Si era nei primi anni ’80 del secolo passato. Massoni e Democrazia Cristiana avevano deciso di far ‘divorziare’ Tesoro e Banca d’Italia. Era il via all’indebitamento dell’Italia, all’inizio con i propri cittadini poi, piano piano, con i soggetti esteri. Contro questa manovra che, a lungo andare, avrebbe consegnato l’Italia alla futura Unione europea a ‘trazione’ tedesca, si batteva il Psi di Bettino Craxi e Rino Formica. E prima dei socialisti, contro lo strapotere dei banchieri-massoni, il leader della DC, Aldo Moro – molto diverso dalla sinistra democristiana ‘europeista’ e bancocentrica – aveva impartito una lezione di vita al sistema bancocentrico-massonico finanziando 500 miliardi di opere pubbliche con la moneta di Stato senza debito: l’esatto contrario di quello che volevano le banche. E’ la storia delle 500 lire di carta che abbiamo raccontato qui. Di pari passo con l’assalto all’Italia dei massoni in Sicilia si consumava una battaglia politica e sociale contro gli Stati Uniti d’America che avevano piazzato in Sicilia i missili Cruise. A condurre la lotta pacifista contro l’edonismo reaganiano in armi c’era il segretario del PCI siciliano, Pio La Torre, che era riuscito a coinvolgere alcuni settori del mondo cattolico. Alla protesta contro i missili Cruise, che si diceva fossero a Comiso, ma che in realtà venivano fatti circolare in incognito in tutta la Sicilia, si era unito anche il Parlamento siciliano, allora presieduto dal socialista Salvatore Lauricella. In quella fase storica molto travagliata per la vita politica della Sicilia (che abbiamo provato a tratteggiare nei giorni scorsi in questo articolo), il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Lauricella, con molto coraggio, aveva deciso di dare al Parlamento siciliano una linea politica (sembra che Craxi non fosse molto d’accordo, in quella fase il segretario nazionale del Psi non credeva nel nesso tra la bancocrazia partita alla conquista dell’Italia con il debito pubblico e la militarizzazione della Sicilia). Sempre in quegli anni la politica siciliana aveva dato vita alla Stipec, una sorta di società per esercitare le attività di pesca con i Paesi del Nord Africa; e qualche anno più tardi, quando il Governo siciliano si stabilizzerà, l’allora presidente della Regione, il democristiano Rino Nicolosi, e l’allora assessore socialista alla Cooperazione, Turi Lombardo, si recheranno in Libia in visita a Gheddafi, con la copertura politica della presidenza dell’Assemblea regionale siciliana.
Perché ricordiamo questi avvenimenti? Perché oggi l’Assemblea regionale siciliana, presieduta da un giovane parlamentare, Gaetano Galvagno, ha l’opportunità di imprimere una svolta nella guida del Parlamento dell’Isola rispetto alle pessime gestioni degli ultimi anni. Magari con un po’ di coraggio e con un po’ di realismo. La guerra in Ucraina non sta andando male per gli anglosassoni, inglesi e statunitensi. Soprattutto questi ultimi puntavano su un obiettivo che hanno ampiamente raggiunto: creare caos nei mercati internazionali per frenare l’armata della Cina contro l’area del dollaro. Però il prezzo che stanno pagando anche americani e inglesi comincia ad essere pesante. L’inflazione alimentare, iniziata lo scorso anno con la siccità che ha colpito mezzo mondo, in testa Stati Uniti e Canada (dati FAO Ottobre 2021), è aumentata con la guerra in Ucraina. Dopo nove mesi di guerra l’inflazione ormai è generale e gli Stati Uniti sono più volte intervenuti, con la propria Banca Centrale – la FED – per aumentare i tassi di interesse, provocando un inevitabile inizio di recessione che va evolvendosi in negativo per l’economia occidentale. Seguendo la FED, anche la BCE, la Banca Centrale Europea, è stata costretta ad aumentare i tassi d’interesse: ma sono, quelli della BCE, aumenti dei tassi sul filo del rasoio, perché tre o quattro Paesi della Ue, se i banchieri europei tireranno troppo la corda, andranno in default, facendo saltare la stessa Unione europea. L’andamento della guerra in Ucraina sta smentendo le previsioni occidentali: la Russia di Putin non è andata in default: il gas che non vende più all’Europa lo vende alla Cina; i fertilizzanti che non vende più all’Europa li vende all’India; di fatto, lo stop ai fertilizzanti russi da parte dell’Unione europea, non solo non ha danneggiato la Russia, ma ha messo in crisi gli agricoltori europei, dal momento che la Ue non è autonoma in materia di fertilizzanti; e anche le sanzioni sul petrolio russo, che l’Europa non importerà più a partire dal 5 Dicembre, rischia di fare un altro buco nell’acqua, perché i Paesi del Golfo non sono più allineati con gli Stati Uniti d’America e guardano a Cina e Russia.
