Va in queste ore una polemica un po’ surreale sulla sanatoria edilizia del 2018 nell’isola di Ischia voluta dal governo di Giuseppe Conte, all’epoca sostenuto da grillini e leghisti. La frana che ha colpito Ischia sarebbero anche il frutto dell’abusivismo edilizio. Che l’abusivismo edilizio sia un grave problema non ci sono dubbi, ma ascrivere le responsabilità di quanto avvenuto a Procida per una sanatoria che riguarda case che risalgono in alcuni casi agli anni ’80 del secolo passato ci sembra una speculazione politica. Ad Ischia, isola di poco meno di 63 mila abitanti, l’abusivismo edilizio imperversa da oltre 40 anni. E’ stato calcolato che, su circa 60 mila abitazioni, quasi 13 mila sono abusive. E’ così da anni ed è così in tante aree della Campania. Leggiamo in un articolo di THE VISION: “La Campania è la patria dell’abusivismo in Italia, con il 50,6% degli immobili fuorilegge. Il fenomeno è visibile in modo più evidente che mai sulle pendici del vulcano (leggere Vesuvio ndr), in quella che è definita la zona rossa. Come spiega Legambiente, sono 27mila gli abusi edilizi penalmente rilevanti in quest’area, che comprende 25 comuni e l’area orientale della città di Napoli. Per tutti questi casi sono stati avviati dei procedimenti, ma sono solo 192 le sentenze passate in giudicato e 55 le demolizioni realizzate. Questo riflette un altro dato regionale: in Campania il 97% delle esecuzioni di demolizione non vengono eseguiti” (qui per esteso l’articolo). In uno scenario del genere sollevare polemiche sull’abusivismo nell’isola di Ischia, collegandolo solo alla sanatoria del 2018 è un po’ pretestuoso.
L’abusivismo edilizio è un problema, soprattutto se le case sono state realizzate in aree fragili, caratterizzate da dissesto idrogeologico. Va detto, però, che certe forme di abusivismo edilizio esistono da quarant’anni. Le domande da porre sono almeno. Prima domanda: perché da una decina di anni a questa parte, quando piove, si registrano allagamenti? Seconda domanda: da cosa dipendono le piogge sempre più intense e sempre più violente che provocano alluvioni nei centri abitati e nelle campagne e talvolta, danni alle persone e alle cose? Provando a rispondere a queste due domande vengono fuori due condizioni oggettive. Prima condizione oggettiva: c’è un problema che dipende dall’uomo, ovvero dalle carenti manutenzioni: questo spiega perché anche piogge i media entità provocano danni. La carenza di manutenzioni è il frutto delle politiche economiche del rigore adottate da una ottusa Unione europea che, peraltro, impone all’Italia, da oltre un ventennio il cosiddetto Avanzo primario. Poi c’è la seconda condizione oggettiva, la più pericolosa: sono in corso cambiamenti climatici che producono condizioni meteorologiche sempre più estreme: siccità, anche prolungata e precipitazioni sempre più violente. Così buona parte dell’Italia – e non soltanto Ischia – sono a rischio con un futuro che non annuncia nulla di buono. La politica italiana, invece di fare sciacallaggio, dovrebbe cercare di correre ai ripari. Chi oggi specula politicamente sui fatti di Ischia dovrebbe ricordare che lo scorso anno, nella notte tra il 14 e il 15 Luglio, una terribile alluvione ha colpito la Germania Occidentale, il Belgio, i Paesi Bassi e parte del Lussemburgo, provocando oltre 200 morti. La violenza delle piogge ha fatto crollare tante abitazioni (qui trovare un articolo di METEORED ITALIA con i video di quei giorni tremendi).
I Nuovi Vespri, già da qualche anno, cerca senza successo di sensibilizzare l’attenzione della politica siciliana sui possibili disastri che potrebbero verificarsi nella nostra Isola in presenza di un evento estremo come quello che ha colpito l’Europa centrale lo scorso anno. Nella nostra Isola le aree fragili sono tante, così come sono tanti i corsi d’acqua che potrebbero straripare provocando danni anche nei centri abitati, oltre che nelle campagne. Citiamo spesso l’area di Mondello e Partanna Mondello a Palermo, dove con piogge di media intensità si registrano grandi disagi. Ebbene, la politica cittadina attuale, invece di mettere in campo azioni di prevenzione lavora per portare a Mondello le linee di Tram: altro cemento in una zona ultra-cementificata realizzata in un’area paludosa! Ecco cosa ci diceva qualche anno fa l’ecologo Silvano Riggio a proposito dei cambiamenti climatici e dei possibili effetti su Palermo: “L’ho detto e lo ripeto: il clima è cambiato. E non è vero che la scienza non ha previsto quello che sta succedendo. L’effetto serra è stato ipotizzato nei primi del secolo passato da Svante August Arrhenius… Penso a quello che è successo in Siria. Anche se si parla della Siria solo per la guerra, va detto che in questo Paese ci sono state vere e proprie carestie dovute alla desertificazione. Milioni di persone hanno abbandonato le zone agricole colpite dalla siccità per riversarsi nelle città. In Sicilia il fenomeno è già in atto. Ma a Palermo si continuano a tagliare gli alberi per fare posto agli appalti milionari del Tram, si continua a ‘cementificare’ il territorio a colpi di varianti urbanistiche. Si pensa solo agli affari e ai soldi. Vuole sapere veramente cosa penso? Che si va verso la catastrofe” (qui per esteso il nostro articolo). Invece di polemizzare a vanvera i politici italiani dovrebbero cercare di mettere in campo le azioni di prevenzione nel territorio per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici in corso. Il discorso vale anche per l’Unione europea. In Sicilia, nel Novembre dello scorso anno, abbiamo lanciato la proposta di assumere almeno 30 mila operai forestali a tempo indeterminato per assicurare alla nostra Isola un servizio H24: per prevenire gli incendi boschivi in Estate e per la manutenzione delle aree fragili, per provare a mitigare gli effetti di possibili alluvioni. Ma la politica siciliana non sembra interessata a tali temi, a parte qualche eccezione. Proprio ieri abbiamo pubblicato un articolo in cui il segretario generale del Sifus Confali, Maurizio Grosso, prova a illustrare ai politici che bisogna cambiare registro ed occuparsi seriamente della manutenzione del territorio.
Foto tratta da Il Riformista