocarburi.

 

Qual è stato in questa storia il ruolo delle banche? 

Stando a quanto ha scritto Il Sole 24 Ore, la Lukoil potrebbe vendere la raffineria di Priolo entro la fine di quest’anno. Eugene Maniakhine, direttore generale della raffineria siciliana, in un certo senso ha anche confermato la volontà di vendere: “Stiamo negoziando la vendita… – ha dichiarato – pensiamo che l’affare per la cessione possa concludersi in tempi brevi… probabilmente entro quest’anno”. Ma lo stesso Maniakhine – e qui sta la stranezza di questa storia – avrebbe aggiunto che lo stabilimento ha riserve e contratti sufficienti di petrolio non russo per andare avanti per ‘diversi mesi’! Se lo scenario è questo perché il Governo italiano di Giorgia Meloni ha deciso di mettere in amministrazione controllata la raffineria gestita dalla Lukoil? Che partita stanno giocando a Roma con la raffineria siciliana? Per la cronaca, lo stabilimento di Priolo negli ultimi mesi si è affidato esclusivamente alle consegne di petrolio russe. Ed è anche logico: da quando è iniziata la guerra in Ucraina la Lukoil è stata costretta a fare affidamento esclusivamente sul petrolio russo poiché le banche gli hanno interrotto i finanziamenti ed hanno smesso di fornire le garanzie necessarie per acquistare il petrolio da altri Paesi. La Lukoil, almeno a vista, non è stata direttamente toccata dalle sanzioni dell’Unione europea, tuttavia le banche sono state riluttanti a trattare con una società strettamente legata alla Russia. Perché? Perché temono di essere prese di mira da possibili future multe da parte degli Stati Uniti, dove la società russa è stata già soggetta a sanzioni a partire dal 2014.

 

E’ veramente necessario il ricorso all’amministrazione controllata? 

Lo scenario è piuttosto confuso. E, se proprio la dobbiamo dire tutta, il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, il veneto Adolfo Urso, sta svolgendo un ruolo, come dire?, un po’ particolare. Sabato scorso ha dichiarato che le autorità statunitensi hanno rassicurato l’Italia sul fatto che le banche italiane non sono a rischio di sanzioni se aiutano la raffineria ad acquistare petrolio non russo. Se le cose stanno così dove sono allora i problemi? Forse potrebbero essere legate al fatto che i russi, a questo punto, si chiamerebbero fuori. Questo magari perché se sono venuti in Sicilia acquisendo la raffineria Isab di Priolo, ebbene, lo hanno fatto per raffinare petrolio russo. Le cose potrebbero stare così, se è vero che la Lukoil, non potendo più approvvigionarsi direttamente di greggio russo per via del divieto scattato a partire da ieri, in un clima di profonda incertezza avrebbe deciso di cedere l’attività. Forse ci stiamo avvicinando al punto centrale di questa vicenda. Negli ambienti economici e finanziari che contano circola voce che sia stato manifestato un certo interesse all’acquisto da parte della piattaforma di investimento statunitense Crossbridge Energy Partners. Come già accennato, la volontà di vendere lo stabilimento entro la fine dell’anno sarebbe stata confermata dagli stessi russi. E’ a questo punto che il Governo italiano è intervenuto con l’amministrazione controllata. C’è la necessità impellente dell’amministrazione controllata dal momento che lo stabilimento di Priolo ha riserve e contratti sufficienti di petrolio non russo per andare avanti per ‘diversi mesi’? Si punta ad andare avanti con tutti i contratti pregressi o si vuole azzerare tutto e ricominciare da capo? Non è che si rischia la chiusura dell’impianto? E se si dovessero fare avanti eventuali acquirenti, la vendita dello stabilimento, in questo scenario, non potrebbe essere ostacolata? Le nostre sono solo domande. Ricordiamo che lo stabilimento di Priolo raffina il 20% delle benzine italiane, dando lavoro a un migliaio di persone più l’indotto. L’azienda – questa dovrebbe essere la volontà del Governo – dovrebbe restare in piedi. Se sarà così, da quali Paesi arriverà il prodotto? Sarà ancora russo? Che succederebbe se dovesse venire fuori che i prezzi del greggio siano stati fissati ad un prezzo decisamente più alto di quello fissato con il price Cap?

Foto tratta da Dagospia 

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