“Il tetto di $60 al barile di greggio pattuito tra G7, UE e Australia fa infuriare Ucraina, Polonia e i soliti chihuahua baltici che chiedevano che il tetto fosse stabilito a $30. Ma a questo punto perché 30 e non 10? Perché non farsi regalare i barili direttamente da Babbo Natale? Sembra che a spingere al rialzo del tetto siano state le societé greche e maltesi che nella UE dominano il trasporto marittimo di petrolio. In ogni caso stanno tutti facendo i conti senza l’oste, vale a dire l’OPEC+, che se si scogliona riduce la produzione. A quel punto resta l’opzione della letterina a Babbo Natale…”. Così si legge in un articolo tra l’ironico e il sornione pubblicato da Telegram. In effetti, chi la scritto ha visto giusto, perché l’OPEC – l’Organizzazione di tredici Paesi esportatori di petrolio – ha deciso di ridurre la produzione, mentre la Russia, al contrario, ha deciso di aumentare la produzione.
E’ noto che i Paesi petroliferi del Golfo e l’Arabia Saudita non sono più in sintonia con gli Stati Uniti. Di fatto è una rottura storica che si è consumata con l’amministrazione americana del Democratico Joe Biden. Non c’è nemmeno bisogno di dire che, in questo momento, anche per il petrolio, l’Occidente è nelle mani dei Paesi che non sembrano in linea con l’area del dollaro. Domani scatta l’embargo al petrolio russo di Unione europea, Stati Uniti, Canada e Giappone. Per tutta risposta, la Russia ha aumentato la produzione di petrolio, mentre l’OPEC ha ridotto la produzione di petrolio di 2 milioni di barili, andando contro la richiesta degli americani. “In vista dell’entrata in vigore delle sanzioni UE – leggiamo su scenarieconomici.it – la Russia ha prodotto 10,9 milioni di bpd (barili di petrolio al giorno ndr) a Novembre e il mese scorso ha aumentato le esportazioni verso Cina, India, Corea del Sud e Giappone. Nonostante gli scarsi dati sui consumi in Cina, i dati di Refinitiv Research mostrano che l’Asia ha importato un record di 29,1 milioni di barili al giorno (bpd) di greggio a Novembre, rispetto ai 25,6 milioni di bpd di Ottobre e ai 26,6 milioni di bpd di Settembre”. La sensazione è che Cina, Russia e i Paesi petroliferi facciano squadra non certo per favorire l’Occidente industrializzato. Non possiamo non notare che, con l’attuale mossa, l’OPEC ottiene due risultati: risparmia il proprio petrolio, visto che è la Russia a immettere più petrolio nel mercato internazionale; e, in seconda battuta, mantiene alti i prezzi dello stesso petrolio. Quanto al Giappone, che partecipa all’embargo contro il petrolio russo, è evidente che ha fatto rifornimento di petrolio russo prima dell’embargo… Non sappiamo se le sanzioni al petrolio russo creeranno problemi alla Russia, ma già sappiamo che stanno favorendo Arabia Saudita e i Paesi del Golfo.
Foto tratta da Il Fatto Quotidiano