Perché, ad esempio, il Parlamento siciliano, ovviamente di comune accordo con il Governo italiano, non promuove un incontro sul ‘caso’ Lukoil di Priolo? Il Governo di Giorgia Meloni pensa veramente di risolvere il problema nazionalizzando l’Isab di Priolo? A che cosa servirebbe proseguire nello scontro con la Russia e, quindi, con la Cina? Lo sanno i governanti romani che se chiude la raffineria dell’Isab di Priolo viene meno il 20% delle benzine italiane? Anche gli Stati Uniti d’America, oggi, sono interessati a chiudere in tempi brevi la guerra in Ucraina. O si vuole credere che le rivolte contro il lockdown piegheranno la Cina? L’Africa oggi ‘parla’ cinese. Pensare di bloccare il flusso di migranti che puntano sull’Italia, quanto meno come primo approdo, senza coinvolgere la Cina è tempo perso. Il problema è politico e va affrontato con la politica. E la Sicilia, che è al centro del Mediterraneo, può, con il proprio Parlamento, avviare un dialogo anche su questo versante. Un altro argomento politico – in questo caso interno – che il Parlamento siciliano potrebbe affrontare è la questione sanità. Negli ospedali dell’Isola mancano medici, infermieri, posti letto e in molti casi anche i condizionatori d’aria, per non parlare del caos nei Pronto Soccorso. La Commissione Sanità dell’Ars potrebbe organizzare visite in tutti gli ospedali pubblici siciliani per raccogliere le testimonianze dirette di medici e infermieri. Potrebbe essere l’occasione per avvicinare il Parlamento siciliano ai cittadini alle prese con una sanità pubblica allo sbando e per aiutare il Governo regionale ad adottare le giuste iniziative per rimettere in sesto questo settore. Vero è che mancano le risorse finanziarie, ma ci sono anche casi di evidente disorganizzazione. Anche in Agricoltura il Parlamento siciliano può fare molto. Cominciando a ricostituire la Commissione legislativa Agricoltura, che un tempo esisteva e svolgeva un ruolo centrale. Passaggio importante, perché in questi anni all’assessorato all’Agricoltura è mancata la visione d’insieme. Se in Sicilia si vuole veramente rilanciare l’agricoltura – settore che è sempre più centrale e strategico in un mondo dove imperversano i cambiamenti climatici – serve una Commissione Agricoltura dove operino i parlamentari di tutt’e nove le province dell’Isola per aiutare l’azione del Governo. Nel 1996 l’allora presidente dell’Ars, Nicola Cristaldi, con lungimiranza, diede vita alla Fondazione Federico II quale braccio operativo del Parlamento siciliano in materia di attività culturali e diede vita a un mensile – Euromediterraneo – lasciando alla direzione ampia libertà. Il mensile pubblicò inchieste molto belle, dando lustro al Parlamento dell’Isola. Insomma, le cose che si possono fare sono tante, ci auguriamo una svolta politica e culturale del Parlamento nell’interesse della Sicilia
Foto tratta da www.ars.sicilia.it